All’inizio dell’anno è entrata in vigore l’area di libero scambio più grande del pianeta che raccoglie 1,2 miliardi di persone, 55 Paesi e un PIL complessivo di 3,4 miliardi di dollari. Lanciato nel luglio del 2019 a Niamey, in Niger, l’AfCFTA si preannuncia come una vera e propria svolta per lo sviluppo del continente africano, in grado di far uscire 30 milioni di persone dalla povertà estrema. Tuttavia, il raggiungimento del suo pieno potenziale dipenderà dall’attuazione di riforme politiche significative e misure di facilitazione del commercio.

L’African Continental Free Trade Area (AfCFTA) – anche detto ZLECAf (Zone de Libre-Échange Continentale Africaine) - copre una popolazione di 1,2 miliardi di persone e costituisce la più grande area di libero scambio al mondo per numero di Paesi coinvolti dall’entrata in vigore dell’Organizzazione mondiale del commercio (WTO). 

L’accordo è l’iniziativa di integrazione più ambiziosa del continente, inserita nell’Agenda 2063 dell’Unione africana, il cui obiettivo principale è creare un mercato unico continentale per beni e servizi con libera circolazione di persone e investimenti, espandendo così il commercio intra-africano, rafforzando la competitività e sostenendo la trasformazione economica in Africa.

Si prevede che l’AfCFTA aumenterà il commercio intra-africano da un livello esistente di circa il 13% al 25% o più, attraverso una migliore armonizzazione e coordinamento della liberalizzazione del commercio.

L’accordo prevede infatti la riduzione delle tariffe tra i Paesi e stabilisce normative comuni come standard sanitari e barriere tecniche. La rimozione dei dazi doganali potrebbe fare confluire alcune piccole economie, finora isolate, in uno spazio economico comune. Si prospetta altresì lo sviluppo di vari settori industriali.

La pandemia di Covid-19 ha portato l’Africa subsahariana ad affrontare la sua prima recessione in 25 anni, mettendo a rischio decenni di progresso economico. Una ripresa inclusiva, coesa e sostenibile dipenderà dall’efficacia dei governi e dei partner del settore privato nell’affrontare le priorità del continente: infrastrutture, povertà, digitalizzazione e green economy.

Tra i principali vincoli che limitano il pieno sviluppo del continente un ruolo di primo piano è giocato dai deficit infrastrutturali – in termini di quantità, qualità, costi e accesso alle infrastrutture. Come rileva l’ISPI, il 60% circa della popolazione africana non ha accesso a infrastrutture moderne, il cui sviluppo è limitato a causa di vincoli finanziari, di un debole quadro normativo e istituzionale, di processi di governance pubblica inefficaci, e di fenomeni di corruzione diffusa che scoraggiano il coinvolgimento del settore privato. Il vasto divario infrastrutturale in Africa, comprese le infrastrutture di trasporto e i servizi pubblici, deve essere affrontato con urgenza per non limitare una maggiore integrazione commerciale.

Si prevede inoltre che la crescita attesa dalla nascita dell’area di libero scambio consentirebbe alle economie locali di stabilizzarsi, favorendo l’impiego di maggiori risorse per la lotta alla povertà, da sempre prioritaria in un’area che, secondo le stime dell’ONU, conterà entro il 2050 oltre 2,5 miliardi di abitanti.

L’accordo africano, grazie all’aumento dell’occupazione e allo sviluppo del tessuto industriale e del terziario, potrebbe condurre 30 milioni di persone al di fuori della soglia di povertà assoluta.

Anche l’economia digitale offre opportunità per aumentare la produttività, l’imprenditorialità, l’innovazione e la creazione di posti di lavoro. Si stima che entro il 2025 l’economia di Internet abbia il potenziale per contribuire con 180 miliardi di dollari all’economia africana, rappresentando il 5,2% del PIL del continente.
Tuttavia, la portata e la velocità del progresso sono ostacolate dalle lacune nelle infrastrutture digitali e dalle competenze digitali. La connessione a Internet ad oggi è ancora molto costosa, ma si stima che verranno spesi 100 miliardi di dollari entro il 2030 per ottenere l’accesso universale a banda larga.

Infine, dal momento che l’Africa è particolarmente vulnerabile agli effetti del cambiamento climatico, la ripresa dovrebbe essere guidata nel contesto di una giusta transizione verso emissioni zero. Pertanto, affinché AfCFTA sia efficace, si deve promuovere il commercio sostenibile nel continente africano, per consentire alle imprese di adattarsi efficacemente all’impatto del cambiamento climatico, assicurando al contempo che il suo impatto sull’ambiente sia ridotto al minimo.

L’attuazione dell’AfCFTA, che richiederà la cooperazione e il coordinamento delle parti interessate pubbliche e private, aiuterà a introdurre le riforme necessarie per migliorare la crescita a lungo termine, ridurre la povertà e ampliare l’inclusione economica per garantire una ripresa inclusiva, coesa e sostenibile a vantaggio dell’Africa e del mondo.

Fonte: a cura di Exportiamo, di Cristiana Oliva, redazione@exportiamo.it

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