Dal 2001, data di ingresso della Cina nel WTO, c’è stato un grande flusso di investimenti che ha permesso al dragone di crescere oltre misura. In particolare il Governo cinese ha rafforzato i legami con i Paesi dell’America Latina, un’alleanza forte, sancita dall’ultima visita, nel mese scorso, del Ministro degli Esteri cinese Wang Yi che ha toccato Cuba, Venezuela, Argentina e Brasile. Il tutto in vista del prossimo viaggio che farà il Presidente cinese Xi nell’area, previsto per luglio 2014. 

L’America Latina si presenta agli occhi dei cinesi come una regione estremamente cruciale dal punto di vista economico, in particolare per l’approvvigionamento di materie prime. Non sorprendono dunque i grossi prestiti in denaro da parte dei cinesi verso la regione. Nonostante i dati non siano costanti, è stato rilevato che dal 2005 al 2013 i prestiti cinesi in America Latina ammontavano a 100 miliardi di dollari, segue dettaglio nel grafico 1

Grafico 1: prestiti cinesi in America Latina, 2005-13, mld$

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Fonte: elaborazione a cura di Exportiamo su dati da The Economist

La maggior parte dei prestiti in denaro sono diretti verso il Venezuela e si tratta ancora una volta, come è solita fare la Cina, di prestiti in cambio di petrolio. Allo stesso modo anche l’Ecuador e il Brasile hanno ricevuto linee di credito cinesi. Ovviamente il prestito è solo un modo per entrare nel mercato per poi poter spalancare le porte ad altri tipi di investimenti diretti. Stando ad alcuni dati provenienti dal GEGI – Global Economic Governance Initiative, un programma di ricerca della Boston University, che si focalizza in particolare su tre aspetti: l’economia politica della finanza globale; il commercio gli investimenti e lo sviluppo; i mercati emergenti e il programma periferia - ecco come la Cina sta entrando in America Latina.

In Venezuela è stato annunciato un accordo tra il governo e la CNPC, la compagnia petrolifera cinese, dal valore di 28 miliardi di dollari per l’estrazione del petrolio. Anche in Brasile e in Argentina la strategia non cambia. Acquisizioni o fusioni di compagnie già esistenti. In Perù l’interesse non è da meno, ma si sposta sul rame, dove la Cina controllerebbe il 33% del settore minerario peruviano. 

Insomma, dopo l’Africa, ora sembra che la sorte sia riservata all’America Latina. Ma questa volta la Cina sarà in grado di far girare l’economia locale e produrre, tra le altre cose, anche occupazione a beneficio delle popolazioni locali? 

 

Fonte: elaborazione dati da The Economist; IlSole24Ore; GEGI - Boston University.

 

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