L’Algeria tra Sogno Economico e Realtà Politica

L’Algeria tra Sogno Economico e Realtà Politica

06 Febbraio 2023 Categoria: Focus Paese Paese:  Algeria

Sfruttando la necessità europea di emanciparsi dalla dipendenza energetica russa, l’Algeria sta conoscendo un momento di straordinaria floridità economica e stabilità politica che la spingono a cercarsi un nuovo posto nel mondo. Ci riuscirà?

L’Algeria, il più grande esportatore di gas naturale dell’Africa, sta cercando di sfruttare come meglio può l’attuale era di rivalità tra grandi potenze e la crisi energetica in corso per consolidare il suo ruolo di attore fondamentale nel Mediterraneo. Le sanzioni alla Russia e la sua progressiva uscita di scena dal mercato europeo dell’energia hanno infatti spianato la strada ad Algeri, che ha un’opportunità unica di diventare il principale fornitore di gas dell’Europa nel lungo periodo, considerato il ruolo centrale che questa risorsa rivestirà nel percorso di transizione energetica del vecchio continente. Un ruolo che gli ha permesso l’anno scorso di superare i 50 miliardi di dollari di entrate dalle forniture gasifere, rispetto ai 34 miliardi del 2021 e ai soli 20 miliardi del 2020.

Per l’Italia, in particolare, l’Algeria è diventata un partner strategico nel settore energetico, ed il recente viaggio della presidente del Consiglio Giorgia Meloni che si è recata ad Algeri per incontrare il primo ministro Aymen Benabderrahmane ed il presidente Abdelmadjid Tebboune, ne è la dimostrazione. All’inizio del 2021, il principale fornitore di gas per l’Italia era la Russia (3,1 miliardi di metri cubi). Dopo l’invasione russa dell’Ucraina, però, le importazioni da questo paese sono crollate e l’Algeria è diventata il principale fornitore di gas naturale per l’Italia (42% dei 68 miliardi di metri cubi importati nel 2022), sfruttando la prossimità geografica e la necessità di Roma di sganciarsi dalla dipendenza energetica russa.

Italia e Algeria hanno firmato una dichiarazione congiunta e quattro protocolli d’intesa in diversi settori. Due di questi accordi coinvolgono la compagnia energetica algerina Sonatrach e l’italiana ENI, che hanno un rapporto di lunga data, e mirano a migliorare le reti di collegamento energetico tra Algeria e Italia e ad aumentare le forniture di gas fino ad almeno 35 miliardi di metri cubi all’anno, mentre il secondo è incentrato sulla cooperazione tecnologica per la riduzione del gas flaring, recupero e altre tecniche di riduzione delle emissioni. Tra l’altro, è emersa anche la potenziale apertura nel 2023 di nuovi appalti per la gestione di alcuni giacimenti attualmente in fase di esplorazione, che offrirebbero nuove opportunità per gli investitori stranieri.

Gli altri protocolli riguardano la cooperazione nelle attività spaziali a fini pacifici e la cooperazione economica, con un accordo formale raggiunto tra il Consiglio per il rinnovamento economico algerino (CREA) e la Confederazione economica e industriale italiana. L’interesse dell’Italia verso l’Algeria, infatti, non si limita all’energia, anche se questo dossier è estremamente rilevante. La discussione si è concentrata anche su una serie di altre questioni rilevanti, industria automobilistica, turismo, agricoltura, industria navale e altro. L’Italia infatti considera l’Algeria un attore cruciale nel Maghreb e nel Sahel, la cui influenza può rivelarsi positiva anche per le relazioni italiane con una serie di altri paesi considerati fondamentali nei calcoli geopolitici di Roma, ad esempio Libia e Tunisia.

E questo grazie alla stabilità economica, e di conseguenza politica, che il paese sta conoscendo negli ultimi anni. Nel 2022, infatti, l’Algeria ha visto crescere il Pil del 4,7 per cento rispetto al 2021, il più alto tasso di crescita registrato dal 2005, quando aveva raggiunto il 5,9 per cento. Secondo le proiezioni del Fondo monetario internazionale, il paese nordafricano vedrà crescere il suo Pil anche nel 2023 in misura del 2,6 per cento su base annua. Nel contesto inflazionistico generato dal conflitto in Ucraina, le maggiori entrate garantite da un mercato globale dell’energia in netta ripresa hanno alleviato la pressione fiscale sulle casse dello stato e consentito alle autorità di mantenere alti livelli di spesa pubblica, mitigando – di fatto – parte del malcontento sociale che era riemerso a partire dal 2019. Sfruttando la stabilità dei prezzi dell’energia prevista anche nel 2023 l’economia algerina è orientata verso una fase di ripresa e consolidamento che dovrebbe avere ripercussioni positive sulla stabilità politica interna e sul suo ruolo di stabilizzatore nella regione. Grazie all’esperienza acquisita nell’ambito del contrasto al terrorismo, Algeri sembra avere infatti le potenzialità per giocare un ruolo di mediazione molto più incisivo, anche nel contesto di crescente assertività geopolitica da parte di Russia e Cina nella regione.

Negli ultimi anni, infatti, il ruolo di questi due attori in Algeria si è ulteriormente consolidato. La Cina è di gran lunga il primo esportatore nel paese, specialmente per categorie di prodotti come macchinari, componenti e apparecchiature elettroniche, e metalli. Lo scorso novembre i rispettivi ministri degli Esteri hanno firmato un nuovo accordo di cooperazione strategica quinquennale in diversi ambiti, tra cui industria, energia, spazio e cultura. Dal 2021, inoltre, un consorzio di aziende algerine e cinesi che include le China Harbour Engineering Corporation (Chec) e la China State Construction Engineering Corporation (Csce) sta costruendo il porto di El Hamdania, un progetto da 3,3 miliardi di dollari che consentirà all’Algeria di avere il secondo porto mercantile di tutto il continente africano e garantirà all’azienda di stato cinese Shanghai International Port Group (Sipg) un’esclusiva di 25 anni sulla gestione dello scalo.

Dal canto suo, la Russia può vantare una solida tradizione di commesse militari, che nel periodo tra il 2017 e il 2021 hanno rappresentato oltre l’80% di tutte le armi acquistate dall’Algeria, rendendo l’Algeria il terzo importatore di armi dalla Russia, dopo India e Cina e primo per spesa militare in Africa. Nonostante la guerra in Ucraina, la partnership strategica con Mosca non sembra comunque essere in discussione, come confermano le recenti esercitazioni militari congiunte tenutesi per la prima volta sul suolo algerino.

Non sorprende dunque che Pechino e Mosca abbiano accolto con favore la richiesta avanzata da parte dell’ Algeria, nel novembre 2022, di entrare a far parte del gruppo di economie emergenti rappresentato dai BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica). Riluttante a mettere a repentaglio i legami commerciali e di sicurezza con Pechino e Mosca, l’Algeria ha cercato di aderire ai BRICS per “poter definire più facilmente la propria politica estera, proteggendo al contempo le sue crescenti opportunità economiche come esportatore di energia”, scrive in un’analisi Foreign Policy.

Ma i piani di Algeri si fondano su un equilibrio molto precario: da un momento all’altro la floridità economica che deriva dall’attuale crisi energetica potrebbe anche venire meno, e la relativa stabilità politica che ne deriva crollare con essa. A quel punto, il sogno di diventare una grande potenza economicamente emergente con un ruolo da pacificatore regionale e mediatore internazionale potrebbe svanire in un nonnulla.

Fonte: a cura di Exportiamo, di Miriam Castelli, redazione@exportiamo.it

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