Kosher: un Mercato in Crescita negli Stati Uniti

Kosher: un Mercato in Crescita negli Stati Uniti

24 Maggio 2021 Categoria: Food & Beverage Paese:  USA

Il cibo Kosher è sempre più diffuso negli Stati Uniti e viene scelto non solo dagli Ebrei ma anche da altre categorie di persone per una serie di motivazioni che esulano dalla religione. Ecco perché dotarsi di una certificazione Kosher può moltiplicare le opportunità di business per chi vuole esportare prodotti agroalimentari negli USA.

Il mercato dei prodotti kosher si dimostra una realtà in costante crescita. Dal 2016 le vendite hanno registrato un aumento significativo (+7,8%), arrivando ora a toccare un incremento annuale del 12%.

Questo settore di nicchia rappresenta un business di circa 150 miliardi di dollari. In particolar modo negli States, dove questi prodotti generano un incredibile giro d’affari: infatti, uno studio della Cornell University attesta che circa il 40% di tutti i cibi in circolazione sono kosher. Oggi si stima che questa quantità sia salita a circa metà delle merce presente nelle grandi catene di supermercati, come Walmart e CostCo, ed entro il 2025 le vendite del settore arriveranno ai 60 miliardi di dollari.

Ma cosa sono i cibi Kosher?

La parola “kosher” (o “kasher”) nella lingua ebraica significa “secondo la legge” e viene comunemente utilizzata per indicare un prodotto alimentare preparato in conformità con le regole alimentari ebraiche (kasherut).

Questo insieme di regole riguarda sia gli alimenti, sia il modo in cui vanno lavorati. Ecco alcune delle regole principali (elenco non esaustivo):

  • Divieto di mescolare carne e latticini nello stesso pasto: la Torah raccomanda di non cuocere “il capretto nel latte di sua madre”. Partendo da questa norma, la tradizione rabbinica ha proibito il miscuglio, il cucinare, e il trarre profitto da carne e latte cucinati insieme. Di conseguenza, non solo carne e latticini non possono essere consumati all’interno dello stesso pasto o prodotto, ma non possono nemmeno essere trattati con gli stessi utensili o macchinari produttivi o essere conservati nello stesso scomparto frigorifero.
  • Animali consentiti e vietati: gli animali puri, ovvero quelli che gli ebrei possono mangiare, devono avere lo zoccolo fesso, ossia spaccato in due parti e che, al tempo stesso, sono qualificati come ruminanti (ad esempio, mucche, vitelli, agnelli e capre). È vietato invece mangiare la carne di maiale, cavallo e coniglio. Tra i volatili sono ammessi polli, oche, anatre e tacchino. Sono esclusi dalla cucina ebraica anche gli animali marini senza squame e senza pinne (crostacei, molluschi) così come anche gli uccelli rapaci e i rettili.
  • La macellazione: la macellazione rituale (shechita) deve avvenire per mano di un Rabbino autorizzato (Shochet) e prevede l’uccisione dell’animale con un solo taglio alla gola eseguito con un coltello affilatissimo e senza alcun difetto o graffio in modo da provocarne l’immediata morte e il completo dissanguamento. Successivamente vengono esaminati gli organi interni dell’animale per controllare che non ci siano difetti o tracce di malattia che lo rendano impuro: questa operazione si chiama “bediqat,” o controllo. Ogni animale non macellato secondo le regole è automaticamente impuro, illecito.
  • Non tutte le parti dell’animale possono essere mangiate: ad esempio è vietato mangiare il nervo sciatico e alcune parti di grasso e non si possono mangiare parti tratte da animali vivi.

Chi sono i consumatori dei prodotti Kosher?

La domanda di prodotti con certificazione kosher è aumentata vertiginosamente dalla metà degli anni ‘90 e costituisce una tendenza generale di consumo che ha oltrepassato i confini delle persone che professano la religione ebraica. Solo il 14% dei prodotti, infatti, è venduto per motivazioni puramente religiose. La restante fetta di consumatori (86%) si divide tra diverse categorie:

  • musulmani: nel caso in cui non possono accedere a prodotti certificati halal, i fedeli musulmani possono accedere a prodotti kosher; 
  • vegetariani;
  • vegani.

Questi prodotti garantiscono standard elevati se paragonati ai prodotti comuni e per tale ragione vengono dunque scelti da tutti coloro che sono attratti dal consumo di alimenti di qualità superiore e salutari, provenienti da fonti attendibili, che hanno problemi di allergie, intolleranze o che aderiscono alle tendenze ormai mainstream del gluten-free, plant based e dairy free.

Perché dotarsi della Certificazione Kosher?

Vista la varietà del target di riferimento, per un’azienda risulta fondamentare dotarsi della certificazione Kosher, che per i consumatori è sinonimo di garanzia sulla provenienza e sulla qualità della merce. Infatti, essa certifica lo standard elevato dei prodotti kosher, dettato dal superamento delle ispezioni svolte dagli organi competenti.

Sono presenti su tutto il territorio statunitense numerose associazioni che si occupano di incentivare la presenza di prodotti Kosher e di diffondere la conoscenza in questo ambito. Una delle associazioni più attive negli Stati Uniti è la AKO (Association of Kashrus Organization) che ha l’obiettivo di:

  • facilitare una piattaforma comune per le certificazioni Kosher;
  • analizzare le nuove tecnologie e come queste possono influenzare le modalità di produzione di cibo consentite dalle regole;
  • creare una guida di buone prassi per il settore produttivo di ogni categoria alimentare consentita;
  • facilitare lo scambio di conoscenze e opinioni in ambito Kosher.

Quando si parla di certificazione Kosher, è importante ricordare che oggetto della certificazione non può essere solo il prodotto in sé, ma anche ogni ingrediente, e ogni elemento o attività lungo la filiera. Per esempio, anche le modalità di trasporto e conservazione devono avvenire in modo adeguato, assicurandosi che i prodotti non vengano in contatto con elementi non consentiti.

Vediamo quali sono, esattamente, gli obiettivi di questa certificazione:

  • determinare i benefici per il consumatore kosher;
  • valutare gli stabilimenti produttivi per confermare che possano efficientemente produrre cibo kosher;
  • formulare protocolli per ogni specifico stabilimento esaminato, perché questo possa produrre agevolmente alimenti Kosher;
  • creare delle liste di ingredienti certificati kosher utilizzabili;
  • lavorare in sincronia con tutti gli altri player del settore per una cultura che sia condivisa e riconosciuta dai più.

Quest’ultimo punto è molto interessante se si considera che le regole kosher sono molto “tecniche” ma molto poco “tecnologiche”. Infatti, tutti i macchinari e le tecnologie utilizzati nella produzione di cibo devono essere adeguati alla produzioni di questo tipo di alimenti, il che diventa sempre più difficile con l’avanzare della tecnologia. Ecco perché la costante collaborazione con i produttori e le organizzazioni certificanti è un elemento focale per questo settore.

Nonostante per alcuni prodotti complessi (con molti ingredienti o con una lunga filiera di produzione) la certificazione Kosher possa essere complessa, ci sono alcuni prodotti più semplici per cui non è complicato certificarsi. Di sicuro, se si mira al mercato statunitense, essere “Kosher certified” apre molte opportunità di business.

Per ricevere ulteriori informazioni sul mercato statunitense e su come esportare prodotti alimentari e bevande negli Stati Uniti compila il form su questa pagina e sarai ricontattato, oppure chiamaci al numero 06 5919749.

Fonte: a cura di Exportiamo, di Marianna Niero, redazione@exportiamo.it

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