Moda Uomo: l’Export Supera i Livelli Pre-Covid e Cresce del 24,8% nel 2022

Moda Uomo: l’Export Supera i Livelli Pre-Covid e Cresce del 24,8% nel 2022

05 Luglio 2023 Categoria: Moda & Accessori

L’export del menswear italiano sembra aver definitivamente archiviato il periodo di crisi pandemica mostrando segnali positivi di crescita sia per l’anno passato che per l’anno in corso.

La moda maschile italiana (aggregato che comprende l’abbigliamento in tessuto, la maglieria esterna, la camiceria, le cravatte e l’abbigliamento in pelle) archivia il 2022 in area positiva: il fatturato, grazie a una crescita pari al +20,3% rispetto al 2021, raggiunge gli 11,3 miliardi di euro. Il comparto ha così superato i livelli pre-Covid: il turnover del 2019 era pari, infatti, a 10,1 miliardi.

L’export ha mantenuto il suo ruolo di primo piano per la moda maschile italiana, concorrendo al 73,2% del fatturato. Su base annua le esportazioni di settore fanno registrare una variazione del +24,8%, sfiorando gli 8,3 miliardi di euro. Nel confronto con i livelli pre-pandemici, le esportazioni risultano superiori del +17,9% (vale a dire di quasi 1,3 miliardi).

È quanto emerge dall’ultima elaborazione dati a cura del Centro Studi Confindustria Moda realizzata in occasione dell’ultima edizione di Pitti Immagine Uomo lo scorso mese.

Con riferimento agli sbocchi commerciali, sia le aree UE sia quelle extra-UE si sono rivelate favorevoli per il comparto, crescendo rispettivamente del +25,6% e del +24,0%. Il mercato UE copre il 45,4% dell’export totale di settore, mentre l’extra-UE risulta il maggior “acquirente”, assorbendo il 54,6%.

La prima destinazione del menswear made in Italy è risultata la Svizzera, in aumento del +14,1%, confermandosi così strategico hub logistico-commerciale per le principali griffe internazionali del lusso; assorbe del resto l’11,2% del totale settoriale. Seguono Francia, a quota 11,1%, e Germania, a quota 10,9%, interessate entrambe da dinamiche positive, rispettivamente pari al +29,8% e al +21,9%. Al quarto posto troviamo gli Stati Uniti, in virtù di un aumento molto sostenuto, ovvero pari al +68,6%, per un totale di 858 milioni di euro (9,6% sul totale). La Cina, in crescita del +8,6%, raggiunge i 568 milioni di euro (6,4% sul totale); di contro, Hong Kong, in undicesima posizione, mostra una flessione dell’export italiano di comparto nella misura del -3,6%. Il Regno Unito, in sesta posizione, fa registrare un incremento su buoni tassi, ovvero +12,2%; seguono Spagna, Corea del Sud e Paesi Bassi che sperimentano vivaci variazioni, pari rispettivamente al +25,1%, +40,7% e +37,5%. Troviamo poi il Giappone, che registra un +8,7% assicurandosi il 3,2% delle esportazioni di comparto. Seguono tre destinazioni - con un’incidenza compresa tra il 2,1% e l’1,7% del totale di settore - che evidenziano anch’esse una crescita a doppia cifra delle esportazioni italiane di moda uomo: si tratta di Polonia (in aumento del +42,5%), Austria (+32,6%) e Belgio (+14,2%). Tra i primi 15 “clienti” della moda maschile, oltre ad Hong Kong, solo la Russia è rimasta colpita da una flessione delle vendite: ha accusato un calo pari al -15,5%, coprendo così l’1,5% del totale.

Al di là del rimbalzo sul 2021, come visto molto sostenuto per quasi tutte le principali destinazioni, è opportuno però rapportarsi con condizioni più normali di mercato, ovvero con i livelli pre-pandemici. I primi cinque mercati hanno ampiamente superato i livelli del 2019: la Svizzera del +21,8%, la Francia del +38,4%, la Germania del +33,5% e gli Stati Uniti del +34,7%; la Cina presenta una variazione addirittura del +63,0% sul 2019, che si traduce in quasi 220 milioni in più rispetto ad allora. Un’eccedenza del +85,6% si rileva anche per le vendite in Corea del Sud. Al contrario, Regno Unito e Giappone, nonostante i buoni risultati del 2022, restano inferiori rispettivamente del -40,0% e del -11,2% a confronto con i livelli del 2019: tali variazioni corrispondono in valore assoluto a -337 milioni di euro circa per il Regno Unito e a quasi -37 milioni per il Giappone. Analoga preoccupazione desta il mercato di Hong Kong: il calo del 2022, che fa seguito a quello del 2021, vede le esportazioni italiane inferiori del -34,5% rispetto a quelle del 2019 (circa 124 milioni in meno); similmente la Russia presenta una differenza del -25,1% (quasi 44 milioni).

Guardando al dato export non più per Paese ma per merceologia, si assiste a ottime performance di tutti i prodotti, che registrano dinamiche positive double-digit. Nel dettaglio, la camiceria presenta un aumento del +41,3%; seguono le cravatte con un +32,7%; poi l’abbigliamento confezionato e la maglieria, che palesano rispettivamente un +26,0% e un +21,6%. Troviamo infine l’abbigliamento in pelle, in crescita del +15,2%.

Ai buoni risultati archiviati nel 2022, fa seguito un primo bimestre del 2023 che evidenzia una prosecuzione del trend positivo nelle vendite estere della moda maschile italiana.

Sulla base degli ultimi dati ISTAT recentemente diffusi, il periodo gennaio-febbraio vede infatti un export settoriale in aumento del +21,1%, per un totale di circa 1,6 miliardi di euro.

Con riferimento agli sbocchi commerciali si sottolinea come sia le aree UE sia quelle extra-UE si siano mantenute favorevoli per il comparto, crescendo rispettivamente del +23,7% e del +18,9% nel periodo monitorato. Il mercato UE copre il 47,6% dell’export totale di settore, mentre l’extra-UE risulta il maggior “acquirente” assorbendo il 52,4%. Nel periodo in esame la prima destinazione del menswear made in Italy non è più la Svizzera, scesa in terza posizione, sebbene presenti una variazione positiva del +11,1%, bensì la Francia, che mette a segno una forte crescita, pari al +31,4%; tale mercato supera anche la Germania, che presenta un aumento del +19,2%. Al quarto e settimo posto troviamo USA e Cina, che tuttavia segnano un andamento dicotomico: mentre l’export di menswear verso gli Stati Uniti è cresciuto su tassi sostenuti, ovvero del +35,5%, quello diretto in Cina cede il -9,9%; al contrario, Hong Kong chiude il bimestre con una variazione positiva del +12,7%. Tornando nel Vecchio Continente, sia Spagna sia Regno Unito risultano interessati da dinamiche favorevoli: la prima segna un incremento del +29,5%, il secondo del +12,0%. Seguono, in ottava posizione, le vendite di moda uomo dirette in Corea del Sud, che crescono nella misura del +48,5%; poi quelle nei Paesi Bassi, con un +18,0%, nonché quelle in Giappone, che registrano un +25,9%. Con quote inferiori al 2,1% sul totale export troviamo Belgio (+13,0%), Polonia (+30,5%), Austria (+23,2%) e da ultima la Russia, che nonostante il perdurare del conflitto con l’Ucraina presenta un recupero del +2,6%.

Guardando al dato export per prodotto si rileva l’ottima performance delle cravatte, in aumento del +38,5% rispetto al primo bimestre del 2022, nonché di camiceria (+33,8%), di abbigliamento esterno (+23,3%) e maglieria (+15,5%). Invertono il trend del 2022, tornando ad essere interessate da una dinamica negativa, le esportazioni di abbigliamento in pelle, che cedono ben il -26,0%.

Fonte: a cura della Redazione di Exportiamo, redazione@exportiamo.it

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