Messico, sempre più voglia di Made in Italy nel prossimo futuro

Messico, sempre più voglia di Made in Italy nel prossimo futuro

03 Settembre 2018 Categoria: Focus Paese Paese:  Messico

Il Messico è uno dei 20 stati segnalati nel recente rapporto pubblicato da Sace “Keep Calm and Made in Italy” fra quelli più interessanti per l’export italiano nel 2018. Fra i pro offerti dal mercato latinoamericano si evidenziano una certa stabilità economico-politica, l’incremento del potere d’acquisto della middle class ed una crescente propensione dei consumatori locali a richiedere prodotti del Belpaese.

Economia

Il Messico rappresenta la seconda economia più importante dell’America Latina dopo il Cile anche perché può contare su una popolazione ampia (124,5 milioni di abitanti), giovane (età media 28 anni) e su un costo della manodopera contenuto.

Negli ultimi tre anni, tuttavia, l’economia messicana ha mostrato un trend di crescita del Pil decrescente passando dal +3,3% del 2015 al +2% del 2017 mentre per l’anno in corso il Fmi prevede una crescita che dovrebbe attestarsi intorno al 2,3%. Le performance non entusiasmanti dell’economia sono state causate da un mix di fattori come: l’assenza di politiche economiche espansive in grado di spingere i consumi interni, la delicata rinegoziazione del Nafta (che ora sembra giunta ad un punto di svolta) e l’abbassamento del prezzo del petrolio che rappresenta circa ¼ del gettito statale.

Per quanto concerne la produzione di ricchezza del Paese un ruolo fondamentale è giocato dal terziario, che rappresenta il 64% del Pil nazionale, seguito dal comparto industriale (31,6%) e dal settore agricolo che invece non raggiunge neanche il 4% ma che continua a conservare un certo rilievo per l’economia nazionale. Fra gli altri settori cardine per l’economia del Paese spiccano inoltre turismo, industria alimentare, tessile ed Oil&Gas.

Politica

A Città del Messico qualcosa potrebbe presto cambiare dal momento che a luglio scorso le elezioni presidenziali hanno decretato la vittoria di Andrés Manuel López Obrador, politico populista di sinistra anche conosciuto come Amlo. Il nuovo presidente si insedierà ufficialmente il primo dicembre 2018 succedendo ad Enrique Peña Nieto, presidente in carica dal dicembre 2012, accusato di aver promosso politiche economiche troppo austere oltre ad aver fatto uso di metodi autoritari in più di un’occasione. Le principali linee guida dell’azione politica di Amlo dovrebbero essere una dura lotta alla corruzione ed un forte impegno per la riduzione delle diseguaglianze dal momento che i cittadini messicani che ancora vivono sotto la soglia di povertà sono ancora il 46,2% della popolazione (dati Cia).

Inoltre il presidente in pectore mira a “stabilire una democrazia autentica, senza costruire una dittatura né aperta, né coperta”. Secondo Obrador “i cambiamenti saranno profondi, ma avverranno nel rispetto dell’ordine legale stabilito. Ci sarà libertà di impresa, di espressione, di associazione e di religione. Si garantiranno tutte le libertà individuali e sociali, così come i diritti civili e politici consacrati nella nostra costituzione”.

Pur non essendosi ancora formalmente insediato il neo presidente ha tuttavia già ottenuto un primo importante traguardo essendo riuscito a siglare un accordo commerciale preliminare con Washington – che dovrà ora essere ratificato dai parlamenti nazionali – come annunciato da Trump lo scorso 27 agosto. Tale accordo di fatto manda in soffitta il Nafta ed incide specialmente sul settore automotive attraverso:

- l’innalzamento dal 62,5 al 75% della percentuale dei componenti di un’auto che dovrà essere obbligatoriamente di origine nordamericana per non essere sottoposta a dazi;
- l’obbligo di pagare almeno 16 euro l’ora il 40-45% dei lavoratori impegnati nella produzione di auto statunitensi;
- l’obbligo che le componenti in acciaio ed in alluminio delle auto siano totalmente di origine nordamericana.

L’accordo intende poi incentivare la produzione in Nord America anche per quel che riguarda altri settori industriali, vietare l’imposizione di dazi per prodotti digitali come e-books, video, musica, software e videogiochi e stabilire la non imposizione di tariffe su prodotti agricoli ed il divieto d’utilizzo di sussidi all’export.

Infine va detto che l’intesa, che al momento esclude il Canada, avrà una durata di 16 anni e potrà essere rivista ogni sei anni.

Opportunità per il Made in Italy

Quello messicano oggi rappresenta il 29esimo mercato di destinazione delle esportazioni italiane con un interscambio commerciale che nel 2017 si è attestato intorno ai 5,2 miliardi di euro, con un saldo fortemente positivo a favore del Belpaese che lo scorso anno ha venduto in Messico prodotti per circa 4,3 miliardi di euro, dato in aumento del 15,1% rispetto al 2016.

Fra i prodotti italiani maggiormente richiesti in Messico spiccano quelli della meccanica, del comparto automotive ed alcuni beni di consumo. Secondo Sace esistono delle ottime prospettive anche per i prossimi anni soprattutto per quel che riguarda beni d’investimento e beni intermedi, molto richiesti dall’industria locale.

Per il periodo 2018-2021 la crescita dell’export del Belpaese dovrebbe attestarsi intorno al 7,1% con trend molto interessanti per quel che riguarda i beni di consumo Made in Italy (su tutti arredamento, abbigliamento e tessile) dovuti al costante ampliamento della fascia di popolazione a reddito medio-alto.

I dati relativi ai primi 5 mesi del 2018 evidenziano anche una crescita del settore agroalimentare italiano con l’export made in Italy che ha registrato incrementi del 23%. Un dato non sorprendente se si guarda all’andamento dell’import messicano di food&beverage italiano nell’ultimo quinquennio in cui si è registrato un aumento del 46%.

Ed in effetti l’agroalimentare è anche uno dei quattro settori segnalati da Sace fra quelli che offriranno interessanti opportunità di crescita all’export italiano da qui al 2021 (con una crescita media del 4,2%) oltre a chimica (+4,7%), apparecchi elettrici (+3,9%) e gomma e plastica (+3,5%).

In conclusione sia a causa delle dimensioni della sua economia (Pil vicino ai 2.500 miliardi di dollari) sia per via del suo ruolo di leader regionale il Messico si candida a diventare, nei prossimi anni, un attore sempre più rilevante sul palcoscenico internazionale a patto però che la crescita del Paese sia incentivata da politiche economiche sostenibili e lungimiranti.

Fonte: a cura di Exportiamo, di Marco Sabatini, redazione@exportiamo.it

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