La Cina continua a mantenere la sua posizione di leader mondiale nel campo delle importazioni per quanto riguarda il food e, nonostante le molteplici sfide e difficoltà d’ingresso di nuovi prodotti nel Paese, il mercato cinese continua ad avere molto da offrire ai produttori di tutto il mondo, in particolare a quelli italiani.

Dunque le principali opportunità di business nel comparto agroalimentare cinese si concentrano in specifici settori che hanno realizzato una crescita significativa negli ultimi anni.

Prodotti a base di carne e pesce

La carne di maiale resta, in assoluto, l’alimento più consumato dai cinesi ma negli ultimi dieci anni anche altri tipi di carni hanno iniziato a guadagnare grosse quote di mercato. Ciò è dovuto soprattutto ad una classe media in espansione ed all’accresciuto livello culturale del consumatore che tende ad informarsi con maggiore precisione sugli aspetti legati alla salute rispetto al passato.

Pechino dunque non si limita ad importare ingenti quantità di manzo, agnello e pollo ma acquista anche salmone (molto popolare e richiesto) dal Nord Europa e dalla Scozia. Da segnalare inoltre che gli importatori cinesi sono interessati sia a carni fresche sia a carni congelate. Le maggiori importazioni di carni di maiale provengono invece dagli Stati Uniti e da alcuni Stati europei (Germania, Polonia e Spagna) mentre larga parte delle importazioni di manzo vengono da Australia, Nuova Zelanda, Uruguay e Canada.

Settore dolciario

Il mercato dolciario cinese è in crescita e dunque, anche se i produttori locali di dolci rimangono i leader del settore, negli ultimi dieci anni si sta verificando un aumento della domanda per i prodotti di fascia alta nei confronti di imprese straniere. Non è quindi un caso che molte delle aziende che hanno sperimentato un incremento delle esportazioni verso la Cina sono quelle in possesso delle certificazioni bio e vegan. L’utilizzo di ingredienti più sani ha permesso a molti Paesi europei, più USA e Giappone, di riscuotere un grande successo in Cina. Gli importatori cinesi in questo settore sono particolarmente interessati a cioccolato e snack di altissima qualità ed infine si segnalano interessanti opportunità per le aziende che si concentrano sulla produzione di tartufi (cioccolato bianco e nero) e biscotti.

Caffè

Il caffè sta conquistando sempre di più il cuore dei cinesi (in particolare nelle aree urbane) ed alcuni esperti sostengono che questo settore sia il nuovo “El Dorado” per le imprese straniere. Le aziende che hanno riscosso maggior successo in questo campo sono quelle italiane: i prodotti del Belpaese sono tra i più richiesti dai cinesi e gli importatori sono costantemente alla ricerca di novità. Ciò rende molto importante la presenza delle nostre aziende alle fiere espositive in Cina per stringere accordi con potenziali importatori e buyers.

Olio d’oliva

Un altro prodotto che sta riscuotendo un successo incredibile sul mercato cinese è l’olio d’oliva. Le importazioni di questo prodotto sono infatti salite, negli ultimi dodici anni, di oltre il 1000% e attualmente si registra la presenza di 50 brand stranieri del settore nei centri urbani cinesi più grandi. Grazie ai suoi benefici per la salute ed al maggior utilizzo da parte del consumatore, l’olio di oliva è considerato il prodotto più famoso in Cina. Alcuni analisti sostengono che il consumo potrebbe raggiungere oltre le 900.000 tonnellate annue nel 2020. I nostri due principali competitor sul mercato cinese sono Spagna e Grecia.

Vino e birra

Le aziende produttrici di vino e birra hanno ottime chance di stringere accordi con importatori cinesi. Le opportunità per esportare queste due bevande in Cina sono molto elevate, anche per i prodotti con una fascia di prezzo più alta ed un target di clientela con una maggiore capacità economica rispetto al cinese che vive in periferia. Bisogna però fare attenzione alle modalità di promozione del prodotto: il consumatore cinese non è più quello di 20 anni fa ed è molto più attento e informato perfino del consumatore medio italiano. Esso è disposto a spendere anche solo per frequentare in Italia corsi di formazione e degustazione.

Fonte: a cura di Exportiamo, di Luca Specchia, redazione@exportiamo.it

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