Turkmenistan, un gigante energetico alla sfida della diversificazione

Turkmenistan, un gigante energetico alla sfida della diversificazione

04 Giugno 2018 Categoria: Focus Paese Paese:  Turkmenistan

Il Turkmenistan rappresenta il quarto Paese al mondo per riserve globali di gas naturale (17 mila miliardi di metri cubi) oltre a possedere consistenti riserve petrolifere. Nonostante ciò Ashgabat è però afflitta da gravi problemi economici, derivanti dall’eccessiva dipendenza dal proprio export energetico e da una discutibile gestione politica del Paese guidato, dalla fine del 2006, da Gurbanguly Berdymukhamedov, personaggio molto particolare.

Solo qualche settimana fa “Radio Azatlyk” ha annunciato che la dogana turkmena ha bloccato i nuovi arrivi di pantaloncini e bikini mentre i commercianti locali stavano rapidamente esaurendo le rimanenze dello scorso anno in un Paese in cui, fra giugno ed agosto, la colonnina di mercurio può salire fino a toccare i 50 gradi. Questa recente notizia rende bene l’idea di quale sia il livello di libertà oggi vigente nello stato centroasiatico dominato da un sistema di potere chiuso, verticistico ed in cui le voci di dissenso sono fortemente controllate e limitate.

A ben vedere tuttavia, oltre al partito del presidente – il Partito Democratico del Turkmenistan (PDT) che governa in maniera dispotica ed autoritaria ormai dal 1991 – nel Paese si registra la presenza di altre due formazioni politiche: il Partito degli industriali e degli imprenditori, fondato nel 2012, ed il Partito agrario, fondato nel 2014. L’esistenza di questi due partiti però non è sufficiente ad assicurare un livello di pluralismo politico almeno dignitoso. Essi infatti sembrano due formazioni nate proprio al fine di dare l’illusione di un avanzamento dei principi democratici in Turkmenistan mentre nel Paese la libertà d’espressione rimane ancora una chimera e permangono allarmanti violazioni delle forze dell’ordine locali in tema di detenzione e tortura.

In questo contesto, nel corso delle elezioni presidenziali tenutesi lo scorso anno, la riconferma di Gurbanguly Berdymukhamedov alla più alta carica del Paese non è mai stata realmente in discussione come dimostra la percentuale “bulgara” (97,69%) con la quale il presidente ha ottenuto il suo terzo mandato consecutivo.

Tuttavia nonostante l’entusiasmo con il quale il presidente turkmeno ha descritto la situazione economica del Paese nel corso del suo discorso di fine anno – parlando di aumento dell’export, riduzione del deficit e possibile aumento degli stipendi – la reale condizione del Turkmenistan è molto più amara.

Ad esempio ormai 6 mesi i turisti possono prelevare un massimo di 50 dollari al giorno ma c’è anche un altro provvedimento, recentemente adottato, a descrivere tristemente a che punto sia giunta la mancanza di denaro contante in Turkmenistan: negli ultimi mesi infatti alla polizia locale è stato dato l’input di mettere in campo una vera e propria “caccia alle streghe”, nel senso letterale del termine.

La polizia turkmena va effettivamente in cerca di cartomanti e maghe di ogni genere che, una volta arrestate, vengono portate in centrale e multate per generici “reati amministrativi” per una somma pari a circa 25 euro. E’ chiaro quindi come la penuria di denaro contante stia spingendo le istituzioni a trovare soluzioni assai fantasiose per incrementare le entrare statali.

Il problema principale è che l’economia del Paese rimane ancora troppo legata agli idrocarburi ed alle loro vendite all’estero e, nonostante gli ingenti investimenti effettuati nel comparto, i clienti latitano: il progetto per il gasdotto Nabucco (che doveva collegare il Paese con l’UE) è stato accantonato, i rapporti con l’Iran si sono bruscamente interrotti per un contenzioso economico ed anche la Russia, da inizio 2016, ha praticamente smesso di comprare gas dal Turkmenistan per le richieste troppo alte in termini di prezzo avanzate da Ashgabat.

E’ rimasta quindi solo la Cina ad acquistare gas dal Paese (ad un prezzo estremamente vantaggioso vista la mancanza di altri compratori) mentre la crisi in cui versa la nazione si fa sempre più profonda tanto che, dal 2017, gas, acqua ed elettricità sono diventati servizi a pagamento per i cittadini turkmeni, abituati a riceverli gratuitamente. Cittadini costretti a vivere con una situazione drammatica in cui si mescolano riduzione degli stipendi (addirittura i dipendenti pubblici di alcuni settori non li ricevono da mesi), scarsità di prodotti ed un conflitto armato sempre più vicina come dimostrano frequenti scontri armati con le truppe talebane nei pressi del confine che divide Afghanistan e Turkmenistan.

Giunti a questo punto la situazione sociale potrebbe addirittura esplodere in una rivolta contro Berdymukhamedov che però non sembra esserne consapevole e prosegue, imperterrito, con l’attuazione di misure assai discutibili come quella che dal primo gennaio 2018 vieta la vendita e l’utilizzo di auto nere in Turkmenistan, imponendo a chi ne possiede già una di riverniciarla.

Le autorità hanno tentato di giustificare la norma avvalendosi di alcune improbabili statistiche secondo cui le vetture nere si rendono protagoniste di un maggior numero di incidenti rispetto alle auto di altri colori ma la realtà è che il presidente turkmeno pensa che portino sfortuna oltre a non essere di suo gradimento da un punto di vista puramente estetico (è un amante del colore bianco).

Rapporti con l’Italia

I rapporti commerciali fra Roma e Ashgabat sono in forte contrazione basti pensare che l’interscambio commerciale fra i due Paesi è calato del 60,9% fra il 2016 ed il 2017, passando da oltre 605 milioni di euro a poco meno di 237 milioni di euro.

Il calo ha riguardato sia l’import italiano dal Turkmenistan (-67,2%) sia l’export italiano in Turkmenistan (-50,3%). Per quel che riguarda le esportazioni si segnala un crollo delle vendite di prodotti in metallo Made in Italy mentre le due categorie merceologiche più acquistate dallo stato asiatico rimangono macchinari, apparecchiature ed altri mezzi di trasporto (navi e imbarcazioni, locomotive e materiale rotabile, aeromobili e veicoli spaziali, mezzi militari).

Chiaramente oggi, vista la terribile congiuntura economica che sta attraversando il Paese, è difficile ipotizzare che i consumatori locali possano nel giro di breve tempo veder salire il proprio potere d’acquisto e quindi “avvicinarsi” ai prodotti d’eccellenza del Belpaese ma rimane auspicabile una forte presa di coscienza da parte delle autorità turkmene circa la condizione in cui versa il Paese che le porti ad agire con decisione per realizzare una diversificazione economica di cui il Turkmenistan ha disperatamente bisogno e nella quale le nostre imprese potrebbero essere coinvolte con pieno successo.

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Fonte: a cura di Exportiamo, di Marco Sabatini, redazione@exportiamo.it

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