Nel 2017 milioni di elettori, sparsi per il mondo, hanno partecipato ad elezioni politiche: i francesi hanno scelto Emmanuel Macron come il presidente della Repubblica, Angela Merkel è riuscita, seppur con difficoltà, a garantirsi il quarto mandato consecutivo da cancelliera tedesca; in Iran Hassan Rouhani è stato rieletto con il 57% dei voti e nei Paesi Bassi il Partito Popolare per la Libertà e la Democrazia (VVD) del primo ministro uscente conservatore Mark Rutte, si è confermato vincitore.

Oltre alle elezioni politiche il 2017 è stato anche un anno in cui si sono svolti importanti referendum in diversi Paesi: il 90% dei catalani ha votato “Sì” all’indipendenza dalla Spagna, in Turchia la vittoria della riforma Costituzionale ha aumentato i poteri di Erdogan mentre 7 milioni venezuelani hanno votato “no” alla dittatura.

Ma anche il 2018 non è stato da meno e, per questo, nel presente articolo saranno presi in rassegna i più importanti appuntamenti elettorali del 2018 (sia quelli già svolti che quelli che si svolgeranno nei prossimi mesi) ed i loro effetti sulla politica internazionale.

Putin, il presidente eterno

Il 18 marzo Vladimir Putin è stato rieletto con il 77% dei consensi e si è affrettato ad annunciare un piano nazionale di lotta alla povertà che punta a raddoppiare il Pil pro capite entro il 2035 e ad aumentare così anche i consumi interni. A livello di politica estera invece si riscontra un raffreddamento dei rapporti fra Mosca ed Occidente, causato principalmente dalla questione siriana, ed una rinnovata cooperazione con Pechino orientata, per usare le parole di Putin, “verso una prospettiva a lungo termine” che si basi su “uguaglianza e rispetto reciproco come fondamento per lo sviluppo delle relazioni bilaterali”.

Azerbaigian: anello di congiunzione fra Europa ed Estremo Oriente

Ilham Aliyev, leader azero in carica dal 2003, ha ottenuto l’86,02% dei voti nel corso delle ultime elezioni presidenziali tenutesi nel Paese caucasico celebre per la sua ricchezza di risorse. Aliyev, attraverso una politica incentrata sulla diversificazione economica, sta tentando di favorire lo sviluppo dell’economia nazionale e di rafforzare il ruolo del Paese come hub strategico regionale. Da notare che l’economia azera è cresciuta del 2% nei primi tre mesi dell’anno e si prevede che questa crescita salirà fino al 3-3,5% negli anni a venire.

Cuba: si rafforza il legame con l’UE

Dopo la decisione dell’ormai ex presidente del Consiglio di Stato e del Consiglio dei Ministri di Cuba, Raúl Castro, di non candidarsi per un nuovo mandato è stato eletto dall’Assemblea nazionale, con 604 voti favorevoli su 605, Miguel Díaz-Canel, che aveva ricoperto la carica di vicepresidente durante la reggenza di Raul.
Il nuovo presidente, che porta il soprannome di “El Lindo”, si troverà ad affrontare difficoltà economiche non indifferenti (clicca qui per approfondire) ma potrà probabilmente contare su un maggiore supporto dal punto di vista europeo grazie all’Accordo di Dialogo Politico e di Cooperazione (PDCA) fra Cuba e l’UE. Grazie all’accordo, siglato nel 2016 ed applicato in via provvisoria dal novembre 2017, si è infatti aperta una fase nuova che potrebbe portare ad un ulteriore rafforzamento delle relazioni commerciali fra l’isola e l’Unione Europea, che già oggi rappresenta il primo investitore estero a Cuba.

Colombia: si attende il secondo round per eleggere il presidente

Domenica scorsa si sono tenute in Colombia le elezioni presidenziali ma nessun candidato ha ottenuto la soglia della metà più uno dei voti validi, necessaria per chiudere la partita al primo turno. Il prossimo 17 giugno dunque Ivan Duque del Centro democratico, e Gustavo Petro, sostenuto dalla sinistra radicale, si sfideranno nel ballottaggio. Il duello si preannuncia comunque non troppo acceso perché a fine aprile i candidati hanno firmato un “Patto per la non violenza”, impegnandosi a non insultare o aggredire gli avversari e a non polarizzare eccessivamente il dibattito.

In Venezuela riconfermato Maduro

Il 20 maggio i venezuelani con la speranza di risolvere la crisi economica, finanziaria e sociale hanno partecipato alle elezioni presidenziali ed hanno votato Nicola Maduro, rieletto con oltre 5 milioni di voti. Tuttavia Enri Falcon, anche lui candidato alla presidenza del Venezuela, ha annunciato di non riconoscere la legittimità delle elezioni ed esige che si convochino nuove presidenziali. La risposta di Maduro è stata dura: “Il bugiardo respinge i risultati prima che siano stati dati: la prima volta nella storia” aggiungendo poi che “non c’è più onore; non c’è molto che ci si possa aspettare da questa opposizione”.

Egitto: percentuali bulgare a favore di Al Sisi

L’attuale presidente Al Sisi è stato riconfermato nelle elezioni presidenziali tra il 26 e il 28 marzo 2018 con un risultato da record ottenendo il 97% delle preferenze umiliando il suo unico rivale, Moussa Mustafa Moussa. Al Sisi è stato uno dei principali artefici della rivolta militare contro il presidente democraticamente eletto Mohamed Morsi, nel 2013, quando sfruttò abilmente le numerose proteste di piazza per ottenere il controllo dell’Egitto. L’attuale governo sta agendo con l’obiettivo di ridurre il deficit commerciale, di coprire gran parte del fabbisogno energetico domestico e di divenire un Paese a forte trazione esportatrice.

Italia, dopo quasi 90 giorni si è formato il governo

Dal punto di vista politico il 2018 è senza dubbio un anno complicato per il Belpaese: nelle elezioni del 4 marzo infatti nessuno degli schieramenti in competizione ha ottenuto un numero di seggi sufficiente per formare una maggioranza parlamentare. Dopo quasi tre mesi di stallo in cui sono susseguite diverse ipotesi, da quella di un governo politico, poi di uno tecnico di transizione verso nuove elezioni, entrambi sfumati, si è giunti ieri sera, quasi a sorpresa, alla nascita di un governo politico di compromesso basato sull’elaborazione di un programma comune tra Lega e M5S. Oggi alle 16:00 è previsto il giuramento del nuovo esecutivo.

Infine si segnalano i principali appuntamenti elettorali che si svolgeranno da qui alla fine dell’anno:

- Messico (oggi)
- Pakistan (15 giugno)
- Cambogia (29 giugno)
- Brasile (7 ottobre)
- Afghanistan (20 ottobre)
- Libia (10 dicembre)

Fonte: a cura di Exportiamo, di Morvarid Mahmoodabadi, redazione@exportiamo.it

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