Con Domenico Bellato, Ambasciatore italiano in Bahrein, abbiamo analizzato la recente crescita delle relazioni commerciali fra Roma e Manama che certifica la forte volontà del piccolo stato di agevolare le imprese straniere che intendono investire sul territorio nazionale.

Come procedono le relazioni di business tra Italia e Bahrein?

I rapporti economici bilaterali stanno attraversando una fase molto positiva, come testimoniato dall’andamento dell’interscambio commerciale e dall’interesse di numerose imprese italiane per i grandi progetti in programma nel Regno. Sul piano commerciale, nel 2016 l’interscambio è cresciuto del 37,7% rispetto al 2015, raggiungendo la cifra record di 387 milioni di euro, con un surplus per l’Italia di 141 milioni. In particolare, le esportazioni italiane sono aumentate del 30,7%, arrivando ai 264 milioni di euro (trainate dall’export di macchinari, impianti, materiali da costruzione, mezzi di trasporto, moda, agroalimentare), mentre le importazioni italiane dal Bahrein hanno registrato un incremento del 55%, passando da 79 a 123 milioni di euro (con il raddoppio delle importazioni di prodotti della raffinazione del petrolio e un’ulteriore crescita dell’import di alluminio). I dati dei primi 9 mesi del 2017 confermano grosso modo i valori del 2016 (con un leggerissima flessione dell’export), tanto da far pensare che il balzo dell’anno scorso possa essere considerato strutturale. In più, per i prossimi anni, grazie anche all’attivismo di SACE, è verosimile attendersi un forte incremento delle nostre esportazioni collegato all’avvio di numerosi progetti industriali ed alla realizzazione di ingenti programmi infrastrutturali e turistico-residenziali.

Quanto ai grandi progetti, le iniziative in cantiere o in corso ammontano a circa 27 miliardi di dollari, nel campo delle infrastrutture (è il caso del nuovo collegamento stradale e ferroviario con l’Arabia Saudita), dell’energia, dell’edilizia, del turismo, della raffinazione del petrolio e della produzione di alluminio. Le potenzialità per l’Italia sono elevate, basti pensare che il contratto più significativo, l’ammodernamento della raffineria BAPCO (Bahrain Petroleum Company), è stato aggiudicato poche settimane fa a un consorzio guidato da Technip Italia. Altri progetti saranno messi a gara prossimamente, tra i quali spiccano la nuova centrale elettrica a gas da 1,2 GW, la realizzazione di un impianto petrolchimico per la produzione di aromatici e l’impianto ad energia solare da 100 MW. Sul piano dei finanziamenti, la maggioranza dei progetti (a parte quel 25% circa di opere infrastrutturali finanziate da Arabia Saudita e Kuwait) si basano su schemi di partenariato pubblico privato (PPP), come accade ormai in gran parte della regione, e richiedono quindi un solido pacchetto finanziario di accompagnamento. I grandi progetti richiedono adeguate dimensioni d’impresa ma le PMI in Italia potranno beneficiare dell’indotto in termini di forniture di materiali e attrezzature e di valorizzazione di un know-how spesso unico.

A livello politico, la cooperazione economica bilaterale ha tratto ulteriore impulso dalla “country presentation” del Bahrein organizzata a Roma, ad ottobre 2017, dal nostro Ministero degli Esteri e da Confindustria, cui hanno preso parte il Ministro del Commercio, dell’Industria e del Turismo del Bahrein, Zayed Al Zayani, e il CEO dell’Economic Development Board (EDB), Khalid Al Rumaihi, alla testa di una delegazione imprenditoriale e istituzionale. La delegazione bahreinita ha anche partecipato al primo Business Forum Italo-Arabo a Milano (12 ottobre), dove il Ministro Al Zayani ha potuto incontrare il Ministro degli Affari Esteri On. Alfano. Sia a Roma che a Milano numerose imprese italiane si sono mostrate interessate al Bahrein, il che fa ben sperare in un salto di qualità nei rapporti di business.

Esistono, ad oggi, particolari incentivi per le imprese straniere interessate al mercato di questo piccolo stato?

Il Bahrein ha scalato quattro posizioni nell’edizione 2017-2018 del Global Competitiveness Index elaborato dal World Economic Forum, salendo al 44esimo posto a livello globale ed al quarto nel mondo arabo, preceduto solo da EAU, Qatar e Arabia Saudita. A determinare la performance positiva, nonostante indicatori macroeconomici non del tutto positivi (soprattutto sul lato del debito pubblico), sono state soprattutto le riforme adottate per liberalizzare ulteriormente l’economia (attualmente solo il 2% del business è riservato ai bahreiniti, mentre per il restante 98% è possibile la proprietà straniera al 100%) e per facilitare gli investimenti e le start-up nonché l’attenzione all’istruzione ed all’innovazione. I numeri sembrano suffragare il trend registrato dal WEF: nell’ultimo biennio il numero di imprese registrate dalle autorità è cresciuto del 160% e si sono registrati importanti investimenti esteri. È il caso, per citare il più recente, di Amazon Web Services, che ha avviato la creazione di un hub regionale a Manama per il “data storage” dedicato all’area MENA e all’Africa. Sono poi in corso trattative con società di medie o grandi dimensioni (anche italiane) che intendono creare impianti produttivi nel Paese, attratte dall’assenza di imposizione fiscale, dall’accesso senza dazi al mercato regionale ed a quello degli Stati Uniti (con cui il Bahrein ha siglato un accordo di libero scambio), dai costi operativi del 30% circa più bassi della media del Golfo, dall’ottima logistica e dall’esistenza di un efficiente sistema bancario. Il sostegno alle imprese straniere che intendono investire in Bahrein è affidato all’Economic Development Board, ente che ha il compito di sovrintendere all’attuazione della “Vision 2030” e che opera quale “sportello unico” per gli operatori esteri. Interessanti anche le potenzialità legate agli investimenti del Bahrein in Italia: il fondo sovrano Mumtalakat ha effettuato la prima operazione nel 2016 nel settore sociosanitario e ne sta valutando altre.

Quali sono i prodotti italiani maggiormente apprezzati dalla popolazione locale?

I prodotti italiani più apprezzati, e con maggiori potenzialità di crescita, sono quelli di punta del Made in Italy: macchinari e attrezzature per l’industria, agroalimentare, materiali per le costruzioni, prodotti del lusso e del design (moda, arredamento, automobili). Il mercato del Bahrein ha dimensioni limitate, ma vanta un respiro regionale, sia perché il Paese è membro del Consiglio di Cooperazione del Golfo (GCC), sia alla luce degli accordi di libero scambio sottoscritti con Singapore e, soprattutto, con gli Stati Uniti.

In quali settori, in questo momento, vede maggiori opportunità commerciali per fare business a Manama e dintorni?

Come detto, i settori più promettenti sono quelli legati all’Oil&Gas (soprattutto downstream), alle infrastrutture, all’energia (rinnovabili incluse, anche se su scala non molto estesa), al turismo, alla progettazione, al design. Altri settori interessanti sono quello ambientale, data l’esigenza di intervenire sulla raccolta e lo smaltimento dei rifiuti, e quello della finanza, fintech e finanza islamica incluse, visto che il Bahrein è un riconosciuto hub regionale in questo campo.

Quali sono le caratteristiche dei consumatori locali? Ci sono elementi in particolare che influenzano le loro decisioni di acquisto?

I consumatori bahreiniti di riferimento appartengono a una classe medio-alta abituata a viaggiare, conoscono ed apprezzano la qualità dei nostri prodotti e, in generale, il “lifestyle” italiano. La naturale simpatia per il nostro Paese e l’ammirazione per le sue eccellenze, anche per ragioni di status, si percepiscono immediatamente e costituiscono una solida base di partenza per un ulteriore rafforzamento dei rapporti commerciali. Certo occorre investire anche sui servizi di assistenza post-vendita, che per il consumatore bahreinita rappresentano un fattore determinante nelle scelte di acquisto. Anche il prezzo resta un elemento di rilievo, soprattutto a fonte di una concorrenza asiatica sempre più aggressiva e qualitativamente migliore rispetto al passato. Per questo, c’è spazio anche per brand italiani non di alta gamma, considerando anche la presenza di una vasta comunità di expat dotata di un potere di acquisto più contenuto rispetto all’elite bahreinita.

Qualora si volesse realizzare una partnership con un soggetto locale quali regole della c.d. “Business Etiquette” sarebbe opportuno tener presenti?

Non esistono regole ferree e le consuetudini non sono diverse da quelle che si possono incontrare in altri Paesi della regione. Resta comunque essenziale mostrare rispetto per la cultura, gli usi e le tradizioni locali ed evitare atteggiamenti paternalistici o di superiorità. I bahreiniti sono molto aperti e curiosi, anche perché il Paese è sempre stato attraversato da rotte commerciali che hanno comportato un contatto costante con gli stranieri, ed è facile entrare in empatia con loro. Operare in Bahrein, e questa mi sembra una regola applicabile ovunque, richiede poi un’approfondita conoscenza del mercato, nonché un’attenta valutazione dei partner locali.

Fonte: a cura della Redazione di Exportiamo, redazione@exportiamo.it

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