Turchia, rischi ed opportunità di un Paese che ha ripreso a correre

Turchia, rischi ed opportunità di un Paese che ha ripreso a correre

15 Gennaio 2018 Categoria: Focus Paese Paese:  Turchia

Nel terzo trimestre dell’anno appena concluso la Turchia è cresciuta dell’11,1% rispetto allo stesso periodo del 2016, segnando l’aumento più rapido tra le economie del G20. Ecco cosa bisogna aspettarsi nei prossimi mesi.

La Turchia continua a crescere. C’è chi dice che ciò avvenga nonostante Erdogan e chi invece sostiene che sia proprio la politica economica messa in campo dal controverso Presidente della Turchia a fornire slancio al Paese che, nel 2017, dovrebbe crescere del 5,1% per poi “rallentare” fino ad un più modesto +3,6% nel 2018.

Quel che conta però è che, dopo un 2016 al di sotto delle aspettative, Istanbul ha ripreso a correre grazie ad una significativa espansione dei consumi interni (specialmente per ciò che riguarda i beni durevoli, il che certifica l’effetto benefico che la riduzione delle imposte su alcuni prodotti ha avuto sull’economia) e all’ottima performance dell’export, registrato, nei primi 9 mesi del 2017, in aumento del 13% rispetto all’anno precedente.

L’incremento delle vendite all’estero di prodotti Made in Turkey è stato assai agevolato dalla ripresa dell’economia del Vecchio Continente che, secondo la BCE, dovrebbe crescere del 2,4% nel 2017 e del 2,3% nel corso dell’anno appena iniziato.

Inoltre una buona spinta al rilancio turco è stata senza dubbio fornita dall’incremento del Credit Guarantee Fund, un fondo pensato dall’esecutivo locale per aiutare le PMI che hanno necessità di ottenere dei finanziamenti e che incentiva gli istituti bancari ad erogarli.

In miglioramento anche la situazione relativa agli investimenti soprattutto in macchinari ed attrezzature (+15,9%) e nel settore edile (+12%).

Ma va detto che la situazione economica del Paese non è poi così rosea come potrebbe sembrare ed in effetti permangono alcuni significativi elementi di rischio come: incremento dell’inflazione (+13% nel 2017), svalutazione della lira turca (-10% rispetto al dollaro nel 2017) e riduzione di investimenti diretti esteri (il flusso si è dimezzato negli ultimi 10 anni).

Fattori che possono finire per danneggiare (e non poco) i consumi delle famiglie e l’attività imprenditoriale dell’economia nazionale.

Oggi però l’interesse primario di Erdogan è quello di arrivare col vento in poppa alle elezioni presidenziali che si svolgeranno nel 2019, anche a costo di esporre l’economia turca a possibili shock che potrebbero produrre ripercussioni sociali non indifferenti.

Rapporti Italia-Turchia

La Turchia rappresenta oggi un partner di assoluta importanza per il Belpaese rappresentando il primo mercato di destinazione dell’export italiano in Medio Oriente e Nord Africa. Secondo SACE, inoltre, l’incremento potenziale dell’export italiano entro il 2020 è stimato in circa 3 miliardi di euro.

In Turchia oggi vendiamo specialmente prodotti della meccanica strumentale, mezzi di trasporto, prodotti chimici e capi d’abbigliamento e deteniamo quota di mercato di poco superiore al 5%, che rappresenta solo la metà di quella posseduta dalla Germania (10% circa) ma rimane superiore rispetto a quella francese (3,7%) e spagnola (2,9%).

In Turchia si riscontra inoltre la presenza di 1.100 aziende italiane attratte anche da un costo del lavoro decisamente inferiore rispetto agli standard italiani (un operaio turco lavora in media per un compenso mensile fra i 400 ed i 500 euro per 48 ore la settimana).

Infine è bene sottolineare un paio di aspetti che possono essere decisivi per chi vuole fare business in Turchia.

In primo luogo va segnalato che molte aziende turche sono a conduzione familiare e che dunque è necessario un certo lasso di tempo prima di potersi guadagnare la fiducia della controparte.

Da non dimenticare, in conclusione, che la tradizione locale impone una negoziazione piuttosto complessa e dunque è opportuno armarsi di una certa dose di pazienza prima di sedersi al tavolo delle trattative con un potenziale partner/cliente turco.

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Fonte: a cura di Exportiamo, di Marco Sabatini, redazione@exportiamo.it

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