Il 2020 è stato un anno complicato per le esportazioni che si sono praticamente fermate a causa delle restrizioni imposte dall’emergenza sanitaria ancora in corso: l’ultimo bollettino dell’Istat pubblicato questa mattina testimonia una contrazione dell’export extra UE 27 pari al -9,9%, la più ampia dal 2009.

Segno meno per l’export Made in Italy verso i Paesi extra UE 27 a dicembre 2020: rispetto al mese precedente, l’Istat segnala infatti un ampio calo congiunturale delle esportazioni pari al -4,6%. Il decremento su base mensile dell’export interessa tutti i raggruppamenti principali di industrie, ad eccezione dell’energia (+16,4%), ed è dovuto per circa la metà al calo delle vendite di beni intermedi (-7,5%); contributi negativi, superiori al punto percentuale, derivano inoltre dalle minori vendite di beni di consumo non durevoli (-4,6%) e beni strumentali (-3,5%).

Tuttavia, in ottica trimestrale (ottobre-dicembre 2020) la dinamica si mantiene positiva nel confronto con l’ultimo trimestre dell’anno rispetto al precedente dal momento che l’export cresce del 4,0%. La crescita, generalizzata, è più sostenuta per energia (+12,0%), beni di consumo durevoli (+7,9%) e beni strumentali (+5,2%).

Anche su base annua, l’export registra un’accelerazione della crescita pari al +3,1% (era +2,0% a novembre), trainata dalle vendite di beni strumentali (+7,8%), beni di consumo durevoli (+6,9%) e beni intermedi (+4,3%). Sono in aumento le vendite verso Cina (+18,3%), Paesi MERCOSUR (+16,3%), Turchia (+8,4%) e Stati Uniti (+8,0%), mentre diminuiscono quelle verso Paesi OPEC (-13,0%), Giappone (-9,7%) e Paesi ASEAN (-3,2%).

Nonostante la veloce ripresa avviata a maggio, dopo il crollo nei due mesi precedenti, nel complesso il 2020 si chiude con una contrazione dell’export del 9,9% (la più ampia dal 2009), spiegata per oltre 6 punti percentuali dal calo delle vendite di beni strumentali e beni di consumo non durevoli.

Per quanto riguarda l’import, si registra una diminuzione congiunturale rispetto al mese precedente pari al -1,3%: tranne che per l’energia (+20,4%), si rilevano cali congiunturali diffusi, i più ampi per beni strumentali (-7,3%) e beni di consumo non durevoli (-6,9%).

Su base trimestrale invece l’import registra un aumento congiunturale del +3,1%, determinato dai maggiori acquisti di beni di consumo durevoli (+12,2%), beni strumentali (+10,6%) e beni intermedi (+4,6%).

In ottica tendenziale l’import segna un’attenuazione della flessione (-3,7%, dal -5,9% di novembre) su base annua, cui contribuisce soprattutto l’aumento degli acquisti di beni di consumo durevoli (+20,9%) e beni intermedi (+17,0%) che contrasta parzialmente la caduta delle importazioni di energia (-34,4%).

Gli acquisti da Russia (-18,5%), Paesi OPEC (-15,9%), Stati Uniti (-14,9%), India (-11,1%) e Turchia (-8,1%) registrano flessioni tendenziali molto più ampie della media delle importazioni dai Paesi extra UE 27, mentre sono in forte aumento gli acquisti da Cina (+18,4%) e Paesi ASEAN (+12,2%).

Per l’import, nel complesso l’anno si chiude con una caduta del 15,3%, su cui pesa per oltre due terzi il crollo degli acquisti di prodotti energetici.

La stima del saldo commerciale a dicembre 2020 è pari a +7.907 (era +6.801 milioni a dicembre 2019). Aumenta l’avanzo nell’interscambio di prodotti non energetici (da +9.912 milioni per dicembre 2019 a +9.922 milioni per dicembre 2020).

Fonte: a cura di Exportiamo, di Miriam Castelli, redazione@exportiamo.it

Infografica: Morvarid Mahmoodabadi

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