Alessandro Liberatori, Direttore ICE Giacarta, ci ha rilasciato una lunga e dettagliata intervista in cui ha voluto esaminare tutti gli aspetti più interessanti per le imprese che vogliono approcciare il mercato indonesiano che, con 260 milioni di abitanti, rappresenta il quarto Stato più popoloso su scala globale.

Come si sono evolute nel tempo le relazioni economiche fra Italia ed Indonesia?

L’Indonesia, con i suoi 260 milioni di abitanti e le sue oltre 17 mila isole, è il più grande Stato-arcipelago del mondo, la quarta nazione più popolosa del pianeta ed il primo Paese per popolazione musulmana al mondo. L’Indonesia è anche la prima economia di tutta la regione del Sud-est asiatico (a cui contribuisce per il 35%) nonchè membro dell’Asean, l’Associazione dei 10 Paesi dell’area (insieme a Malesia, Singapore, Brunei, Thailandia, Vietnam, Myanmar, Laos, Cambogia, Filippine). A tal proposito è utile ricordare che a partire dal 1° gennaio 2016 è stata istituita la Comunità Economica dell’Asean (Asean Economic Community), ovvero l’embrione (siamo ancora nelle fasi iniziali) di un vero e proprio mercato unico di 620 milioni di abitanti (sulla falsariga di quanto avvenuto con la Comunità Economica Europea 60 anni fa) con un Pil di 2600 miliardi di dollari.

Benché nell’anno 2017 ricorra il 67° anniversario delle nostre relazioni bilaterali ed il 38° dell’apertura dell’Ufficio ICE a Jakarta (anno 1979), solamente negli ultimi anni si è assistito ad un aumento dell’attenzione italiana verso l’Indonesia e viceversa. Vi è oggi una crescente consapevolezza delle opportunità economiche che esistono in Indonesia, sia in termini di commercio che di investimenti, e c’è apprezzamento per gli sforzi che l’attuale governo indonesiano sta facendo per aumentare la competitività del Paese, migliorare il business environment ed aprire la sua economia alle imprese ed agli investitori stranieri. Per quanto riguarda le relazioni economico-commerciali, potremmo dire che Italia ed Indonesia non sono mai state così vicine come negli ultimi 3-4 anni.

La composizione del nostro interscambio con l’Indonesia, al di là di talune variazioni legate soprattutto alla cicliche crisi regionali (in particolare quella del 1997-98) o globali (nei periodi più recenti), che hanno impresso brusche frenate o robuste impennate alle corrente degli scambi, presenta importanti elementi di continuità nel tempo, dovuti alla sostanziale “complementarietà” (parola chiave da tenere presente) delle nostre due economie, in cui praticamente non vi sono settori in competizione diretta. Importiamo prevalentemente materie prime o prodotti naturali ed esportiamo soprattutto beni strumentali, tecnologia e macchinari.

I dati macroeconomici del 2016 descrivono bene l’andamento dell’economia indonesiana, con una variazione del Pil a prezzi costanti del 5% rispetto al 2015, a quota 861,9 miliardi di dollari (che rappresenta l’1,39 dell’economia mondiale) ed un tasso d’inflazione del 3,5%. L’economia indonesiana, la prima del Sud-Est asiatico, conferma quindi la propria solidità con tassi di crescita dal 2004 stabilmente intorno al 5%, tra i più alti dell’area. Il FMI prevede che la crescita rimarrà sostenuta nei prossimi anni, con tassi medi attorno al 5-6% fino al 2019. Per il 2017 si prevede una crescita del PIL compresa tra il 5,2% ed il 5,4%. Entro il 2020 il Governo si prefigge il raddoppio del PIL pro capite al fine di fare rientrare l’Indonesia a pieno titolo nel novero dei Paesi a medio reddito.

Nel 2016 l’export italiano si è attestato su un valore di 1,386 miliardi di dollari (+1,37% rispetto al 2015), mentre le importazioni sono state pari a ca. 1,572 miliardi di dollari (-16,06% rispetto al 2015). Il valore dell’interscambio commerciale è stato quindi di 2.958 miliardi di dollari. Un saldo negativo per l’Italia di soli 186 milioni di dollari ci separa dall’equilibrio della bilancia commerciale. Fino a tre anni invece il valore delle importazioni era pari al doppio delle nostre esportazioni. La tendenza positiva è confermata anche dai dati relativi ai primi 7 mesi (gennaio-luglio) del 2017 che vedono le esportazioni italiane, pari a 870 milioni di dollari, in crescita del 10% (con una quota dell’1,2% del totale). L’Italia, tra i paesi esportatori, si colloca al 2° posto tra i paesi dell’Unione Europea (dopo la Germania) ed al 16° posto assoluto. Mentre ricopre la 17esima posizione tra i paesi importatori (terza nella UE).

Ritiene realizzabile l’obiettivo del Presidente Joko Widodo di portare il tasso di crescita dell’economia al 7% entro il 2019?

La crescita economica degli ultimi anni, insieme alla stabilità politica del Paese, ha contribuito a rafforzare la fiducia dei mercati internazionali nella sostenibilità dello sviluppo del paese a medio-lungo termine, grazie anche alle prudenti politiche fiscali e monetarie del Governo di Giacarta. Il Governo ha varato una serie di pacchetti (siamo arrivati al 15°) di importanti riforme, tagliato la burocrazia, promosso le zone economiche speciali e aumentato gli investimenti in infrastrutture, fondamentale per superare il vincolo rappresentato dalla frammentazione geografica di un arcipelago composto da oltre 17.000 isole. L’obiettivo è portare la spesa in opere pubbliche al 7,7% del Pil nel 2017. Era al 6,4% nel 2014. Entro il 2019, il Governo intende costruire 24 porti e 15 aeroporti e vuole più che raddoppiare la capacità di generazione elettrica in 10 anni. Ci sono anche progetti per costruire 65 dighe. Secondo l’Asian development bank, l’Indonesia ha un deficit infrastrutturale di 700 miliardi di dollari.
Con il calo dei prezzi delle commodities e la parziale frenata della Cina, per centrare gli obiettivi di crescita saranno determinanti le riforme. Le materie prime generano un quinto del Pil del Paese e il 60% del suo export. Oltre che sull’export di materie prime, l’economia si regge sui consumi generati da una classe media in aumento (e che già conta ca. 70 milioni di persone) e che equivalgono al 50% del Pil. Il settore delle costruzioni e del real estate ha registrato una incessante crescita negli ultimi anni. L’Indonesia è inoltre al centro di un boom dell’e-commerce. È il quarto mercato al mondo di smartphone. Due quinti dei suoi 260 milioni di abitanti (metà dei quali ha meno di 30 anni) ne hanno uno.

Quali sono i prodotti italiani maggiormente apprezzati dalla popolazione locale?

Anche se le più importanti voci italiane nell’export in Indonesia sono rappresentante da macchinari, impianti e tecnologia, dal grande pubblico indonesiano l’Italia è soprattutto conosciuta per il suo design di alta moda, i prodotti del lusso, il calcio e la cucina. Marchi di alta moda come Prada, Gucci, Salvatore Ferragamo, Santoni, Bulgari e moltissimi altri sono disponibili nella maggior parte degli sfavillanti centri commerciali indonesiani, in particolare nelle grandi città come Jakarta, Bandung e Surabaya ed a Bali. I dealer di automobili di lusso come Ferrari o Maserati hanno una lunga lista di attesa; Ducati e Vespa hanno moltissimi fan ed i loro club sono sempre più popolari. Grazie al rapido cambiamento delle abitudini alimentari della classe media, vini e cibi italiani si possono ormai trovare anche nella gran parte dei ritrovi e caffè più casual e non solo nei ristoranti di fascia alta. Lo stesso può dirsi per la presenza sempre maggiore di prodotti alimentari e prodotti cosmetici Made in Italy nei punti vendita della grande distribuzione e nei boutique shop. Inoltre, grazie al boom del settore costruzioni, la classe medio-alta indonesiana ormai conosce ed apprezza i mobili ed i prodotti italiani di design e li utilizza per arredare le proprie lussuose dimore.

Per quanto riguarda le principali voci dell’interscambio, come sopra accennato, l’Indonesia è un mercato di sbocco significativo per l’Italia soprattutto per il settore dei beni strumentali (macchinari, attrezzature, apparecchiature ed impianti) e a seguire quello dei prodotti della metallurgia, prodotti chimici, apparecchiature elettriche e per uso domestico, dell’agricoltura, pesca e silvicoltura e infine autoveicoli. Nello specifico le nostre esportazioni di beni strumentali (macchine utensili, macchinari per impieghi generali e speciali ecc.), mezzi di trasporto, chimica e metalli rappresentano una quota del 75% ca. del nostro export. I beni di consumo e l’agroalimentare si attestano invece intorno a ca. il 5-6% ciascuno.

Tra le principali opportunità per le imprese italiane vi sono gli interventi infrastrutturali che rientrano il progetto di adeguamento dei porti indonesiani e la costituzione di una cosiddetta “autostrada del mare” derivante dalle necessità di collegare le migliaia di isole che compongono il frastagliato arcipelago e diminuire entro il 2019 l’impatto dei costi di logistica e trasporto, dal 3.5% al 19.2% del PIL. Il Governo avrà bisogno di oltre 57 miliardi di dollari di cui una parte servirà per sviluppare 24 porti commerciali, una per costruire porti non commerciali e un’altra invece per sviluppare l’industria cantieristica nazionale per il rinnovo delle flotte civili e militari esistenti e dei sistemi di controllo ed equipaggiamento, oltre che almeno quindici zone industriali nel paese.

Oltre allo sviluppo dei porti, anche lo sviluppo del trasporto aereo, così come quello stradale e ferroviario, non sono stati tralasciati dall’attuale Governo: è in corso il progetto per lo sviluppo di almeno 12 aeroporti non commerciali situati a Sulawesi, Papua, Molucche, Giava orientale e Sumatra ed il progetto della trans-Sumatra - 2.168 km di linea ferroviaria che collegherà l’estremo nord con l’estremo sud dell’isola - nonché linee metropolitane di superficie a Giacarta ed in altre città indonesiane e numerose dighe in tutto il territorio del paese. Per partecipare al rilancio delle infrastrutture locali, in particolare nello sviluppo della rete autostradale, metropolitana, aeroportuale e ferroviaria, il Governo indonesiano ha previsto infatti un investimento di 70 miliardi di dollari nel periodo 2014-2018. Il settore delle costruzioni, inoltre, è destinato a crescere di oltre il 5% all’anno. Ciò lascia presagire un aumento della domanda sia del prodotto finito italiano di qualità (piastrelle, marmo, arredi, mobili, ecc.) che dei macchinari utilizzati (per la lavorazione della materia prima), necessari per rafforzare una produzione locale in forte ascesa grazie ai numerosi progetti esistenti nel settore residenziale ed alberghiero, soprattutto di fascia alta, per un totale di 7 miliardi di dollari di investimenti nei prossimi 5 anni.

Parallelamente esistono importanti opportunità di collaborazione anche per le imprese italiane che offrono tecnologie innovative in altri settori di assoluta priorità per l’Indonesia. Tra questi vanno segnalate le fonti di energia rinnovabile alla luce della necessità del paese asiatico di ridurre la forte dipendenza dal carbone (attualmente circa l’80% dell’approvvigionamento) e di differenziare le fonti, con un occhio particolare al geotermico (di cui il paese vanta il 40% delle riserve mondiali), al solare, all’idroelettrico ed ai biocombustibili, tutti settori per i quali viene riconosciuta la grande esperienza e l’eccellenza italiana. Il programma governativo prevede la realizzazione nei prossimi anni di numerose centrali per innalzare la produzione di energia elettrica di 35 GW portando entro il 2019 la produzione di elettricità generata da fonti rinnovabili dai 10,7 GW attuali a 21,5 GW e con l’obiettivo di passare da una quota del 6% ad una quota del 23% del fabbisogno energetico nazionale soddisfatto da fonti rinnovabili entro il 2023. In tale ambito esistono importanti opportunità di affari per le imprese italiane che offrono tecnologie innovative ed i recenti casi di successo di Enel Green Power ed Ansaldo Energia, tra gli altri, lo testimoniano.

Sempre sul lato delle tecnologie “green”, vi è grande interesse anche per l’introduzione di cicli produttivi “puliti”. Questo comparto offre opportunità di inserimento sia a livello di opere pubbliche che di edilizia di lusso. Il Governo indonesiano infatti intende sviluppare i settori del trattamento rifiuti, delle acque reflue e del risanamento ambientale per una maggiore efficienza accompagnata da un risparmio energetico coinvolgendo anche le utilities pubbliche locali.

Altro settore in grande espansione in Indonesia, in quanto risultato della crescita economica, è quello dei dispositivi e delle tecnologie medicali e tutto il settore sanitario nel suo complesso. In questo campo il potenziale è davvero enorme e l’Italia potrebbe essere un partner strategico per migliorare la qualità delle attrezzature ospedaliere e del know how del personale medico e paramedico. Anche il settore farmaceutico e’ suscettibile di offrire occasioni di business, al netto delle difficoltà relative procedure amminstrative concernenti la registrazione dei farmaci e la tutela dei diritti di proprietà intellettuale sugli stessi visto che l’Indonesia importa il 95% dei proprio fabbisogno farmaceutico.

Opportunità ulteriori di crescita per l’Italia, derivano dalle macchine per la lavorazione di plastica e gomma e dal settore petrolchimico finalizzato alla produzione di plastica, dai macchinari per la lavorazione del legno, del marmo, della ceramica, della pelle-cuoio-calzature, nonché da quelle per la lavorazione e trasformazione agroalimentare e per il packaging, dai macchinari e dalle attrezzature per l’agricoltura e per la pesca, dalle macchine utensili e da quelle tessili, ecc. Buone opportunità esistono anche per le imprese italiane del settore automotive e componentistica ed accessoristica auto.

L’Ufficio ICE di Jakarta realizza ogni anno numerose iniziative promozionali e fornisce assistenza e consulenza personalizzata ad oltre 250 aziende italiane interessate a cogliere opportunità di business nel mercato indonesiano, quali partecipazioni a manifestazioni fieristiche in loco (nel secondo semestre 2017 ad esempio è prevista la nostra presenza alla Indonesia Maritime Expo per il settore cantieristico-marittimo, alla Indonesian Hospital Expo per il settore medicale-sanitario ed alla Printech Indonesia per il settore della tecnologia per la stampa), l’organizzazione di missioni di delegazioni di operatori indonesiani a manifestazioni ed eventi italiani di moltissimi settori (quali automotive, food&beverage, gioielleria, ciclo e motociclo, macchine lavorazione marmo e pietra, macchine lavorazione pelli-cuoio-calzature, ecc.) nonché missioni commerciali di operatori italiani in Indonesia con organizzazione di incontri con potenziali controparti indonesiane.

Quali sono le caratteristiche dei consumatori indonesiani? Ci sono degli elementi in particolare che influenzano le loro decisioni d’acquisto?

Il consumatore indonesiano ama il prodotto bello. Le scelte di acquisto dei prodotti dipendono fortemente dalla notorietà dei prodotti. Per i beni del settore moda, la gente acquista per lo più prodotti già conosciuti sul mercato, perlomeno quello asiatico. Ad esempio, un nuovo brand italiano del settore calzature entrerà molto più facilmente in Indonesia se esso viene già commercializzato in Giappone, ad Hong Kong od a Singapore. Mentre per una nuovo brand, bisogna fare un grande sforzo per far conoscere la marca sul mercato. Di solito l’importatore locale chiederà il sostegno dei vertici dell’azienda italiana per costruire un’immagine vincente del marchio in Indonesia. Per quanto riguarda poi il prodotto italiano, i segmenti di mercato di riferimento sono la fascia alta e medio-alta dei consumatori ovvero quelli le cui decisioni di acquisto non sono influenzate dal fattore prezzo.

Qualora si volesse realizzare una partnership con un soggetto indonesiano quali regole della cosiddetta “Business Etiquette” sarebbe opportuno tener presenti?

Pur non essendoci regole particolari o consuetudini molto diverse da quelle vigenti in Europa nel modo di fare business, bisogna però tenere ben presente che in Indonesia le relazioni personali sono molto importanti. Pertanto la capacità di instaurare, coltivare e mantenere nel tempo buoni rapporti interpersonali può facilitare la concretizzazione (soprattutto nel medio periodo) di opportunità d’affari anche al di là delle mere valutazioni di natura economico-commerciale.

Vi sono poi alcuni piccoli, ma sicuramente utili, suggerimenti pratici che si possono fornire:

1) Quando vengono servite bevande e spuntini (è molto comune: di solito uno salato ed uno dolce) nel corso di una riunione è opportuno assaggiarne uno per educazione; bisogna inoltre sempre ricordarsi che spesso il tè viene servito già zuccherato ed è opportuno bere senza mostrare espressioni particolari;

2) Il carattere degli indonesiani è generoso e per questo ama fare regali. Quindi se una società italiana porta ad una società indonesiana un piccolo dono/ricordo di origine italiana, questo regalo genera un’impressione positiva negli interlocutori locali. Ed il dono va consegnato poco prima del termine della riunione. Se poi si riceve un presente durante un incontro di affari, il dono non va aperto al momento della consegna. Tale comportamento mostra infattti che il destinatario gradisce il dono ma non è avido;

3) Anche la gestualità del corpo è molto importante: nel corso di un incontro, in presenza di un tavolino basso, non bisogna mai mostrare le piante dei piedi o le suole delle scarpe o toccare qualsiasi cosa con il piede. I piedi inoltre vanno orientati verso il basso, non vanno incrociati e non è opportuno appoggiare una gamba sul ginocchio dell’altra gamba. Infine è bene non tenere il mento verso l’alto, guardare l’interlocutore con la coda degli occhi o parlare con un tono di voce alto.

Quali sono i principali pro e contro per un soggetto che decide di investire in Indonesia? Il governo locale sta pensando ad alcune misure per agevolarli?

Per quanto riguarda i punti di forza dell’Indonesia, va detto che questi sono tantissimi. Innazitutto è forse poco noto che l’Indonesia è un paese ricchissimo di risorse naturali (carbone, petrolio, gas, olio di palma, nichel, rame, oro, energia geotermica, ecc) delle quali è uno dei primi produttori al mondo, è dotato di una abbondante forza lavoro giovane e con buona preparazione, dispone di un grande e crescente mercato domestico, in combinazione con un clima per gli investimenti in miglioramento, ed ha un importante profilo-paese a livello globale. I prodotti petroliferi e le risorse minerarie (commodities) rappresentano la gran parte delle esportazioni. E’ il 4° paese più grande al mondo per popolazione che vive per oltre il 53% in aree urbane, caratterizzate da uno stile di vita moderno ed un potere d’acquisto in crescita.

Il Governo indonesiano offre inoltre agli investitori stranieri notevoli incentivi in termini di import duty exemption (per es. per l’importazione di macchinari e semilavorati destinati all’attività produttiva), tax allowances and tax holiday (per es. l’esenzione dalla tassa sul reddito per un periodo compreso tra i 5 ed 20 anni a certe condizioni) attraverso l’intervento dell’dell’Agenzia governativa competente BKPM (Indonesian Investment Coordinating Board).

Altro fattore di attrazione è dato dal fatto che la percentuale della fascia di popolazione in età produttiva è molto elevata e nel periodo 2025-2035 rappresenterà la maggioranza. L’istruzione è un indicatore che si riflette sulla qualità della forza lavoro. Dal momento in cui gli anni di istruzione obbligatoria sono stati estesi da 9 a 12 anni, ci sono stati significativi miglioramenti qualitativi della forza lavoro indonesiana.

L’Indonesia sta anche giocando un ruolo sempre più da protagonista negli affari mondiali. E’ l’unico membro della regione del Sud-Est asiatico del G-20 e si ritiene che nel giro di pochi anni possa divenire la settima economia del mondo (attualmente si trova al 16° posto). L’Indonesia è inoltre un paese così strategicamente importante che può contare su un ampio sostegno multilaterale, più di qualsiasi altro paese emergente nel Sud-Est Asiatico. Gli Stati Uniti, l’Australia, l’Unione Europea ed il Giappone hanno tutti forti interessi economici e politici a che l’Indonesia non si allontani dal suo percorso di sviluppo attuale; al contempo il paese sta ricevendo sempre maggiore assistenza anche da India, Corea e, soprattutto, dalla Cina. L’Indonesia è infatti ricompresa nella c.d. “Maritime Silk Road” (Via della Seta Marittima), l’iniziativa strategica lanciata dal governo cinese per aumentare e promuovere la cooperazione tra i paesi allineati lungo la nota Via della Seta. Essa è parte della più ampia strategia di sviluppo “Belt and Road Initiative” che si concentra sulla connettività e la cooperazione tra i paesi eurosiatici.

Per quanto riguarda gli aspetti meno favorevoli, in linea generale possiamo dire che le aziende italiane sono, per la maggior parte, ancora allo stadio della semplice esportazione in Indonesia tramite agenti, distributori o importatori locali, mentre sono circa 60 le aziende stabilite a Jakarta od in altre aree del paese con propri uffici, rappresentanti o impianti. Il lato degli investimenti è dunque in una fase ancora iniziale. Ciò determina due differenti ordini di difficoltà per le imprese italiane.
In linea generale per le aziende che esportano solamente vengono in rilievo soprattutto gli ostacoli tariffari e non tariffari relativi all’importazione in Indonesia di beni di consumo (ad es. licenze, tasse sul lusso, registrazioni, standard nazionali, controlli sanitari in loco ed in Italia), mentre non si registrano particolari barriere nell’importazione dei macchinari, salvo a livello tariffario, in considerazione dell’impulso che il governo sta dando per l’ammodernamento del proprio sistema industriale attraverso macchine e tecnologie avanzate provenienti dall’estero. Al momento i macchinari in genere, come già detto, assorbono circa tra il 75%% del nostro export in Indonesia e questo sbilanciamento a svantaggio dei beni di consumo e dell’agroalimentare deriva proprio dalle difficoltà di accesso al mercato, che l’eventuale firma dell’ Accordo di libero scambio EU-Indonesia CEPA (Comprehensive Economic Partnership Agreement), i cui negoziati sono iniziati nell’ottobre 2016 e che vedranno tra pochi giorni a Bruxelles l’inizio della terza tornata negoziale, potrebbe auspicabilmente ridurre. Tra i settori in cui sarebbe auspicabile una maggiore apertura, vi sono sicuramente il food & beverage (per il quale la registrazione di un singolo prodotto presso il Food & Drug Control Board indonesiano richiede a volte anche più di 1 anno), la cosmetica, l’arredamento e l’automotive (penalizzati da tasse sul lusso con aliquote in alcuni casi superiori al 100%), oltre ai servizi quali la gestione ambientale (trattamento acque e rifiuti), l’assistenza sanitaria e la fornitura di apparecchiature e dispositivi medici, il comparto energia (soprattutto per quanto riguarda le energie rinnovabili ed il gas).

C’è poi il fronte delle problematiche che devono affrontare le aziende già presenti qui con propri investimenti (tra cui ENI, Saipem, Enel Green Power, Astaldi, Ansaldo Energia, Pirelli, Tenaris, Prysmian, Perfetti, Maccaferri, Sacmi, Mastrotto, ecc.) o che intendono investire nel futuro: si tratta di ostacoli legati ad esempio a visti di ingresso/permessi di soggiorno per i lavoratori inviati dall’Italia, licenze edilizie, lunghezza delle procedure per l’apertura di uffici, scarsa chiarezza sulle norme e poca prevedibilità della regolamentazione futura, limiti alle quote massime di proprietà per le società operanti in certi settori (negative list), scarsa trasparenza negli appalti. Tutto questo si inserisce poi nel contesto di una dotazione infrastrutturale ancora scarsa seppur in miglioramento ed oggetto attualmente dei maggiori investimenti governativi, alti costi della logistica e corruzione elevata che rendono il clima degli investimenti più complesso, sebbene estremamente attrattivo.

Possiamo menzionare anche alcuni ostacoli esistenti per negli investimenti: elevati costi di emissione di credito, regolamenti governativi imprevedibili e lunghe procedure per costituire un’azienda necessarie per adempiere a tutti passaggi burocratici richiesti. Esiste poi, come sopra accennato, una c.d. Negative List che individua i settori in cui sono possibili gli investimenti stranieri, quelli in cui non sono possibili affatto e quelli in cui sono possibili ma solo a certe condizioni e con certe limitazioni. La revisione di tale elenco, avvenuta del 2016, ha però ridotto le restrizioni in alcuni campi precedentemente chiusi o limitati.

E’ dunque evidente che i settori dove è possibile un rafforzamento della collaborazione tra Italia ed Indonesia sono numerosi. Le nostre economie sono, infatti, complementari e questa complementarietà deve essere considerata la chiave per ampliare nel prossimo futuro le aree di collaborazione tra i due paesi. L’ufficio ICE di Giacarta è pronto a fornire assistenza, supporto, consulenza, informazione ed accompagnamento a tutte le aziende italiane interessate a questo promettente mercato (email: giacarta@ice.it.).

Fonte: a cura della Redazione di Exportiamo, redazione@exportiamo.it

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