La supply chain della filiera alimentare è una delle realtà più complesse e difficili da gestire. Poter tener traccia e localizzare uno specifico prodotto e riuscire ad identificarne ad ogni punto le origini e le caratteristiche, in modo da essere in grado di ricondurlo alla fonte, non è una sfida semplice ma risulta fondamentale per soddisfare le richieste di consumatori sempre più esigenti.

Raramente ci pensiamo, ma il moderno sistema alimentare è una meraviglia. Abbiamo accesso a diversi prodotti freschi tutte le stagioni dell’anno e acquistiamo cibo esotico da tutto il mondo.

In questo contesto i consumatori fanno molta più attenzione a ciò che comprano, leggendo bene l’etichetta e ponendo particolare attenzione ad informazioni relative al processo di produzione del cibo e ad aspetti quali il Paese di provenienza, il luogo di produzione, il metodo di lavorazione, la denominazione di origine controllata e garantita.

Secondo quanto riportato da Repubblica.it sulla base di una ricerca svolta a livello nazionale, oggi “il 93% dei consumatori è attento alla data di scadenza del prodotto e alla confezione, il 77% vuole conoscere il Paese di origine o il luogo di provenienza”.

In aggiunta, un’indagine condotta dall’Osservatorio Ixè mostra come più del 95% dei cittadini legge quanto riportato nelle schede informative stampate sulle confezioni, divisi tra chi si informa su qualsiasi alimento (43%) e chi invece si limita solo ad alcuni prodotti (52%). Di particolare interesse il fatto che le informazioni più ricercate sulle etichette alimentari risultano, dopo la data di scadenza (75% degli intervistati): l’elenco degli ingredienti (61%); l’origine delle materie prime utilizzate (53%); l’eventuale presenza di conservanti e/o coloranti (52%).

Ecco dunque che adottare un sistema che permetta di migliorare la tracciabilità e le caratteristiche alimentari dei componenti di un prodotto potrebbe aiutare le aziende ad acquisire la fiducia dei propri consumatori.

Non farlo rischia di aumentare la distanza tra consumatore e azienda e bisogna anche tenere in considerazione che l’industria alimentare di default è estremamente esposta ad errori che potrebbero avere effetti negati sulla salute dei consumatori. Infatti quando le malattie di origine alimentare minacciano la salute pubblica, soprattutto nel caso di prodotti freschi, il primo passo verso l’analisi delle cause consiste nel rintracciare la fonte di contaminazione nel minor tempo possibile e con la massima precisione.

La blockchain: il caso Walmart

Essendo la catena di approvvigionamento alimentare molto complessa, non di rado sono necessari giorni di lavoro per rintracciare l’esatta origine di un alimento.

A fronte di quanto detto il colosso americano del retail Walmart, da sempre interessato a migliorare la trasparenza e la tracciabilità nel sistema alimentare, ha riscontrato nella blockchain la soluzione ideale per tracciare il cibo lungo tutta la catena di approvvigionamento.

Il direttore di Walmart Technology, Karl Bedwell, ha spiegato come la creazione di un sistema di tracciabilità per l’intero ecosistema di approvvigionamento alimentare è stata negli anni una sfida che nessuno aveva colto e tutti i sistemi adottati fino a quel momento non avevano fornito i risultati sperati.

Walmart ha così deciso di approcciare la tecnologia blockchain in quanto la sua struttura assicura che ogni componente lungo la catena del valore alimentare generi e condivida in modo sicuro i suoi dati per creare un sistema responsabile e rintracciabile. I dati presenti nelle etichette, per chiarire le proprietà dell’alimento, possono essere registrati prontamente e senza alcuna alterazione. Di conseguenza, tutti i componenti presenti nei prodotti sono disponibili in tempo reale per il monitoraggio in ogni tratto della filiera.

Il primo progetto approcciato da Walmart con la nuova tecnologia prevedeva di tracciare il mango venduto nei negozi statunitensi. In quel momento, acquistando un pacchetto contenente mango da un negozio vicino, il team di Walmart era in grado di definirne la sua provenienza in circa sette giorni, tramite l’invio di email o chiamando direttamente distributori e fornitori. Il sistema di tracciabilità implementato da Walmart ha invece permesso di risalire alla provenienza del mango in 2,2 secondi.

L’obiettivo di Walmart è quello di creare un nuovo concetto di fiducia in grado di garantire la migliore tracciabilità alimentare nella prospettiva di assicurare nuovi livelli di sicurezza alimentare.

Ottenere una maggior trasparenza nell’ambito della supply chain alimentare assicura maggiore affidabilità agli occhi dei consumatori e più trasparenza e velocità nel ricostruire la storia di un prodotto.

A trarne vantaggio, infatti, non saranno solo i clienti, più fiduciosi nei confronti dei prodotti acquistati, ma anche i fornitori ed i regolatori, che possono contare su un sistema di condivisione delle informazioni più semplice e quindi su processi di verifica che richiedono minor tempo di esecuzione.

La blockchain e la protezione del Made in Italy

La tecnologia della Blockchain può essere anche di supporto al Made in Italy dei prodotti agroalimentari andando e limitando alcune problematiche come quelle connesse all’Italian Sounding.

Decine di aziende italiane del settore agroalimentare hanno già avviato o stanno attualmente sviluppando progetti di blockchain per la tracciabilità dei propri prodotti.

Tra queste troviamo Barilla, con il tracciamento del basilico da utilizzare nei sughi al pesto; che ha intenzione di estendere la blockchain a tutti i prodotti del gruppo, a partire dal grano, i pomodori e il latte.

Nestlé Italia sfrutta invece la blockchain per certificare la tracciabilità del famosissimo Bacio Perugina dalla fabbrica italiana agli importatori e distributori globali.

Anche Torrefazione San Domenico, piccola realtà artigiana produttrice di caffè, apprezzato nelle più prestigiose caffetterie, ha adottato la blockchain per rendere consultabile ad ogni utente interessato il percorso che parte dalla semina del singolo chicco di caffè fino alla tazzina.

Bofrost Italia ha applicato la soluzione per la tracciabilità delle proprie filiere produttive nel settore frozen food, selezionando come primi due prodotti i Filetti di Merluzzo Nordico e gli Spicchi di Cuore di Carciofo.

L’Oleificio Zucchi, grazie all’adozione della tracciabilità ha portato sul mercato il primo olio extravergine di oliva certificato, sostenibile e completamente tracciato.

Anche Spinosa, produttrice della famosissima Mozzarella di Bufala Campana DOP, ha deciso di intraprendere questa strada e di rendere disponibili al consumatore tutte le informazioni sulla catena produttiva utilizzando il QR code presente nell’etichetta.

La Cantina Placido Volpone infine, è stata la prima cantina al mondo a certificare la filiera del suo vino utilizzando la tecnologia Blockchain. Anche in questo caso il consumatore è in grado di verificare provenienza, caratteristiche organolettiche e l’intera filiera agroalimentare e industriale del vino, consultando le informazioni semplicemente avvicinando il proprio smartphone al QR Code presente nell’etichetta.

Poter tracciare un prodotto in maniera corretta significa avere una completa visibilità del suo ciclo di vita attraverso tutte le trasformazioni che l’hanno generato. Spesso il prodotto finale è il risultato dell’aggregazione e fusione, secondo procedure specifiche, di differenti ingredienti, ciascuno a sua volta caratterizzato da uno specifico processo produttivo.

Un ingrediente può entrare come componente singolo nella filiera produttiva e divenire altro dopo una serie di passaggi intermedi che vanno tracciati.

Ecco quindi che scegliere di implementare la blockchain nel caso di prodotti finiti costituiti da un ampio numero di ingredienti risulta complicato. In questo caso infatti, non si tratta solo di tracciare il prodotto finito nel suo complesso ma anche i singoli ingredienti che lo compongono.

Non potrebbe però essere altrimenti in quanto gli ingredienti presenti nel prodotto finito ed i relativi processi di produzione sono responsabili del risultato finale.

Risulta necessario unire tutte le informazioni per realizzare quella sequenza di conoscenze che poi arriveranno al consumatore finale.

Fonte: a cura di Exportiamo, di Giulia Rocchetti, redazione@exportiamo.it

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