Elisabetta Franchi: da un piccolo atelier al successo sui mercati esteri

Elisabetta Franchi: da un piccolo atelier al successo sui mercati esteri

22 Novembre 2017 Categoria: Un'Italia da Export

Con Fabrizio Rensi, Direttore Commerciale di Elisabetta Franchi, abbiamo parlato dei successi di un brand Made in Italy che in soli dieci anni è riuscito a raggiungere ben 65 diversi Paesi.

Ci racconti brevemente la storia dell’azienda…

Tutto è partito da un piccolo atelier di 5 collaboratori nel cuore di Bologna che in un solo decennio si trasforma in un’azienda di successo, grazie all’attenzione per il dettaglio e l’alta qualità dei materiali. Con la Spring Summer 2015 la stilista sceglie di sfilare in passerella durante la Milano Fashion Week e a seguire per le sei stagioni successive. Oggi il brand si sta sempre più espandendo e gli ultimi importanti traguardi raggiunti riguardano la penetrazione in importanti capitali europee come Parigi, Varsavia e Madrid, il riposizionamento di Bologna e l’opening di Napoli.

Quali sono gli elementi e le condizioni che ne hanno decretato il successo sul mercato attuale?

Il successo del marchio Elisabetta Franchi è legato agli straordinari contenuti del suo prodotto, alla capacità della stilista di interpretare e soddisfare il desiderio di femminilità e modernità della donna. Il successo è legato ad uno stile unico, riconoscibile, inconfondibile, che viene nobilitato da una produzione Made In Italy che garantisce autentica qualità al capo indossato. Ogni creazione è un percorso di linee, forme, dettagli che guidano la donna verso una destinazione di eleganza raffinata, sensuale, originale e mai banale.

In questi anni di crisi, quanto la ricerca del successo sui mercati internazionali è stata una scelta e quanto una necessità?

L’azienda ha da sempre dedicato grande attenzione all’estero. Non lo ha fatto per necessità, ma per un percorso di crescita naturale che ha portato il marchio ad affermarsi anche oltre il mercato locale. La volontà di creare un’identità di brand e di prodotto coerente e riconoscibile, e di consolidarla nelle principali strade della moda del mondo, è la naturale continuazione del grande successo che Elisabetta Franchi ha raggiunto in Italia. Ci sono ancora tantissime cose da fare, ma il percorso è da tempo stato intrapreso.

Quale metodologia di ingresso ha adottato per fare business all’estero ed in quali mercati siete oggi presenti?

Analizzare un mercato estero richiede attenzione, professionalità e tempo. Non ci sono formule magiche o soluzioni immediate, se la volontà è creare un business adeguato e duraturo, per qualità e quantità. La valutazione di un mercato richiede una analisi dettagliata che consideri tutte le peculiarità del mercato stesso e consenta di evidenziare la migliore soluzione per penetrarlo e svilupparlo. A volte le caratteristiche dei mercati richiedono la collaborazione con strutture già presenti ed inserite ed occorre individuare l’interlocutore che per esperienza, posizionamento e credibilità, sia il più adeguato a valorizzare il progetto. Altre volte, la soluzione è gestire direttamente il mercato senza intermediari. Le scelte che si prendono determinano i risultati che si ottengono.

Qual è il “peso” delle attività internazionali sul business?

Oggi Elisabetta Franchi ha un business suddiviso equamente tra Italia e Estero, con una crescita costante proprio all’estero. Sui mercati internazionali è presente in 65 paesi con oltre 550 negozi multi-marca e oltre 50 negozi mono-marca tra i quali spiccano le prestigiose location di Parigi, Madrid, Hong Kong, Varsavia, Mosca, Dubai, Riyadh, Jeddah.

Nel vostro percorso di espansione all’estero siete stati supportati da strutture pubbliche e/o da società di consulenza private?

Ci siamo organizzati autonomamente sfruttando le professionalità e le esperienze del nostro personale interno. Il successo del progetto ha generato un positivo “passa-parola” tra i principali interpreti del mondo della moda e questo ci ha consentito di creare, nei giusti tempi, una rete vendita ed una distribuzione adeguate alle nostre aspettative, sia a livello di immagine che a livello commerciale.

Com’è il rapporto con la burocrazia all’estero e, più in generale, quali sono state le principali difficoltà riscontrate?

Nell’apertura di alcuni punti vendita mono-marca diretti all’estero abbiamo affrontato la burocrazia locale, ma non abbiamo trovato difficoltà particolari ad adeguare le nostre procedure alle regolamentazioni locali. Elisabetta Franchi, nonostante la notorietà e la significativa dimensione del proprio business, resta un’azienda snella e dinamica in grado di cogliere le opportunità senza doversi snaturare per farlo. In un mercato così rapido ed in continua evoluzione, questa sua capacità è un notevole punto di forza.

Quali sono i vostri piani futuri di sviluppo? Avete già in mente nuovi mercati da conquistare?

La volontà è quella di consolidare la nostra distribuzione in Greather China e sviluppare la nostra posizione nel resto continente asiatico. Abbiamo iniziato una promettente collaborazione per il Nord America, Stati Uniti in particolare, dove la notorietà derivante dal vestire celebreties americane di statura e notorietà internazionale, ha aiutato l’inserimento del progetto. Stiamo guardando con interesse al Centro e Sud America dove riteniamo che il DNA del brand e del prodotto, siano perfettamente allineati al gusto del mercati principali. Non abbiamo fretta e procederemo con la consueta attenzione e professionalità.

Quale consiglio si sente di dare agli imprenditori che intendono affacciarsi nello stesso contesto estero?

Il progetto Elisabetta Franchi ha un contenuto chiaro, riconoscibile, tangibile. La Mission che la nostra proprietà ha condiviso con il gruppo di lavoro è nitida. Le scelte strategiche applicate, dal prodotto alla produzione, dalla distribuzione alla comunicazione, vanno nella stessa direzione perché la proprietà sa dove vuol portare l’azienda nei prossimi anni. I mercati esteri hanno peculiarità specifiche, tempi ed esigenze proprie che vanno tenute in considerazione quando si programma una strategia di ingresso, ma occorre farlo senza snaturare la propria essenza e senza abdicare ai propri contenuti. In un mercato dove c’è abbondanza e ridondanza di offerta, serve una visione chiara ed il coraggio di perseguirla in ogni dettaglio ed in ogni geografia. Occorre la pazienza di seminare, la coerenza di accudire il proprio germoglio e la pazienza di attendere il momento del raccolto, per ottenere risultati solidi e duraturi. Consiglierei questo a chiunque volesse affacciarsi sui mercati esteri.

Fonte: a cura della Redazione di Exportiamo, redazione@exportiamo.it

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