Il Marocco è la 60esima economia più importante al mondo ma nell’ultimo anno ha frenato decisamente il suo ritmo di crescita. Nonostante ciò i rapporti commerciali con il Belpaese rimangono floridi e l’export italiano si attesta su un valore pari a circa 1,5 miliardi di euro annui. Ne abbiamo parlato con Giovanni Bifulco, Direttore di ICE Casablanca, che ha ricordato come, qualora si volesse realizzare una partnership con un soggetto locale, sia consigliabile acquisire preventivamente informazioni riguardo l’affidabilità della controparte locale.
Il Marocco è uno Stato che rappresenta un’eccellenza regionale in ragione della sua stabilità politica ed economica. Quali sono le prospettive di crescita del Paese nel medio periodo?
Il Marocco si colloca al 60° posto nella graduatoria delle economie mondiali, con una popolazione di 33 milioni di abitanti ed un PIL medio pro-capite pari a circa un quarto di quello italiano. Tra il 2000 ed il 2015, in media, il Paese è cresciuto del 4,7% ma nel 2016 la crescita ha rallentato drasticamente (+1,2%), specialmente a causa della siccità.
Il Paese è semiarido e la pluviometria influenza fortemente l’andamento dell’agricoltura, che occupa oltre il 40% della manodopera. I settori di punta sono agricoltura e pesca, industria automobilistica, estrazione e lavorazione dei fosfati (il Marocco è primo esportatore e secondo produttore al mondo), componentistica meccanica, tessuti, cuoio e calzature, settore bancario-assicurativo e turismo. Il Paese è fortemente orientato alle esportazioni (circa il 34 % del PIL) e dipende pesantemente dalle importazioni di idrocarburi, essendo sprovvisto di fonti energetiche. Il Marocco è favorevole agli accordi di libero scambio, sottoscritti con oltre 50 paesi. Va inoltre ricordato che nel 1994 l’Organizzazione Internazionale del Commercio (WTO) fu creata proprio in Marocco, con il trattato di Marrakech.
I prossimi anni, secondo la Banca Centrale marocchina, dovrebbero avere una dinamica economica migliore, se verranno confermate le previsioni positive relative all’agricoltura. Nel dettaglio, la crescita economica del Marocco dovrebbe raggiungere il +4,2% nel 2017 e attestarsi al +3,7% nel 2018.
In sintesi si può certamente affermare che il Marocco è un Paese stabile dal punto di vista politico ed economico che cresce ma non corre, essendo sprovvisto di risorse naturali, ad eccezione dei fosfati.
Oggi l’interscambio commerciale fra Italia e Marocco ha superato i due miliardi di euro annui: quali sono i prodotti italiani maggiormente apprezzati dalla popolazione locale e perché?
Ad oggi non sono disponibili i dati relativi a tutto il 2016, che saranno diffusi dall’Istat tra marzo ed aprile. Le cifre provvisorie (fino a ottobre dello scorso anno), indicano una crescita notevole delle esportazioni italiane (+10,7%) verso il Paese nordafricano e una flessione del 2,7% delle importazioni dal Marocco. L’Italia è per il Marocco il quinto partner commerciale, il sesto fornitore (quota del 5,5 % del totale) ed il terzo Paese cliente. Nel 2015, l’Italia ha esportato in Marocco quasi 1,5 miliardi di euro, con un aumento del 3,9% rispetto al 2014. L’Italia esporta verso il Marocco principalmente carburanti, macchinari, apparecchiature elettriche, tessuti, prodotti chimici, materie plastiche, automobili.
Quali sono i principali motivi che dovrebbero spingere un imprenditore italiano ad investire in Marocco?
Secondo i dati del Fondo Monetario Internazionale, il Marocco ha attratto 4,2 miliardi di dollari di investimenti esteri nel 2015, risultando il terzo destinatario di investimenti in Africa, dopo Egitto e Mozambico. Il Paese incoraggia gli investimenti industriali esteri (da sottolineare la presenza di stabilimenti di Renault, Bombardier, Danone, Boeing, Airbus, Thales, Kraft, Bayer, Yazaki, Lafarge, Siemens, Zara e Decathlon) e li agevola tramite un sistema di incentivi denominato “piano di accelerazione industriale”. Da ricordare inoltre che nel 2019 entrerà in funzione una grande fabbrica del gruppo automobilistico PSA a Kenitra. Le aziende possono essere costituite al 100% da capitale straniero ed il salario minimo degli operai è di circa 270 euro al mese. Sono presenti zone franche specializzate per settore merceologico: automotive (Tangeri e Kenitra) aerospazio (Casablanca), agroindustria e trasformazione del pesce (Agadir), olivicoltura (Meknès), telecomunicazioni e call center (Rabat e Casablanca).
Da rilevare poi come sia in costante crescita l’interscambio tra Marocco ed il resto dell’Africa, grazie ad accordi di liberalizzazione del commercio e significativi investimenti marocchini soprattutto nei Paesi francofoni, in settori strategici come: bancario-assicurativo, telecomunicazioni, edilizia, trasporti e logistica. Nel Paese sono presenti circa 170 aziende italiane di cui solo alcune con attività industriali (Diesel, Fater, Geox, OMR, Proma, Sigit, St Microelectronics, Tuboplast). I vantaggi competitivi del Marocco in termini di attrazione degli capitali esteri sono: stabilità macroeconomica, vicinanza geografica, incentivi per gli insediamenti industriali, buon sistema logistico, apertura al commercio internazionale, costi della manodopera contenuti. Le criticità sono invece: analfabetismo (circa il 35 % della popolazione), desertificazione, giustizia lenta, sistema burocratico complesso, rigidità del diritto del lavoro, inaffidabilità di alcuni operatori locali e corruzione.
Quali sono le caratteristiche peculiari dei consumatori marocchini?
Circa il 60% della popolazione marocchina vive nelle grandi città del Paese (Casablanca, Tangeri, Marrakech, Rabat, Agadir) mentre il restante 40% si dedica ad attività rurali e convive spesso con condizioni socio–economiche disagiate. Secondo i dati dell’Alto Commissariato al Piano, la popolazione marocchina è suddivisa secondo le seguenti classi sociali: ricca–relativamente ricca (3,8%), media (55,8%), modesta–povera (29,4%) e molto povera (11%). L’élite marocchina ha spesso svolto gli studi in Europa o Nord America e tende ad avere gusti ricercati ed una certa attenzione al cosiddetto “status symbol”. Infatti, nei centri commerciali del Paese sono presenti le principali griffe del lusso, tra cui numerosi marchi italiani. Oltre a tale nicchia che nutre il mercato di alta gamma, occorre sottolineare che il Marocco ha bisogno di tecnologia per potenziare le proprie attività agricole e manifatturiere, far fronte al crescente fabbisogno energetico ed attuare le proprie politiche ambientali. In tale prospettiva è da sottolineare il crescente interesse delle imprese marocchine nei confronti della meccanica strumentale e delle attrezzature per l’industria di trasformazione agroalimentare, delle energie alternative, della gestione delle preziose risorse idriche, nelle infrastrutture e della logistica.
Ci sono degli elementi in particolare che influenzano le loro decisioni d’acquisto?
Il prezzo è un fattore determinante ed è abitualmente oggetto di lunghe trattative, ma il mercato marocchino sta sempre più richiedendo prodotti affidabili e la disponibilità di servizi accessori (progettazione sulla base delle specifiche esigenze, assistenza post–vendita, ecc.). In tale prospettiva i prodotti italiani presentano ulteriori potenzialità di sviluppo sul mercato marocchino poiché sono assai apprezzati sia l’ottimo rapporto qualità prezzo sia l’eleganza del design.
Qualora si volesse realizzare una partnership con un soggetto locale quali aspetti sarebbe opportuno tener presenti?
È sempre consigliabile acquisire preventivamente informazioni riguardo l’affidabilità della controparte locale, attraverso visure dei tribunali del commercio o servizi di “rating” interbancario. Inoltre, i marchi e brevetti dovrebbero sempre essere registrati presso l’apposito ufficio (www.ompic.org.ma/), per prevenire contenziosi successivi alla fine della collaborazione. Il mercato marocchino richiede in genere tempi piuttosto lunghi per ottenere dei risultati tangibili: occorre quindi avere un partner locale in grado di seguire con continuità e determinazione le varie fasi negoziali. I rapporti d’affari in Marocco, come in molti Paesi mediterranei, si costruiscono progressivamente sulla base della reciproca fiducia che va costantemente verificata nella conduzione delle attività imprenditoriali.
Fonte: a cura di Exportiamo, di Marco Sabatini, redazione@exportiamo.it
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