Il Consiglio dei guardiani della Rivoluzione islamica iraniana ha annunciato che le tanto attese dodicesime elezioni presidenziali si terranno il 19 maggio 2017.

Quattro anni fa Hassan Rouhani è stato eletto con il 50,71 percento dei votanti e sin da subito il nuovo Presidente ha dimostrato di voler tenere fede alla promessa di cambiare le relazioni dell’Iran con il resto del mondo.

La sua forte volontà di modificare l’immagine di un Paese considerato come uno “stato canaglia” è stata di fondamentale importanza anche per la conclusione dell’accordo sul nucleare (JCPOA) tra l’Iran e i Paesi del cosiddetto “5+1″.

La politica economica di Rouhani si è focalizzata sullo sviluppo a lungo termine del Paese ed in particolare si è data l’obiettivo di migliorare l’ambiente imprenditoriale, ridurre l’inflazione, aumentare il potere d’acquisto della popolazione e trattare per la rimozione delle pesanti sanzioni economiche internazionali che hanno gravemente danneggiato l’economia iraniana.

Chiaramente la crescita economica è e rimane una delle principali priorità del governo anche perché solo attraverso di essa sarà possibile migliorare la condizione dei ceti meno abbienti dell’Iran rafforzando la costruzione di un ceto medio.

Secondo il Fondo Monetario Internazionale l’implementazione del JCPOA ha prodotto un significativo incremento della produzione e dell’export di Oil&Gas nel 2016 e le prospettive rimangono positive anche per l’anno in corso.

A partire dall’anno 2017/2018 la crescita dell’economia iraniana dovrebbe rallentare rispetto al 2016/2017 - ricordiamo che l’anno iraniano parte dal 21 marzo - attestandosi intorno al 3,3% a causa di una minore quota di “export energetico” e per il sostanziale immobilismo del settore non-oil.

Ricordiamo che solo nel 2011/2012 l’Iran ha perso circa 40 miliardi di dollari a causa delle sanzioni, un duro colpo per un’economia dipendente per l’80% dai proventi del settore energetico. Ancora peggio è andata l’anno successivo (2012/2013) che ha visto calare le vendite di Oil&Gas del 47%.

Inflazione

Il tasso di inflazione è sceso, alla fine del 2015/2016, dopo molto tempo e si stima che il prossimo anno dovrebbe finalmente tornare sotto la soglia del 10 percento.

Il valore dell’import e export

Una delle conseguenze più gravi delle sanzioni contro l’Iran ha riguardato l’allontanamento di numerose aziende straniere ed il conseguente crollo degli investimenti esteri.

Il governo Rohani è consapevole che l’economia iraniana non potrà dipendere dal settore energetico per sempre e per questo motivo ha avviato una serie di investimenti volti a diversificare l’economia nazionale.

Iran e Italia

Fino al 2011 l’Italia ha intrattenuto ottimi rapporti commerciali con l’Iran trainati da una corposa crescita dell’export che si è in particolare realizzata nel quinquennio 2000-2005. Poi, come è noto, l’inasprimento delle sanzioni ha fatto crollare gli scambi.

Oggi però i due Paesi hanno una grande occasione per riallacciare una relazione che ha subito un brusco stop negli ultimi anni ed è stato infatti stimato che la cessazione del quadro sanzionatorio potrebbe portare a un incremento dell’export italiano nel Paese di quasi 3 €/mld nel quadriennio 2015-2018.

Se l’export italiano riuscisse a riproporre una crescita simile a quella osservata nel periodo pre-sanzioni (2000-2005), si raggiungerebbe infatti un livello di esportazioni superiore a 2,5 €/mld già nel 2018.

L’export italiano verso l’Iran è guidato principalmente dal settore della meccanica strumentale (58%) e dai prodotti chimici (8,4%), a cui vanno aggiunti i prodotti metallurgici, le apparecchiature elettriche e i materiali da costruzione.

Sebbene non si conosca ancora il nome del candidato conservatore (fra i papabili l’attuale sindaco di Teheran Ghalibaf, Baqai l’ex Direttore Generale del Cultural Heritage, Handscrafts and Tourism Organization e Zarghami, l’ex Direttore generale del Islamic Republic of Iran Broadcasting) che sfiderà il riformismo di Rouhani è certo che l’esito elettorale di maggio avrà importanti ripercussioni sul futuro del Paese. 

Il programma e la strategia del governo Rouhani sono chiari e prevedono la prosecuzione del cammino riformatore intrapreso nei quattro anni di governo: ora toccherà al popolo decidere se confermare la fiducia al governo uscente.

Fonte: a cura di Exportiamo, di Morvarid Mahmoodabadi, redazione@exportiamo.it

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