Come di consueto il Salone del Mobile pone la città di Milano al centro del mondo dell’arredo e dell’arte realizzativa, accendendo un riflettore sulle nuove tendenze e sui trend che caratterizzeranno i prossimi anni in tema di arredamento e di design.
Anche quest’anno sarà replicata la formula che si è rivelata vincente nella scorsa edizione ossia quella delle tre categorie stilistiche: Classico, Design e xLux (il settore dedicato al lusso, rivisitato in chiave contemporanea).
Circa 2.000 gli espositori che andranno a occupare un’area espositiva superiore ai 200.000 metri quadri e che potranno esibire le loro produzioni dinanzi a oltre 300mila visitatori provenienti da più di 165 Paesi. Numeri importanti che, insieme alle migliaia di prodotti qui esposti in anteprima, confermano il profondo valore della manifestazione quale palcoscenico internazionale della creatività.
Molto interessante l’apertura del Presidente Mattarella che, in una giornata di inaugurazione affollatissima, ha voluto sottolineare con forza lo stato di salute del settore, omaggiando la produzione industriale nostrana: “Occorre far leva sulle nostre tradizionali formule vincenti. In ogni direzione. A partire da quel made in Italy/made by Italy che sa legare insieme l’esportazione dei nostri prodotti e l’affermazione nel mondo di tecnologie, materie prime, approccio ai mercati, stili di vita italiani”.
Da sottolineare poi il ruolo di primo piano giocato dalla componente export del settore del design, che ammonta a quasi il 40% del fatturato complessivo del segmento. Le parole del Presidente rappresentano quindi la corretta certificazione di quanto lo stile italiano sia ricercato e premiato dai consumatori di tutto il mondo.
L’edizione 2017 del Salone del Mobile è iniziata e proseguirà nel segno del Cross Design, una tendenza più che contemporanea che riflette sulla persona e che la posiziona al centro dell’idea di casa, ragionando sulle mutate abitudini e sulla vita sempre più multitasking che tutti noi siamo ormai abituati a vivere.
Su questa tendenza ha detto la sua anche Giulio Manzoni, architetto e designer con una grande passione per i mobili trasformabili ed ibridi: “Lo spazio ingessato, con inderogabili funzioni prestabilite, sta sempre più stretto sia fisicamente che mentalmente a tutti noi che siamo ormai abituati a lavorare e socializzare in multitasking, a divertirci cambiando con un click i mondi con cui interagiamo”.
La riflessione dell’architetto riguarda dunque il concetto stesso di spazio: “I mobili polifunzionali che progetto hanno l’obiettivo non solo di trasformarsi ma di trasformare lo spazio, perché è lo spazio il vero tesoro”.
Il Cross Design fornisce dunque una risposta al nostro mutato stile di vita, alla nostra evoluta percezione dell’ambiente a noi circostante.
Ma come si trasferisce questa tendenza sul tema del mobilio di design?
Provando a semplificare: mentre prima il mobile possedeva un’unica forma ed una esclusiva funzione intrinseca, adesso è componibile, riconfigurabile, trasformabile.
Quando si parla della funzione d’uso di un elemento d’arredo il discorso cresce ancora di significato: le luci diventano all’occorrenza ripiani, gli sgabelli mutano in tavolini, gli scaffali si trasformano in sostegni per gli anziani.
Il paradosso di questa attualissima macrotendenza è rappresentato dalla sua omogeneità geografica: mentre in passato i confini stilistici erano netti e ben definiti, ora sono labili ed inesistenti e l’arredo è ormai diventato cosmopolita a tal punto che lo stesso elemento “funziona” da New York a Pechino.
Vale poi la pena di sottolineare ancora alcune dichiarazioni di Manzoni rispetto alle nuove generazioni: “I giovani, con la loro meravigliosa spinta vitale e libertà intellettuale, sono i più adatti a cercare nuove risposte a vecchi problemi come i metri quadri insufficienti ed i costi alti”.
Dunque il Cross Design che così fortemente sta caratterizzando l’edizione corrente della Design Week è definibile non solo come tendenza al polifunzionale, componibile e trasformabile ma in senso più ampio come riflessione del designer sulla quotidianità dell’uomo, sulla vita che conduciamo, sulla nostra esigenza di interazione pratica con i nostri ambienti, ma soprattutto è definibile come valorizzazione funzionale e pratica del nostro spazio.
Fonte: a cura di Exportiamo, di Riccardo Ciabattoni, redazione@exportiamo.it
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