Idrogeno: Crescono le Opportunità di Cooperazione tra Italia e Brasile

Idrogeno: Crescono le Opportunità di Cooperazione tra Italia e Brasile

11 Luglio 2023 Categoria: Focus Paese

La cooperazione Brasile-Italia può contribuire allo sviluppo del promettente mercato dell’idrogeno, favorendo la decarbonizzazione dell’economia, il raggiungimento delle mete del cambiamento climatico e la competitività di entrambi i paesi.

Il mercato dell’idrogeno in America Latina sta vivendo un periodo particolarmente felice. Il Brasile, in particolare, ha tutte le caratteristiche che lo pongono in una posizione privilegiata per essere inserito in modo competitivo nella catena del valore dell’idrogeno sostenibile.

Sul versante dell’offerta, il paese dispone di una varietà di risorse rinnovabili (eolico, solare, etanolo ed energia idraulica) per la produzione di idrogeno mediante elettrolisi e reforming a vapore del gas naturale, e entrambe le vie possono essere utilizzate per stimolare il suo sviluppo industriale. Sul versante della domanda, la posizione geografica e la dimensione continentale del Brasile amplificano le possibilità sia nel mercato interno – nella catena industriale ed in quella dei trasporti - sia nel mercato estero, soprattutto attraverso le esportazioni verso l’Europa.

Il paese verde-oro dispone di abbondanti risorse fossili e biomasse di scarto che, insieme al CCUS (cattura, utilizzo e stoccaggio del carbonio), possono essere utilizzate per produrre idrogeno a basse emissioni di carbonio e, nel caso delle biomasse, eventualmente con emissioni di carbonio negative. Un’altra via già identificata, ma ancora inesplorata, che potrebbe rappresentare una quota significativa della catena dell’idrogeno in futuro, è l’estrazione di idrogeno naturale in Brasile.

Grazie al suo potenziale di energia rinnovabile (oltre 1,3 milioni di MW di energia solare e eolica), alla struttura istituzionale e normativa consolidata, ai processi di offerta competitivi e all’estensione nazionale del sistema elettrico, il Brasile ha il potenziale per produrre idrogeno utilizzando energie rinnovabili a uno dei costi normalizzati più bassi, intorno a 1,5-3,37 dollari per chilogrammo di idrogeno.

La produzione di idrogeno, da un lato, porterà benefici socioeconomici (ad esempio, creazione di posti di lavoro, attrazione di investimenti, promozione di innovazione e tecnologia, ecc.), benefici ambientali (ad esempio, riduzione delle emissioni di gas serra nei settori industriali ad alta intensità di emissioni, consolidamento di soluzioni tecnologiche che contribuiscono alla transizione energetica, come l’espansione dei trasporti ad idrogeno) e, dall’altro, può trasformare il Brasile in un attore strategico nel mercato mondiale. Il Paese sta già mostrando importanti movimenti di mercato con investimenti pianificati su scala miliardaria in centri industriali, situati ad esempio in porti come Pecém, Açu, Suape, e in aree industriali come la fabbrica UNIGEL a Camaçari.

Un partner strategico per questo mercato nascente è l‘Europa, dal  momento che il Green Deal europeo indica l’idrogeno come uno dei pilastri energetici per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione dell’economia entro il 2030 e a raggiungere la “neutralità climatica” nel 2050. In particolare, nella prima fase dell’attuazione della strategia dell’idrogeno (2020-2024), l’obiettivo strategico è installare almeno 6 GW di elettrolizzatori di idrogeno rinnovabile nell’Unione Europea (UE) e produrre fino a 1 milione di tonnellate di idrogeno rinnovabile per decarbonizzare la produzione di idrogeno esistente. Nella seconda fase, dal 2025 al 2030, l’idrogeno deve diventare parte integrante di un sistema energetico integrato, con l’obiettivo strategico di installare almeno 40 GW di elettrolizzatori di idrogeno rinnovabile entro il 2030 e produrre fino a 10 milioni di tonnellate di idrogeno rinnovabile nell’UE. In una terza fase, a partire dal 2030 fino al 2050, le tecnologie dell’idrogeno rinnovabile devono raggiungere la maturità e essere implementate su larga scala per raggiungere tutti i settori difficili da decarbonizzare, in cui soluzioni alternative potrebbero non essere fattibili o avere costi più elevati.

Con l’avvento del conflitto tra Russia e Ucraina, l’Europa ha deciso di allontanarsi dalla dipendenza dai combustibili fossili russi, adottando diverse azioni per promuovere la sicurezza energetica, come descritto nell’iniziativa chiamata “RepowerEU”. In questo contesto, l’idrogeno ha acquisito un ruolo più strategico e l’Europa ha deciso di raddoppiare l’ambizione per l’idrogeno da 10 milioni di tonnellate a 20 milioni di tonnellate entro il 2030, metà dalla produzione interna e metà dalle importazioni da paesi esteri.

In termini industriali ed economici, questa strategia prevede, almeno nella prima fase, l’inserimento dell’idrogeno attraverso gli ecosistemi industriali delle “Hydrogen Valleys” all’interno di un quadro di specializzazione intelligente. Tali sistemi industriali decentralizzano il modo di produrre, trasformare, trasportare e utilizzare l’idrogeno, rafforzando i cluster locali dell’idrogeno e contribuendo alla penetrazione del mercato dell’idrogeno. Le seconda e terza fase prevedono l’industrializzazione e la diffusione su larga scala delle tecnologie dell’idrogeno e lo sviluppo del mercato globale dell’idrogeno.

In Italia, il governo prevede l’applicazione dell’idrogeno nel settore dei trasporti per il prossimo decennio, in particolare nel trasporto merci (ad esempio camion a lungo raggio), nelle ferrovie e nell’industria, con particolare riferimento ai settori in cui l’idrogeno è già utilizzato come materia prima, ad esempio nel settore chimico e nella raffinazione del petrolio. Inoltre, la miscelazione dell’idrogeno nella rete del gas può essere usata per anticipare e stimolare la crescita del mercato dell’idrogeno. Gli ecosistemi delle “Hydrogen Valleys”, che includono sia la produzione che il consumo di idrogeno, potrebbero essere anche strategici per la diffusione dell’idrogeno entro il 2030, portando a una possibile applicazione dell’idrogeno in altri settori. Infine, sono previsti anche alcuni progetti pilota su piccola scala in altri settori, ad esempio il trasporto pubblico locale, il biometano o l’industria siderurgica.

Per quanto riguarda gli investimenti, secondo il MIMIT, per avviare l’economia dell’idrogeno a basse emissioni in Italia e raggiungere l’obiettivo di penetrazione dell’idrogeno nel consumo finale di energia (2%), sono necessari fino a 10 miliardi di euro di investimenti tra il 2020 e il 2030 (a cui devono essere aggiunti gli investimenti per la diffusione delle energie rinnovabili). Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza italiano prevede il sostegno finanziario dei progetti sull’idrogeno lungo tutta la catena del valore per un valore totale di 3,64 miliardi da implementare entro il 2026.

La cooperazione internazionale tra Brasile e Europa, in particolare con l’Italia, nel settore dell’idrogeno, attraverso la reciproca promozione degli investimenti e della crescita industriale e tecnologica può essere una partnership strategica per plasmare un mercato prominente e innovativo al fine di contribuire al raggiungimento degli obiettivi sul cambiamento climatico e mantenere la competitività dei paesi nel tempo con azioni concrete per la transizione energetica.

Fonte: a cura della Redazione di Exportiamo, redazione@exportiamo.it

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