La tendenza ad acquistare e mangiare bio si sta diffondendo in tutta Europa. In particolare, il Belpaese risulta essere un mercato molto ricettivo data la presenza di una consolidata tradizione culinaria che può vantare una vasta gamma di prodotti di eccellenza. Nell’ambito della manifestazione SANA RESTART, la versione 2020 della fiera sul biologico, si è tenuta la seconda edizione di Rivoluzione Bio, evento in cui sono emerse le nuove tendenze del settore bio italiano: più digitale, più sostenibile e più votato all’export.

Il biologico in pochi anni è passato dall’essere una moda di pochi prodotti di nicchia per una fascia di persone molto attente all’origine degli alimenti, all’essere una fascia di mercato in continua crescita, parallelamente al tema della sostenibilità, requisito ormai fondamentale per il posizionamento di un brand nel mercato globale.

Ma sostenibilità non ha a che fare solo con i farmaci utilizzati nei campi per la coltivazione e l’imballaggio dei prodotti, bensì è un concetto molto più ampio, che nel settore biologico abbraccia anche argomenti come la giusta retribuzione dei dipendenti e l’uguaglianza di genere. Un trend, quello del Fair Trade, che ormai riguarda tutta la filiera dell’agroalimentare e al quale i consumatori prestano sempre più attenzione.

“Rivoluzione Bio”, promosso da Bologna Fiere e realizzato in collaborazione con FederBio, AssoBio e ICE, è un evento dedicato al dibattito sul presente e sul futuro del biologico, animato da tavoli tematici a cui hanno preso parte i maggiori stakeholder del settore italiani ed internazionali. Durante la giornata sono stati presentati dalla società di consulenza Nomisma alcuni dati che mostrano le ultime tendenze del biologico. Inoltre l’evento è stato anche l’occasione per approfondire sfide e opportunità del settore alla luce dell’attuale contesto caratterizzato dalla pandemia da Covid-19.

Secondo i dati di Sinab del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, l’Italia è il primo Paese in Europa per incidenza delle coltivazioni biologiche sul totale, con una percentuale del 15,8%, mentre risulta terza per superficie biologica, che al momento ha raggiunto quasi 2 milioni di ettari, seguendo la Spagna e la Francia.

Per quanto riguarda invece l’acquisto dei prodotti bio in Italia, i dati dell’Osservatorio Sana 2020 mostrano che il biologico vale 4,3 milioni di euro, rappresentando un mercato in continua crescita.

Il canale di vendita principale è rappresentato dalla GDO, con 2 miliardi di euro di vendite nel 2020. I negozi specializzati bio in catena ed indipendenti registrano, invece, un aumento dell’8%. A seguire gli “altri canali” – ovvero negozi di vicinato, farmacie, mercatini, GAS (Gruppo di Acquisto Solidale) – che nel 2020 hanno raggiunto un fatturato di 836 milioni di euro (il 22% del mercato domestico) con una crescita del +10%.

Un dato molto interessante è rappresentato dallo shopping online, attraverso il quale le vendite bio hanno registrato una crescita del 143% fino ad agosto 2020 rispetto all’anno precedente.

Anche oltreconfine il bio Made in Italy va a gonfie vele. Secondo le stime Nomisma, nel 2020 l’export di prodotti biologici raggiungerà i 2.619 milioni di euro, con una crescita dell’8% rispetto al 2019. I mercati più promettenti sono Germania, Paesi scandinavi, USA, Francia, Paesi Benelux e Giappone.

Durante i lavori è stato proposto alle imprese biologiche presenti di immaginare quali cambiamenti prevedono nella seconda parte del 2021, e tra i dati più significativi c’è proprio la proiezione di un aumento dell’export (per l’ 85% delle imprese), l’incremento delle vendite online (per il 66%) e nella ristorazione (61%), oltre che un potenziamento della presenza social (77%).

Un’altra questione molto importante quando si tratta il tema della sostenibilità nel settore alimentare è il packaging, un fattore a cui ormai almeno un consumatore su due presta attenzione. Nell’industria alimentare, l’imballaggio è importante quanto il contenuto stesso. L’imballaggio alimentare commercializza il prodotto, ne prolunga la durata e facilita il trasporto a lunga distanza. Negli ultimi anni il packaging alimentare è diventato più verde. La spinta verso soluzioni ecocompatibili ha spinto i grandi marchi ad abbandonare la plastica monouso e fornire imballaggi biodegradabili, riciclabili o riutilizzabili.

Il futuro dell’industria bio è dunque sostenibile, proiettato all’export e sempre più digitale.

Collegare il commercio equo e solidale e le etichette biologiche con la produzione alimentare regionale fornirà un’opportunità per creare un sistema alimentare veramente sostenibile, a sostegno delle comunità locali.

Fonte: a cura di Exportiamo, di Cristiana Oliva, redazione@exportiamo.it

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