Pitti Cavalca l’Onda del Successo del Menswear Made in Italy

Pitti Cavalca l’Onda del Successo del Menswear Made in Italy

13 Gennaio 2022 Categoria: Moda & Accessori

Pitti Immagine ha iniziato il nuovo anno con ottimismo e propositività decidendo, nonostante l’imperversare della variante Omicron, di dare luogo alla 101esima edizione di Pitti Uomo sfruttando il momento particolarmente propizio che, nonostante tutto, sta vivendo il menswear italiano.

Si conclude oggi Pitti Uomo, una delle più importanti fiere al mondo dedicate alla moda maschile internazionale, dove hanno esposto le migliori marche di menswear Made in Italy. L’evento non ha potuto, anche per questioni di sicurezza, registrare i numeri di visitatori pre-Covid, ma ha comunque vantato un’esposizione di oltre 540 brand, dei quali 151 stranieri, presenti sia fisicamente che sul canale online Pitti Connect.

Il percorso di Pitti Uomo 101 è stato suddiviso in 3 macroaree:

  • Fantastic Classic: alcuni dei brand più famosi hanno sperimentato degli accostamenti innovativi ed eclettici, cercando di rivisitare l’abbigliamento classico del dandy e del business man in chiave più contemporanea, creando dei capi iconici, un must-have nel guardaroba di ogni uomo elegante.
  • Dynamic Attitude: la quotidianità e il confort nell’abbigliamento è il fil rouge. L’artigianalità dei capi va incontro alla performance dei capi rendendo l’abbigliamento elegante da lavoro, casual, dove la fanno da padrone i jeans e le sneakers.
  • Sustainable Style: dedicato ai nuovi brand e giovani stilisti che dedicano il loro talento alla creazione di innovativi capispalla sostenibili ma pur sempre di tendenza.

Menswear a tutto export

Pitti Uomo vuole iniziare questo nuovo anno cavalcando l’onda proveniente dall’incremento delle vendite di moda del 2021 nel settore menswear. Nel 2021, infatti, questo comparto ha registrato tra gennaio e luglio un aumento dell’export pari al +16.4% rispetto all’anno 2020.

Nonostante una crescita del 9.9% del menswear italiano nei mercati extra-europei, la crescita maggiore si registra ancora nel mercato europeo con un +25.4% ed una quota del 45.1% sull’export di settore.
Dati incoraggianti provengono sicuramente dalla Svizzera, che risulta essere il maggior amatore della moda maschile italiana con un +16.6%, seguita dai partner storici dell’export italiano: Germania e Francia.

Gli Stati Uniti rappresentano un mercato in crescita per il settore moda ma con una variazione di crescita di molto inferiore rispetto ai partner europei, incrementando il valore dell’export del +5.6%.

Il risultato migliore e più incoraggiante continua a provenire dall’Estremo Oriente. Infatti, Cina e Sud Corea continuano la loro corsa all’allineamento alle tendenze della moda occidentale e registrano degli incrementi veramente ragguardevoli per quanto riguarda l’export del menswear italiano: rispettivamente +81.3% e +37.1%.

Una crescita promettente è quella registrata anche in altri Stati minori per l’export italiano come Polonia, Austria e Russia che hanno comunque messo a segno degli incrementi che vanno dal 10% al 74%.

Non tutti i mercati principe per lo sbocco della moda maschile italiana registrano però dei dati incoraggianti, nemmeno se rapportati con i volumi di vendita del 2020. Tra questi, i peggiori sono stati il Regno Unito con -27.7%, dato su cui ha certamente influito la Brexit, il Giappone -4.5% e Hong Kong -2.1%.

B guardando ai dati dei primi sette mesi del 2021, in confronto allo stesso periodo del 2019, quindi in tempi pre-Covid, il mercato non risulta aver ancora recuperato il volume di vendite pre-pandemico, registrando ancora un gap del -10.8%.  Non tutti gli Stati, però, hanno contribuito alla negatività di questo dato, anzi, ci sono dei Paesi che anche confrontati con il 2019, nel 2021 hanno ottenuto dei risultati molto incoraggianti: tra questi troviamo Svizzera, Germania, Francia, Corea del Sud e Cina, che da sola ha aumentato l’importazione di capi di moda maschile italiana di 60.5 milioni. Al contrario, Stati Uniti, Regno Unito, Spagna, Giappone e Hong Kong ancora non hanno raggiunto i risultati del 2019; in particolare, la sola Hong Kong presenta un deficit di importazioni di settore pari a 80 milioni.

La moda vola online, soprattutto in Oriente

Gli e-commerce ed i marketplace hanno giocato un ruolo chiave per la moda italiana, in particolare nei mercati dell’Estremo Oriente, dove internet e i social media fanno parte della quotidianità più che il mondo retail. Nel mondo occidentale, questa tendenza allo shopping online anche per i beni di lusso ha sicuramente subito un’accelerata durante il periodo pandemico e delle restrizioni ai viaggi, ma non è onnipresente come lo è nei Paesi asiatici. Le aziende sono ormai “obbligate”, se vogliono sopravvivere, ad adattarsi alle tecnologie digitali e a comunicare il loro brand tramite i social media e gli strumenti che essi possono offrire, come i creator (o influencer) e i KOL (Key Opinion Leader).

Sostenibilità è la parola d’ordine

Un aspetto molto importante che recentemente ha assunto crescente importanza e che Pitti Uomo 2022 sostiene ad alta voce è la sostenibilità nel settore moda, anche se di lusso. I più innovativi in questo senso sono stati i brand emergenti che sperimentano e nascono con queste tipologie di lavorazioni e materiali, ma anche i brand storici e classici riescono a coniugare il classico con il moderno non perdendo mai la propria identità ed anzi diventando sempre più sostenibili.

Pitti Uomo infonde in questo anno nuovo, iniziato ancora una volta all’insegna della pandemia, positività e ottimismo per i risultati ottenuti e quelli che il 2022 riserverà al comparto moda maschile italiana che, nonostante rispetti i canoni tradizionali, sa rimanere al passo con i tempi accogliendo le nuove tendenze ed esigenze dei consumatori, più o meno giovani, e di culture anche lontane dalle nostre.

Fonte: a cura di Exportiamo, di Ambra Quadri, redazione@exportiamo.it

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