Expatriamo in Australia: come fare business nella terra dei canguri

Expatriamo in Australia: come fare business nella terra dei canguri

09 Maggio 2017 Categoria: Expatriamo Paese:  Australia

L’Australia rappresenta un mercato di sicuro interesse per le imprese Made in Italy ma non sempre è semplice scegliere la strada più conveniente per fare business con Canberra. In questo articolo proveremo a spiegare quali sono le diverse opzioni a disposizione di un’impresa: dal “semplice” export fino al trasferimento e all’avviamento di un’attività in loco.

C’è una particolare attenzione al mercato australiano da parte dell’imprenditoria italiana, grazie alla costante crescita economica e al clima politico stabile del Paese, ma soprattutto per via della vicinanza dell’Oceania con l’Asia e per gli accordi economici vigenti nell’area del Pacifico.

D’altra parte l’interesse è reciproco come sottolineato da Jo Tarnawsky, Incaricata d’Affari presso l’Ambasciata d’Australia, in un’intervista rilasciataci lo scorso anno: “La qualità del Made in Italy parla da sé ed in Australia trova un mercato particolarmente accogliente per la significativa presenza italiana nella comunità australiana”.

Tuttavia bisogna sapere che, sebbene il governo australiano accolga favorevolmente gli investimenti esteri, esso ha stabilito dei requisiti molto specifici che tendono a selezionare il tipo di investitori desiderati che abbiano maggior probabilità di incidere positivamente sull’economia australiana.

Il sistema è molto complesso e si consiglia di informarsi nel dettaglio prima di intraprendere il proprio progetto di business, in modo da scegliere il visto giusto ed informarsi su fattibilità e costi.

Di seguito, illustriamo alcune possibili opzioni:

Imprenditori che vogliono avviare un’attività e trasferirsi con la propria famiglia in Australia

Il visto in questione, in questo caso, è il Business Innovation and Investment 188 che si struttura in tre categorie principali che prevedono rispettivamente l’apertura di un’attività commerciale, l’investimento in titoli australiani o l’attuazione di un’idea innovativa tramite un investitore australiano.

Il visto 188 è un visto temporaneo che, a seguito dell’investimento portato a termine, può portare a residenza permanente il richiedente e i suoi famigliari, tramite un secondo visto 888. Quasi tutte le opzioni vogliono generalmente imprenditori di successo con alti fatturati, generalmente al di sotto dei 55 anni, limite che può essere riconsiderato laddove il beneficio apportato con il tipo di investimento sia considerato notevole o dove si investano cifre molto importanti e quindi l’età non è più un requisito.

Per avviare un’attività si richiede un minimo di 800.000 AUD, i quali devono essere trasferiti in Australia entro due anni e in parte o tutti investiti nell’attività pianificata. Questa deve essere di interesse e approvata dal governo dello Stato in cui si vuole stabilire, prima di fare la richiesta vera e propria del visto. Generalmente, è preferito quel tipo di imprenditoria che porta innovazione e nuove tecnologie, crea posti di lavoro, diminuisce la necessità di importare certi prodotti in Australia o facilita l’esportazione dall’Australia. Ogni Stato ha poi preferenze di settore da valutare a seconda del momento. Requisito essenziale per l’approvazione è il raggiungimento di 65 punti che vengono dati tramite diversi parametri, tra i quali l’età, le qualifiche, il livello di inglese, l’ammontare investito, etc..

Nel caso invece di una richiesta di visto tramite opzione investimento in titoli si richiede un trasferimento minimo di 2.250.000 AUD, di cui 1.500.000 AUD vanno investiti in titoli per quattro anni. Anche in questo caso bisogna raggiungere 65 punti, che vengono assegnati anche a seconda della storia di investimenti del candidato. Bisogna inoltre ottenere l’approvazione dello Stato in cui si andrà ad investire, il quale può anche chiedere delle cifre superiori a quelle standard previste. Tutto diventa più semplice, invece, quando si possono investire almeno cinque milioni di dollari australiani perché in quel caso decadono sia il limite di età sia la questione punteggio.

Infine, l’ultima opzione interna al visto è quella dell’imprenditore con un’idea innovativa per la commercializzazione di un prodotto o di un servizio in Australia e che trova un partner australiano governativo, per esempio un istituto di ricerca, il quale deve partecipare con un investimento minimo di 200.000 AUD. Sono escluse attività di tipo immobiliare, di lavoro interinale o l’acquisto di aziende già esistenti o franchising.

Imprenditori che vogliono aprire una succursale della propria azienda o che vogliono esportare in Australia senza trasferirsi

In questo caso parliamo di aprire un ufficio di rappresentanza oppure una vera e propria compagnia legalmente registrata e operante in Australia. In genere, si manda un proprio manager in loco per iniziare le operazioni di avviamento dell’attività. Il visto adatto in questo caso è il Temporary Work Skilled 457, che dà la possibilità al manager di rimanere in Australia per un massimo di due o quattro anni, a seconda del ruolo contrattuale. Il visto 457 ha due liste di occupazioni di riferimento, che individuano i possibili ruoli idonei, per cui il lavoratore dovrà poi dimostrare di avere le qualifiche, l’esperienza lavorativa e il livello di conoscenza di inglese necessari per l’approvazione del visto.

Anche l’azienda, cosiddetta sponsor, deve rispettare certi requisiti fra cui: essere legalmente registrata e pagare uno stipendio in linea con il mercato australiano. Se l’azienda sponsor è registrata in Australia, deve anche dimostrare di contribuire alla formazione dei propri impiegati locali con delle modalità e delle cifre stabilite dal governo australiano.

Il 457 è un visto in continuo movimento in quanto essendo parte di un programma di immigrazione per lavoro temporaneo viene modificato frequentemente dal governo per far sì che rispecchi le correnti esigenze economiche del Paese. E’ notizia recente che il governo australiano abolirà il 457 e lo sostituirà con un altro tipo di visto con dei requisiti diversi, a marzo 2018. Bisognerà quindi riaggiornarsi con le nuove leggi tra un anno.

Aziende che vogliono mandare i propri esperti a lavorare in Australia

E’ il visto che ben si adatta al caso di aziende che si impegnano in Australia in progetti temporanei, ad esempio nelle vincite di appalti, oppure dove è necessario inviare i propri tecnici specializzati, come nel caso di compagnie che esportano macchinari e hanno bisogno di mandare i propri tecnici per l’installazione o per riparazioni.

In caso di appalti, è comune la presenza di aziende estere nei progetti di creazione di infrastrutture, dove è necessaria la presenza di ingegneri, geologi o altre professioni di rilievo. In genere si parla di progetti che si protraggono per qualche anno, per cui si ritiene appropriato richiedere il visto 457 già nominato, con modalità molto simili a quelle già illustrate sopra.

Laddove invece la presenza del tecnico specializzato è richiesta per pochi giorni o al massimo per qualche settimana, esiste un visto più immediato e meno complesso che è il Temporary Work Short Stay Specialist 400. Questo visto viene in genere rilasciato in tempi relativamente brevi e non ha specifici requisiti di lingua o di occupazione, purchè sia evidente che il lavoratore sia specializzato nel settore di impiego.

In conclusione è quindi naturale che le istituzioni australiane (Jo Tarnawski, ndr) vogliano “incoraggiare gli imprenditori italiani a spingersi oltre l’iniziale domanda di esportazioni e prendere in considerazione le numerose ragioni per investire in Australia” ma, come sempre, è bene informarsi con attenzione sulle procedure da seguire, consapevoli sì delle opportunità da cogliere, ma senza lasciarsi trascinare da facili entusiasmi.

Fonte: a cura di Exportiamo, di Emanuela Canini, redazione@exportiamo.it

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