“Vino senza confini”. Sembra essere questo il motto degli imprenditori italiani del comparto enologico che dimostrano di sapere viaggiare e conquistare nuovi mercati. Se il 2012 ha consegnato alla storia un ulteriore record dell’export, 4,66 miliardi di euro di vini venduti oltre confine (per un quantitativo pari a 21 milioni di ettolitri), nel 2013 le esportazioni di vino hanno superato i 5 miliardi di euro, segnando un aumento del 7% circa rispetto all’anno precedente. Quindi non c’é da stupirsi se il comparto vinicolo del Bel Paese vede ormai venduta all’estero la metà esatta della produzione (basta pensare che nel 1995 gli italiani consumavano 35 milioni di ettolitri di vino equivalenti al 60% dell’intera produzione nazionale).

Anche i Paesi di destinazione segnano un’evoluzione. L’Unione Europea, con 1,9 miliardi di euro di vini acquistati, pesa il 51% delle nostre esportazioni vinicole e continua a generare la metà del valore delle spedizioni di vino in bottiglia. Tra i vari Paesi della UE, leader indiscusso tra gli importatori di vino italiano risulta essere la Germania che, nei primi nove mesi del 2013, con il suo 36% ha generato un introito per il nostro Paese di oltre un miliardo di euro. A seguire,  si registra un trend positivo anche in Gran Bretagna (12,4%) e tra i Paesi dell’Est un crescente consumo si segnala in Polonia (+9,5%).  Se l’Unione Europea continua a generare la metà del valore delle spedizioni di vino in bottiglia, il Nord America si é attestato ad un terzo (1,2 miliardi di euro) rappresentando il 32,7% dell’export. L’Asia e l’Australia, invece, seppur con consumi interni in aumento dell’11,3%, incidono limitatamente sull’export (4,3%). 

Il futuro del vino italiano sembra essere legato a mercati geograficamente sempre più distanti ricchi di cultura e di interessi anche molto differenti dai nostri, sedurli é per le nostre aziende una bella missione. 

Come?

Da alcuni anni esistono strumenti giuridici per fare squadra sui mercati esteri. I Consorzi ma soprattutto le Reti d’Impresa, permettono a più soggetti che si uniscono, di essere presenti contemporaneamente e con un peso economico ridotto anche su quei mercati più lontani e difficili da penetrare. Queste forme di aggregazione infatti, consentono mediante accordi tra i diversi partecipanti, di poter dividere pro-quota quelle spese di promozione, pubblicità, distribuzione, etichettatura e consulenza, che sarebbero insostenibili per ciascuna singola impresa. 

Dal punto di vista finanziario, oltre ai contributi camerali locali e regionali, le imprese possono contare sul sostegno dei fondi messi a disposizione dall’Unione Europea. Gli OCM (organizzazione comune del mercato vitivinicolo) permettono ai produttori Vitivinicoli di ricevere contributi a fondo perduto per agevolare l’ export nei Paesi terzi, ( tutti i Paesi che non fanno ancora parte dell’Unione ) gli investimenti in azienda, il rinnovo dei vitigni e la loro sostituzioni con uve differenti.

Per l’Italia i fondi vengono gestiti dal Ministero delle Agricole Alimentari e Forestali a cui rimandiamo i lettori di exportiamo per verificare i plafond disponibili per il 2014 e per i prossimi anni e le procedure di partecipazione ai bandi. 

 

Fonte OCM: http://europa.eu/legislation_summaries/other/l60031_it.htm

 

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