Coricelli, l’olio Made in Umbria che fa il giro del mondo

Coricelli, l’olio Made in Umbria che fa il giro del mondo

08 Maggio 2019 Categoria: Un'Italia da Export

Con Chiara Coricelli, Amministratore Delegato di Pietro Coricelli, abbiamo scoperto una delle più grandi aziende olearie del “Vecchio Continente” capace di esportare in oltre 110 Paesi, rappresentando così uno dei marchi italiani più distribuiti a livello globale.

Se dovesse scegliere un aggettivo rappresentativo di Coricelli quale sceglierebbe e perché?

Innovativo è forse l’aggettivo più giusto per la nostra azienda, che ha fatto delle proprie radici e dei suoi 80 anni di storia il trampolino di lancio per un nuovo percorso aperto alla ricerca e alla sperimentazione, sensibile alle richieste ed alle tendenze dei mercati senza mai dimenticare i principi di qualità e trasparenza.

Su quali mercati opera principalmente l’azienda e con quali modalità?

Il 2018 si è chiuso con un 40% in Italia ed un 60% di export. Il mercato nazionale è prevalentemente rappresentato dalla GDO dove distribuiamo i marchi di proprietà: quello di famiglia “storico” Pietro Coricelli ed il marchio Cirio, di cui l’azienda ha rilevato nel 2008 la licenza d’uso perpetua per la nostra categoria. In terra straniera invece abbiamo forme di vendita diverse a seconda dei Paesi e dei canali coinvolti: passiamo dal rapporto diretto con la GDO al lavoro tramite importatori per arrivare fino alle catene di Foodservice: insomma ci muoviamo in uno scenario pluricanale che copre oltre 110 Paesi del mondo.

In questi anni di crisi, quanto la ricerca del successo sui mercati internazionali è stata una scelta e quanto una necessità?

Esportiamo dagli anni ’70: si può dire che siamo stati dei veri e propri pionieri, quindi direi che è stata una scelta chiara che si è rivelata un fortissimo driver di crescita e di sviluppo per l’azienda.

Nella sua esperienza qual è stato il mercato più problematico e quello con maggiori margini di successo?

Non è semplice dare una risposta univoca: affrontando uno scenario export così vasto posso dire che anche il Paese più avanzato e aperto al mondo ha delle criticità. Tutto sta nel saperle affrontare in modo professionale, trasparente e collaborativo. Per noi la parola d’ordine sui mercati internazionali è solo una: flessibilità. Di prodotto, di relazioni, di strategia di marketing.

Se non si conoscono le modalità per accedere ad un mercato estero è facile cadere in trappole da parte di operatori locali?

Assolutamente sì. Specialmente negli ultimi anni l’export è diventato uno specchietto per allodole. Non solo a causa di alcuni operatori locali, ma anche di avventori che millantano alle aziende di mirabolanti agevolazioni per affrontare i mercati esteri. Solo in pochi hanno la professionalità necessaria per portare il peso di un’azienda ed occorre un buon occhio per saperli identificare. Ma soprattutto nel nostro caso c’è sempre stato il coinvolgimento diretto della famiglia dietro ad ogni scelta…sempre pronti con la valigia in mano.

Com’è il rapporto con la burocrazia all’estero?

Impegnativo, ma anche gratificante. La burocrazia italiana ci “prepara” molto bene, spesso troviamo situazioni semplici da questo punto di vista anche nei Paesi più remoti!

Quali sono i vostri piani futuri di sviluppo? Avete già in mente nuovi mercati da conquistare?

Siamo e saremo molto concentrati nel dare profondità ai nostri mercati mirando ad incrementare capillarità di distribuzione e ponendo sempre più il focus sulla realizzazione di una gamma prodotti sempre più estesa.

Ritiene che l’internazionalizzazione di cui oggi si parla tanto sia un’esigenza imprescindibile per tutte le imprese italiane?

Senza dubbio sì: noi imprese abbiamo storie talmente belle da raccontare e prodotti così di qualità che è davvero facile rimanerne affascinati!

Quale consiglio si sente di dare agli imprenditori che intendono affacciarsi nello stesso contesto estero?

Siamo gli ambasciatori del più bel Paese al mondo: non lasciamoci sfuggire questa occasione! Impegniamoci con sacrificio e apertura mentale, senza pregiudizi e con la voglia di imparare a conoscere tutti i mercati, anche quelli su cui ci affacciamo per la prima volta.

Fonte: a cura della Redazione di Exportiamo, redazione@exportiamo.it

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