Ungheria, a Budapest c’è voglia di Italia

Ungheria, a Budapest c’è voglia di Italia

29 Maggio 2017 Categoria: Focus Paese Paese:  Ungheria

L’Ungheria sta ottenendo dei risultati economici che sorprendono (e che a tratti imbarazzano) i più importanti Paesi europei soprattutto perché il premier Orbán non perde occasione per dimostrare la sua avversione nei confronti di alcuni valori fondamentali dell’Unione. Budapest rimane tuttavia un mercato di sbocco interessante per i nostri prodotti e per le nostre imprese.

Gli ultimi dati sul PIL, diffusi dall’Hungarian Central Statistical Office (KSH) e relativi al primo trimestre del 2017, sorridono a Bupadest: l’aumento della ricchezza (calcolato rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente) oltre ad essere consistente, +4,1%, è infatti il più elevato da 11 anni a questa parte.

A contribuire alla crescita è stato soprattutto il settore dei servizi market-based e le prospettive per il Paese guidato dal controverso Viktor Orbán sembrano essere tornate rosee dopo un triennio in cui l’incremento del PIL è passato dal 3,7% del 2014 al 2,9% del 2015 per poi attestarsi al 2% nel corso dello scorso anno.

A testimonianza di ciò lo scorso aprile, infatti, sono state riviste al rialzo – dal 3 al 3,2% – le previsioni di crescita del PIL ungherese per l’anno in corso.

Tuttavia i rapporti fra UE ed il governo del Paese non sono esattamente idilliaci per la profonda diversità di vedute su una molteplicità di temi: dall’economia all’immigrazione passando per la stessa concezione di democrazia.

Orbán in effetti porta avanti un nazionalismo autoritario che rifiuta nettamente le istituzioni delle moderne democrazie liberali e che guarda con ammirazione al modello sovietico: “Siamo convinti che tagliare fuori la Russia dall’Europa non sia razionale. Chiunque pensi che l’Europa può essere competitiva senza la collaborazione economica della Russia è un illuso”.

Il dato più clamoroso è che, almeno a livello puramente economico, le politiche promosse da leader di Fidesz non hanno prodotto sconquassi nel bilancio pubblico ed al contrario sono riuscite in molti casi a migliorare le condizioni di vita media dei cittadini ungheresi.

L’Ungheria in effetti può oggi vantare degli indicatori economici stabili con un debito pubblico in calo (intorno al 70% del PIL) ed un tasso di disoccupazione sorprendentemente basso (6,6%) anche se l’economia sembra ancora troppo dipendente dalle esportazioni (producono oltre il 90% della ricchezza complessiva del Paese) e dagli IDE, oggi superiori agli 80 miliardi di dollari.

Molte imprese straniere scelgono Budapest per delocalizzare le loro attività per una serie di ragioni fra cui spiccano basso costo del lavoro e buona qualità della manodopera.

Inoltre il 2017 rappresenta un anno importante nel quale si stanno dispiegando alcune novità sia a livello di retribuzioni (con aumenti diffusi) sia a livello fiscale. A giudicare dalla numerose misure a sostegno del reddito (più soldi alle famiglie con figli; aumento del 6% per le pensioni di anzianità; aumento degli stipendi minimi per lavoratori qualificati e non, ecc.) si intuisce il perché la popolazione locale abbia finora accettato di buon grado il fortissimo accentramento di potere nelle mani del governo, quasi barattando un aumento dei salari con una diminuzione delle tutele democratiche.

Per le imprese è stata abbassata la tassa societaria (flat tax del 9%), è stato ampliato l’utilizzo di casse elettroniche collegate direttamente all’autorità fiscale ed è stata abbassata dal 27% al 5% l’IVA su latte, uova e pollame. Questa misura in particolare dovrebbe produrre un beneficio superiore ai 130 euro annui per una famiglia ungherese media.

Secondo l’UE comunque sono necessarie profonde riforme strutturali per sostenere la crescita e rafforzare gli investimenti nel medio periodo ed in effetti è tutta da valutare la resilienza dell’economia ungherese dinanzi ad eventuali crisi internazionali.

Made in Italy in Ungheria

Il mercato ungherese, con un bacino di 10 milioni di consumatori, apprezza i prodotti italiani da sempre percepiti dagli ungheresi come sinonimo di qualità, in particolar modo nei settori della moda, del design, della motoristica e della gastronomia. Senza dubbio la realtà più interessante per esportare le eccellenze italiane è rappresentata dalla capitale del Paese, Budapest (2 milioni di abitanti), che conserva stili di vita e consumi molto simili a quelli delle altre capitali europee.

Oggi in Ungheria si contano oltre 2.000 imprese italiane che danno lavoro a circa 30.000 persone realizzando un turnover di 4 miliardi di euro ma, nonostante ciò, esistono ulteriori prospettive di sviluppo soprattutto in campo manifatturiero.

Un ultimo aspetto positivo, da non trascurare, riguarda il diffuso affetto della popolazione locale nei confronti dei cittadini del Belpaese: gli italiani sono infatti generalmente ben visti e benvoluti in Ungheria.

E, quando c’è fiducia reciproca, sviluppare business è certamente più semplice!

Fonte: a cura di Exportiamo, di Marco Sabatini, redazione@exportiamo.it

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