Expatriamo in Cina: 6 cose da sapere prima di trasferirsi nel Paese più popoloso del mondo

Expatriamo in Cina: 6 cose da sapere prima di trasferirsi nel Paese più popoloso del mondo

09 Aprile 2019 Categoria: Expatriamo Paese:  Cina

In Cina, su quasi 1,4 miliardi di abitanti, si contano appena 700mila immigrati e, di questi, appena 10mila sono italiani. Partendo da questo dato, che rende bene l’idea di quanto trasferirsi nello stato asiatico non sia esattamente una passeggiata, è possibile fornire qualche consiglio utile ai nostri connazionali affascinati dal pensiero di trasferirsi all’ombra del “Dragone Rosso”.

La Cina è, ormai da molti anni, un gigante in moto che – dopo aver preso un certo ritmo – appare difficile da fermare. Certo, l’impetuosa crescita economica di Pechino è prevista in leggero rallentamento nel prossimo futuro, ma stiamo comunque parlando di un’economia che aumenterà il proprio Pil ad un ritmo superiore al 6% anche nel biennio 2019-2020. Numeri che non possono lasciare indifferenti e che fanno giustamente invidia alle economie più industrializzate del mondo.

Un ulteriore elemento che balza agli occhi è il costante miglioramento delle condizioni di vita di milioni di cinesi (Pil pro capite vicino ai 17mila dollari annui) che ha prodotto l’ampliamento della middle-class locale divenuta, con il passare degli anni, sempre più esigente e facoltosa. Tutto ciò ha contribuito ad incrementare l’appeal del colosso asiatico sugli expat stranieri in cerca di nuove opportunità lavorative o di business.

Ma quali sono 6 cose fondamentali da sapere prima di chiudere le valigie e trasferirsi nell’ex Impero Celeste?

1- Comunicare non sarà così facile

Sicuramente il primo grosso ostacolo che bisogna affrontare quando si decide di trasferirsi in Cina è di matrice linguistica: non sono molti i cinesi che parlano un buon inglese e, specialmente per noi europei, imparare il mandarino può rivelarsi una vera e propria ordalia. Per queste ragioni è sicuramente bene avere un quadro chiaro del settore di riferimento in cui si ha intenzione di inserirsi (verificando ad esempio la presenza e la numerosità di aziende multinazionali in cui sia possibile lavorare utilizzando semplicemente l’inglese) o, se si intende aprire un’attività in proprio, essere consapevoli che, per avere successo ed essere competitivi sul mercato, sarà necessario dotarsi di figure professionali che parlino fluentemente il mandarino. Un buon modo per fare una buona impressione su colleghi o conoscenti è quello di fare dei regali: particolarmente apprezzati sono vino e cosmetici.

2 – I visti Z e X1 devono essere trasformati in permessi di soggiorno

Innanzitutto è bene chiarire che, per entrare in Cina occorre munirsi di un visto, salvo che non si intenda recarsi ad Hong Kong, regione speciale della Cina, per un periodo massimo pari a 90 giorni. Le tipologie di visto che si possono richiedere variano in relazione alla durata ed allo scopo del soggiorno e, per ottenerlo, è necessario rivolgersi al centro visti di Milano, al centro visti di Roma o al Consolato cinese di Firenze a seconda della propria regione di residenza.

C’è comunque una regola generale, che prescinde dalla tipologia di visto ottenuta: per qualsiasi tipo di soggiorno è obbligatorio registrare la propria residenza presso il Public Security Bureau (PSB) locale entro 24 ore dall’arrivo, fatta eccezione per i cittadini che soggiornano in hotel o in una residenza universitaria.

Il visto più semplice da ottenere è senza dubbio quello turistico, identificato dalla lettera L, rilasciato per un soggiorno pari o inferiore a 30 giorni anche se, in presenza di un biglietto aereo di ritorno, è possibile richiedere un periodo anche superiore ai 30 giorni. La seconda categoria di visto è identificata dalla lettera X e riguarda il visto per studenti: se si ha intenzione di seguire un corso di durata superiore ai 6 mesi bisogna richiedere un visto X1, se invece il corso avrà durata pari o inferiore ai sei mesi si dovrà richiedere il visto X2. Poi c’è il visto lavoro, identificato dalla lettera Z, che è rilasciato a chi sigla un contratto di lavoro con un’azienda (anche straniera) operante sul territorio cinese. Tale visto permette però di entrare in Cina una sola volta.

In più si deve sottolineare che sia il visto Z sia il visto X1 hanno una durata di un solo mese e devono necessariamente essere trasformati in permesso di soggiorno. Rimane poi da menzionare il visto affari che si divide in due categorie: il visto M (per visite di carattere commerciale) e il visto F (per visite non commerciali). Tali visti hanno il vantaggio di avere una durata variabile dai 3 ai 12 mesi e di poter essere multi ingresso.

Ciò che è fondamentale ricordare è che, per nessun motivo, ai possessori di visti L e X è consentito lavorare ma che, se si trova lavoro, è possibile richiedere il cambio del visto. Infine si fa presente che, per soggiorni della durata massima di dieci anni, è possibile richiedere un visto D che è però molto complicato da ottenere e viene concesso soltanto a chi ha già soggiornato in Cina per un lungo periodo di tempo.

3 – E’ bene stipulare un’assicurazione sanitaria privata

Prima di partire per la Cina è bene fare un check-up medico completo che assicuri all’aspirante expat di godere di buone condizioni di salute e che scongiuri l’ipotesi di doversi sottoporre a interventi chirurgici o cure mediche complesse. In effetti il sistema sanitario cinese, oltre a non essere gratuito, non gode di una gran fama specialmente perché – data l’enorme estensione del territorio – offre prestazioni poco “standardizzate”. Pertanto il consiglio è quello di stipulare un’assicurazione sanitaria privata, preferibilmente internazionale, che normalmente garantisce una maggior copertura rispetto ad una cinese. In effetti nella maggior parte dei casi le aziende non forniscono nessun tipo di assicurazione medica e le università forniscono solo assistenza base, anche se è sempre bene informarsi.

4- Non bisogna spaventarsi della censura di Internet

Per un expat europeo utilizzare internet in Cina per la prima volta può comportare un piccolo choc: la censura del governo cinese blocca infatti moltissimi siti web e social network fra cui alcuni di uso quotidiano come Google, Youtube, Facebook, Twitter e Instagram. Niente paura però perché esiste una soluzione ovvero dotarsi di un buon VPN (Virtual Private Network), che nasconda il luogo di connessione rendendo così possibile l’accesso a tutti i siti internet.

5- Istruire i propri figli non è semplice

Gli expat che si trasferiscono con figli al seguito devono sapere che il sistema educativo cinese favorisce la competitività a scapito della creatività e che, in generale, chi esprime le proprie opinioni non solo non è apprezzato ma è anche redarguito da insegnanti e professori. Per questo molti expat decidono di iscrivere i propri figli a scuole internazionali, che hanno però dei costi notevoli.

6 – Per fare impresa serve… pazienza!

Il mondo del business cinese è imperniato sul concetto di guanxi che esalta l’importanza delle relazioni personali: per questo gli imprenditori stranieri che vogliono fare affari in Cina devono mettere in conto di investire diverso tempo in un’opera di costruzione di relazioni sociali, dal momento che i cinesi tendono a non fidarsi di chi non conoscono. Infine altri due concetti molto importanti e quindi da non sottovalutare quando si intrattengono rapporti commerciali con imprese cinesi sono quelli di rispetto dell’anzianità e delle gerarchie.

Fonte: a cura di Exportiamo, di Marco Sabatini, redazione@exportiamo.it

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