Gli ultimi dati pubblicati dall’Istat sul commercio estero italiano ci offrono un quadro in chiaroscuro per l’anno appena trascorso, con un export stabile ma ancora sotto pressione, un import in calo e un saldo commerciale in forte positivo. Un contesto che richiede un monitoraggio costante e interventi mirati per rafforzare la competitività del sistema italiano e cogliere le opportunità offerte dai mercati internazionali.

Partiamo dalle esportazioni. A dicembre 2023, l’export ha fatto segnare un timido aumento del +1,2% su base mensile, sintesi di incrementi analoghi per le due aree, Ue (+1,3%) ed extra-Ue (+1,1%). Una crescita che si estende anche al quarto trimestre (+1,4% rispetto al precedente). Sembra quindi che le nostre esportazioni stiano ritrovando slancio, seppur con cautela.

Tuttavia, su base annua, il quadro è meno roseo: l’export si contrae del 7,8% in valore (era -4,2% a novembre) e del 10,3% in volume. La flessione dell’export in valore è più ampia per i mercati Ue (-8,8%) rispetto a quelli extra-Ue (-7,0%). A pesare su questo calo sono soprattutto metalli di base e prodotti in metallo, esclusi macchine e impianti (-14,5%), articoli farmaceutici, chimico-medicali e botanici (-11,2%), coke e prodotti petroliferi raffinati (-19,5%) e sostanze e prodotti chimici (-10,1%), tutti settori che hanno particolarmente sofferto della congiuntura internazionale. Crescono invece le esportazioni di articoli sportivi, giochi, strumenti musicali, preziosi, strumenti medici (+2,7%), oltre agli apparecchi elettrici (+1,0%).

Guardando ai mercati di destinazione, le note dolenti arrivano da Francia (-12,5%), Germania (-11,8%), Stati Uniti (-5,3%) e Cina (-16,5%). L’unica eccezione positiva è rappresentata dai paesi OPEC, che mettono a segno un aumento del +26,5%.

Se analizziamo l’anno nel suo complesso, l’export italiano risulta stazionario. Tale risultato è sintesi di dinamiche differenziate per settore: a trainare la crescita sono stati i macchinari e apparecchi (+8,8%), gli autoveicoli (+20,8%) e i prodotti alimentari, bevande e tabacco (+5,8%); in calo, invece, i metalli di base e prodotti in metallo, esclusi macchine e impianti (-11,3%), il coke e i prodotti petroliferi raffinati (-23,4%) e le sostanze e prodotti chimici (-8,5%). La stazionarietà dell’export in valore nel 2023 (+1,3% al netto dell’energia), inoltre, riflette una crescita dei valori medi unitari (+5,3%) e una riduzione, di analoga entità, dei volumi (-5,1%), ed è sintesi di tendenze opposte per le due aree, Ue (-2,3%) ed extra-Ue (+2,5%). Nel complesso dell’anno crescono le vendite di beni strumentali (+8,4%) e beni di consumo (+2,7%) mentre si riducono quelle di beni intermedi (-6,7%) ed energia (-25,7%).

L’import, invece, a dicembre si contrae dell’1,9% rispetto al mese precedente, anche se nel complesso del quarto trimestre, cresce dello 0,9%. Su base annua il calo è del 17,6% in valore - sintesi di una più marcata contrazione per l’area extra Ue (-26,7%) rispetto a quella Ue (-9,8%) - e del 5,3% in volume. Considerando tutto l’anno, la flessione in valore nel 2023 (-10,4%) è dovuta ai minori acquisti di energia e beni intermedi.

La stima del saldo commerciale a dicembre 2023 è pari a +5.614 milioni di euro, in netta crescita rispetto al dicembre 2022, quando era di 685 milioni. Il deficit energetico (-4.635 milioni) è in forte riduzione rispetto all’anno precedente (-8.997 milioni), mentre l’avanzo nell’interscambio di prodotti non energetici sale da 9.681 milioni di dicembre 2022 a 10.249 milioni di dicembre 2023.

Prendendo invece in considerazione tutto il 2023 nel suo complesso, il surplus commerciale è di 34,460 milioni di euro, a fronte di un disavanzo di 34 miliardi l’anno precedente. Un risultato positivo, che conferma la competitività del delle nostre imprese sui mercati internazionali e la loro capacità di adattarsi alle sfide globali. Il deficit energetico è in forte riduzione (-64.339 milioni rispetto ai -110.908 milioni dell’anno prima) mentre l’avanzo dell’interscambio di prodotti non energetici è elevato (98.800 milioni) e in crescita rispetto al 2022 (76.854 milioni).

Infine, i prezzi all’importazione a dicembre 2023 sono diminuiti dell’1,3% su base mensile e del 9,4% su base annua (-9,6% a novembre 2023). Nella media 2023, la flessione dei prezzi all’import è del 7,4% (era +18,5% nel 2022). Un trend positivo che, seppur in parte dovuto al venir meno delle tensioni sui prezzi dell’energia, offre un po’ di respiro alle aziende italiane e aiuta a contenere l’inflazione.

In definitiva, il 2023 per il commercio estero italiano è stato un anno di luci e ombre, ma l’export italiano ha le carte in regola per crescere e il 2024, che si apre con somme speranze, ma anche con la consapevolezza che le sfide non mancheranno, potrebbe essere l’anno della svolta. Ma serve il sostegno di tutti, dalle istituzioni alle imprese, per cogliere le opportunità che si presenteranno.

Fonte: a cura di Exportiamo, di Miriam Castelli, redazione@exportiamo.it

Infografica: Morvarid Mahmoodabadi

© RIPRODUZIONE RISERVATA

 

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