Nel corso del Forum organizzato a Milano da Lide personalità istituzionali ed esperti si sono confrontati sulle opportunità in Sudamerica, regione in ripresa, che offre concessioni governative, dinamismo in molteplici settori e rappresenta un mercato di 500 milioni di consumatori.

Energia rinnovabile, agroindustria, telecomunicazioni e trasporti sono oggi i settori a maggiore potenziale di sviluppo per le imprese italiane in America Latina, oltre al “tradizionale” comparto delle infrastrutture, dove l’Italia è attiva da tempo. Questo è uno degli aspetti più interessanti emersi dalla seconda edizione del Forum sugli investimenti in America Latina, tenutosi a Milano, presso la sede del Gruppo24Ore e promosso dal network LIDE Italia (network preferenziale per i business leader di medie e grandi aziende italiane con interessi in Sud America), con la collaborazione dei governi latinoamericani.

Filo conduttore della giornata - alla quale hanno partecipato esponenti istituzionali e imprenditoriali sudamericani, che si sono confrontati con personalità italiane e provenienti dal mondo del top management di aziende del nostro Paese - è stato l’attuale quadro favorevole agli investimenti esteri in America Latina. Il “continente” sudamericano è oggi una delle aree geografiche più interessanti su cui puntare a fronte dell’uscita dalla recessione di Argentina e Brasile e del progressivo incremento dei redditi pro-capite.

Anche Simest punta sul Sudamerica

L’evento a Milano si è svolto all’indomani di un incontro a Roma tra i vertici di Cassa Depositi e Prestiti (CDP) e di IDB Invest - membro dell’Inter-American Development Bank Group – nel corso del quale è diventato operativo un accordo di co–finanziamento finalizzato a individuare nuove opportunità di business per le imprese italiane in America Latina e nell’area Caraibica.

“Siamo convinti del lavoro che va fatto in America Latina dall’Italia”, ha detto Alessandra Ricci, Ceo di Simest (Gruppo CDP) presente al Forum milanese, menzionando un export italiano “in crescita verso il Sud America nel 2017, dopo la flessione del 2016, che ha raggiunto la cifra di 14 miliardi di euro, pari però ancora solo al 2% del totale delle esportazioni italiane nel mondo, mentre gli investimenti diretti di aziende italiane sono pari a 1,7 miliardi, il 9% del totale”.

“L’America Latina è vicina culturalmente all’Italia” e “può rappresentare un importante hub per l’internazionalizzazione delle nostre imprese verso gli Stati Uniti”, ha osservato Alessandra Ricci, aggiungendo che “finora Simest ha accompagnato in America Latina 120 imprese italiane e oggi ha in portafoglio 47 aziende per un totale di 127 milioni di investimenti in partecipazioni in America Latina”.

America Latina come piattaforma per l’internazionalizzazione del Made in Italy e marketplace con 500 milioni di consumatori

Con la parziale eccezione del Brasile, i mercati dell’America Latina restano ancora ampiamente da esplorare per le imprese italiane, che esportano verso gli Stati dell’area prevalentemente beni legati alla meccanica, ma le opportunità vanno ben oltre questo settore. I Paesi più promettenti per l’Italia, oltre al Paese oggi guidato dal presidente Michel Temer, succeduto lo scorso anno a Dilma Rousseff, sono, fra gli altri, Argentina, Cile, Colombia, Perù e Messico.

Al Forum ne ha parlato Luis F. Furlan, ex ministro dello Sviluppo Economico del Brasile e chairman di LIDE Internazionale, che ha evidenziato la presenza di “500 milioni di consumatori” nel continente latinoamericano che hanno “con l’Italia affinità culturali e similitudini nei consumi di cibo e abbigliamento”. Per attrarre gli investimenti di imprese private estere nei settori economici chiave, alcuni Paesi dell’America Latina hanno oggi introdotto regole più chiare e sono aumentate le opportunità di partenariati pubblico-privato (PPP), che possono, ad esempio, potenziare gli investimenti infrastrutturali.

Oggi sono 17 i Paesi della regione ad avere unità di PPP pienamente funzionali. A sottolineare i molteplici strumenti finanziari messi attualmente a disposizione da istituti di credito e governi dell’area, è stato anche James Scriven, Ceo dell’Inter American Investment Corporation (ICC-IDB), che ha menzionato, le concessioni governative offerte, ad esempio, nel settore delle rinnovabili, che rappresenta “il 50% dell’energia prodotta in Sud America”, dove “abbiamo una grande esperienza”. Agevolazioni fiscali sono proposte anche nel comparto delle infrastrutture, ha evidenziato ancora Scriven, che, tra le aree ad alta reddittività per le aziende estere, e quindi anche italiane, ha citato l’agroindustria, precisando che “l’America Latina, oltre ad essere vista come il granaio del mondo, oggi può essere anche come il supermercato del mondo”. Altro settore che ‘tira’ è quello delle telecomunicazioni, “con l’acquisto di smartphone cresciuto del 300% nella regione sudamericana”.

In Colombia 7 milioni di ettari da sviluppare

“Il nostro continente non è solo una vetrina per il Made in Italy ma una piattaforma per l’internazionalizzazione del marchio italiano”, ha affermato Juan Mesa Zuleta, ambasciatore della Colombia in Italia, che ha citato “numerosi strumenti economici che favoriscono oggi il commercio tra i nostri continenti” e i negoziati per la creazione di un’area di libero scambio tra l’Unione europea e il Mercosur, il mercato comune dell’America meridionale, di cui fanno parte Argentina, Brasile, Paraguay, Uruguay, Bolivia, Cile, Perù, Colombia, Ecuador e Venezuela.

Focalizzandosi poi sui rapporti Italia-Colombia, definite “due economie complementari”, Zuleta ha aggiunto che il suo Paese rappresenta anche “una porta di accesso verso il mercato degli Stati Uniti e del Canada”. In riferimento alle opportunità offerte dall’agroindustria, l’ambasciatore colombiano ha rilevato che “sul territorio colombiano ci sono 7 milioni di ettari da sviluppare, dove è possibile coltivare tutto l’anno perché abbiamo condizioni climatiche ideali”. Dalle imprese italiane, “grandi e piccole”, ha continuato, “possiamo avere il know how e la cultura di business”, che gli italiani hanno provato egregiamente in ambito infrastrutturale, con imprese come Salini Impregilo e Gruppo Gavio, che hanno contribuito alla realizzazione di quelle grandi opere che in America Latina sono tutt’oggi necessarie allo sviluppo.

A parlare di altri casi di successo di imprese italiane in America Latina è stata, nel suo intervento, Licia Mattioli, vice presidente per l’Internazionalizzazione di Confindustria, che ha menzionato FCA e Brembo, ma anche le “2500 imprese italiane che operano stabilmente in America Latina”, e le “26mila aziende del Belpaese che hanno esportato nella regione nel 2017”. Mattioli ha ricordato inoltre che l’interscambio Italia-America Latina ammonta a 21 miliardi di euro, aggiungendo che “se l’America Latina dovesse essere considerata uno stato, sarebbe il settimo per l’export del Made in Italy”.

Ricordando una delle prime missioni di Confindustria in Sud America, “nel 2006 con 250 imprenditori italiani in Brasile”, la vice presidente di Confindustria ha dichiarato che “molto può essere ancora fatto in questa regione e la mia associazione è molto attiva”, precisando, in riferimento agli accordi Ue-Mercosur, che “in un mondo che si muove verso il protezionismo, auspichiamo con l’America Latina un’area di libero scambio”.

Fonte: a cura di Exportiamo, Francesca Morandi, redazione@exportiamo.it

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