Il modello del “dark store” risponde in maniera molto performante alle richieste del mercato attuale: rende facilmente reperibili i prodotti, è flessibile nell’offerta di soluzioni per il ritiro, asseconda l’omnicanalità e riduce i costi. Ecco perché è sempre più diffuso.

Da negozi a hub per l’e-commerce: nel retail post-Covid è corsa ai dark store. 

Ma che cosa sono esattamente?

dark store  (letteralmente “negozi oscuri”) spesso chiamati anche “centri dotcom”, sono centri di distribuzione e preparazione degli ordini per il commercio elettronico, orientati soprattutto al settore dell’e-grocery. La caratteristica principale di questi centri è quella di avere l’aspetto di un comune supermercato organizzato con scaffali e corsie, dove però hanno accesso solo gli operatori. I clienti non entrano: scelgono e comprano online.

I dark store sono la risposta del commercio online alle nuove tendenze di consumo: i prodotti venduti online devono trovarsi sempre di più vicino ai consumatori per poter essere consegnati rapidamente, come prevede il nuovo modello del quick commerce. Inoltre, un simile sistema di distribuzione si sposa perfettamente anche con la logica del click&collect, divenuto ormai lo standard negli acquisti della maggior parte dei clienti. Di fronte alla sfida dell’omnicanalità, che si basa proprio sull’integrazione tra fisco e virtuale, i dark store si sono affermati come una delle migliori soluzioni per ottimizzare la preparazione degli ordini e gestire efficacemente l’ultimo miglio logistico, una delle fasi più complesse della supply chain.

Difatti, pur essendo inizialmente collegato all’e-grocery, questo modello distributivo si è rapidamente esteso anche ad altri ambiti del retail. La tendenza, ormai consolidata, è confermata dalle scelte non solo delle grandi insegne della GDO, ma anche di giganti del fast fashion come H&M o Zara.

Qual è la differenza con i dark warehouse e le dark kitchen?

Analoghi al dark store ma con alcune differenze sono anche i dark warehouse e le dark kitchen. Per dark warehouse si intende un impianto senza illuminazione (quindi senza operatori) che funziona in maniera automatizzata. Questa è una soluzione comune nelle installazioni che richiedono condizioni ambientali speciali. Dark kitchen si riferisce invece a delle cucine destinate unicamente al food delivery, quindi cucine di ristoranti dedicate solo a preparare piatti da consegnare a domicilio (senza una sala con clienti seduti a tavola).

Come sono nati i dark store?

Sebbene se ne stia cominciando a parlare solo recentemente, questo modello di vendita urbana in realtà si è sviluppato già una decina d’anni fa in Gran Bretagna, quando vennero proposti per la prima volta dei punti di consegna in città per merci acquistate online. A farli decollare è stata poi la pandemia, che ha esasperato la necessità di effettuare consegne capillari e rapide.

Come funzionano i dark store?

Dopo aver ricevuto gli ordini, questi vengono inviati agli operatori (detti personal shopper o picker) che si occupano di raccogliere i prodotti nel supermercato con un tablet e un carrello per picking.

Il magazzino viene gestito da un software di gestione magazzino che genera automaticamente i percorsi degli operatori in modo che siano il più efficienti possibile. In un dark store, infatti, la priorità è l’efficienza logistica: la disposizione della merce e delle corsie è studiata per agevolare il picker nella preparazione dell’ordine e impiegare il minor tempo possibile per inserire tutti i prodotti che lo compongono. Il software gestionale di un dark store, insieme a sistemi di data analytics e intelligenza artificiale, è in grado di stimare il numero di ordini previsto per i giorni successivi sulla base di diversi fattori: storico recente e passato, stagionalità, offerte. Tutto ciò consente di gestire il numero di operatori a disposizione in maniera ottimale, riuscendo a consegnare tutti gli ordini per tempo, senza sprechi di denaro. E le stesse previsioni influiscono anche sull’approvvigionamento dei prodotti e sulla gestione della catena di fornitura.

Per tutti questi motivi – collegati a logistica, flussi di merci e consegne –, il fattore critico per il successo di un dark store è la sua posizione. Prima di investire nella realizzazione di un’attività e di un magazzino di questo tipo, infatti, è fondamentale individuare una zona strategica, di solito nei dintorni dei grandi centri urbani, in modo tale da poter soddisfare le esigenze di approvvigionamento e consegna delle merci. 

Quali vantaggi offrono i dark store?

Questo sistema apporta importanti vantaggi:

  • gestione efficiente dell’ultimo miglio logistico: questi magazzini sono una risposta efficace alla gestione dell’ultimo miglio, la fase più costosa della logistica 4.0, in quanto facilitano la consegna dei prodotti da un centro di distribuzione vicino al cliente finale;
  • operazioni di picking più efficienti: gli operatori seguono le istruzioni di un software di gestione magazzino che evita errori nel processo di preparazione degli ordini. Inoltre, la fase di picking è ottimizzata poiché questi stabilimenti solitamente includono diversi elementi automatici nei loro cicli operativi come i sistemi di picking pick-to-light;
  • cicli operativi 24h/24, 7 giorni su 7: sebbene possano avere l’aspetto di un negozio o di un supermercato, questi magazzini non sono regolati da orari commerciali, il che consente loro di lavorare su più turni e quindi migliorare la produttività del magazzino stesso.

Il risultato di tutto ciò si traduce in una maggiore qualità del servizio e, quindi, in una maggiore soddisfazione del cliente finale.

Fonte: a cura di Exportiamo, di Miriam Castelli, redazione@exportiamo.it

© RIPRODUZIONE RISERVATA

 

 

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