Comme d’habitude l’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale - ISPI non manca il suo appuntamento e il suo impegno nel cercare di individuare i possibili scenari e orientamenti di politica internazionale per il nuovo anno cercando di cogliere le dinamiche possibili e analizzandone i principali elementi e protagonisti con la pubblicazione di un Dossier Speciale.

Innanzitutto il punto di partenza obbligato é il 2014 che ci accingiamo a lasciare alle spalle per entrare in un nuovo moto di rivoluzione del globo. 

Il sistema politico internazionale é stato scosso da una serie di crisi di vasta portata ancora lontane dal vedere una risoluzione, a cominciare dalla sfida integralista dello Stato Islamico per finire con la crisi tra Russia, Ucraina, Europa e Stati Uniti.

Dai giudizi espressi dai 120 esperti che si sono sottoposti al sondaggio su quali siano le principali minacce per l’Italia e per il Mondo nel 2015 ad emergere é il peso fondamentale sul piano nazionale della “Crisi economica” che viene percepita dal 39% per cento come la minaccia principale mentre ulteriori minacce anche se percepite come meno impellenti, sono la “Crisi in Libia” e la “Diffusione di ideologie e movimenti di stampo populista” (rispettivamente il 14% ciascuno). 

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Sul piano globale la minaccia principale viene ancora indicata, dal 31% degli intervistati, come quella legata al “Terrorismo Islamico” mentre la “Crisi Economica” viene menzionata in seconda battuta come gravità della minaccia dal 22% degli intervistati e a seguire i “Cambiamenti Climatici” dal 12% degli esperti.

 

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Andando invece più nello specifico, il Dossier individuando quattro categorie e campi di analisi specifici (Issues, Crisis, People, Countries To Watch) attraverso il contributo di analisti e ricercatori sulle singole questioni delinea le minacce e le opportunità per “il mondo che verrà”.

Tra le Issues viene indicata innanzitutto la dinamica “troppo dinamica” e instabile del prezzo del petrolio che da metà giugno 2014 a fine anno ha registrato una flessione di oltre il 40%, scendendo al di sotto della soglia psicologica dei 60 dollari a barile con i conseguenti rischi per la stabilità politica dei paesi produttori che negli ultimi anni hanno potuto godere degli alti prezzi per garantire programmi di sviluppo e investimenti nei propri paesi. Un’altra preoccupazione generale é rappresentata dall’andamento dell’economia cinese che dovrà essere in grado di rigenerarsi in un nuovo modello di crescita meno sostenuta sul piano economico e più sostenibile sul piano sociale e ambientale. Altro campanello d’allarme da considerare é l’emergere dell’euroscetticismo come certificato durante l’ultima tornata elettorale anche se i risultati sono stati meno prorompenti delle aspettative iniziali. In Europa, il riemergere di nazionalismi e populismi é da sempre una risposta emotiva e molto pericolosa alle crisi economiche e trova la sua ragion d’essere anche nell’atavico “deficit democratico” delle istituzioni europee percepite come burocrazie lontane ed estranee ai reali bisogni della popolazione.

 

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Un’altra dinamica in atto da considerare invece a livello globale é quella legata ai negoziati sui Mega Regional Agreements in atto tra Stati Uniti e Europa (TTIP) e tra Stati Uniti e gli Stati del Pacifico (TPP). Sarà fondamentale valutare attentamente rischi e benefici considerando anche l’importanza fondamentale di non escludere da queste “alleanze” il mondo economicamente più dinamico che percepisce nei negoziati anche la volontà da parte dei paesi avanzati di provare a salvaguardare le proprie basi provando ad opporsi nel tempo all’evoluzione inesorabile dell’economia e del commercio internazionale. Naturalmente come da anni un’altra paura sempre presente é quella legata ai cambiamenti climatici e alla necessità di arrivare a soluzioni globali condivise. Il 2015 secondo il V^ Intergovernmental Panel on Climate Change sarà l’anno decisivo per capire se siamo ancora in tempo per intervenire e invertire la rotta.

Passando invece alla seconda categoria di analisi, tra le Crisis to Watch segnalate dagli esperti coinvolti dall’ISPI, tra quelle più impellenti da affrontare nel prossimo anno vi é naturalmente l’annosa questione Ucraina che sembra essere giunta a un momento di stallo e oltre ad essere una minaccia geopolitica é sempre di più una questione economica per gli effetti delle sanzioni economiche comminate alla Russia e le contromisure volute da Mosca, soprattutto in ragione dell’interdipendenza tra Europa e Russia. Altre emergenze da considerare sono quelle legate alle incerte evoluzioni in Libia e Afghanistan, alla minaccia per il continente africano derivante dal diffondersi del virus Ebola e dai continui processi migratori in direzione Europa nel bacino Mediterraneo.

 

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Tra i personaggi invece da tenere in considerazione, People to Watch, per questo 2015 vengono sicuramente il Presidente della nuova Commissione Europea Jean-Claude Juncker che dovrà trovare il coraggio di spingersi oltre perché esistono i margini per un’azione politica più incisiva e concreta in grado di ricollocare anche il sentiment della popolazione europea per le istituzioni comunitarie. Sicuramente andrà osservato come il “Presidente dimezzato” Barack Obama in questo ultimo scorcio del suo mandato proverà a tener fede alle sfide lanciate non da ultimo la normalizzazione dei rapporti con Cuba e Iran. Tra i personaggi da approfondire é giusto porre l’attenzione non solo su colui che ha riportato in Medio Oriente il focus della lotta jihadista globale, il Califfo dello Stato Islamico, Abu Bakr al-Baghdadi, ma anche sul Leader iraniano Alì Khamenei la cui successione nel futuro prossimo potrebbe portare a una nuova evoluzione istituzionale della Repubblica Islamica dell’Iran. Discorso diverso invece per il nuovo leader egiziano Abd al-Fattah al-Sisi alle prese con la ricostruzione del paese e delle istituzioni dopo anni di instabilità tra restaurazione e innovazione.

Tra i Countries to Watch naturalmente troviamo la Russia, la cui potenza é stata messa a nudo dalla questione ucraina, dalle sanzioni economiche comminate da Stati Uniti ed Europa e dalla crisi del rublo; mettendo in evidenza come l’economia russa non sia stata in grado di promuovere un reale processo di modernizzazione. Per quanto riguarda invece la Turchia toccherà capire fin dove vorrà spingersi la svolta presidenziale voluta da Recep Tayyip Erdo?an e molte risposte arriveranno dalle consultazioni elettorali del prossimo giugno.

 

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Situazioni differenziate ma da tenere sotto osservazione per i cambiamenti repentini che potrebbero affermarsi sono quelli che interesseranno il Kurdistan attualmente impegnato nella crociata contro lo Stato Islamico con l’appoggio contingente unitario dell’Occidente che probabilmente non avrà la stessa compattezza nell’assecondare le rivendicazioni di reale indipendenza del popolo curdo. Ugualmente, la recente svolta di Obama su Cuba dovrà avere la forza di andare oltre il compromesso e sarà interessante verificare i punti di caduta reali nel futuro prossimo. Un altro paese da seguire con estremo interesse nel 2015 sarà la Nigeria che pur dovendo fare i conti con la minaccia di crescente instabilità interna prodotta dal jihadismo di Boko Haram, si appresta ad affrontare una nuova tornata elettorale e si afferma sempre di più come “mercato di frontiera” tra i più attrattivi a livello mondiale oltre ad essere diventata la prima economia del continente africano. Sarà interessante anche seguire le evoluzioni della situazione politica in Algeria dove le precarie condizioni di salute del presidente Abdelaziz Bouteflika, in carica dal 1999 e rieletto “moribondo” nella tornata elettorale presidenziale dell’aprile scorso, pongono interrogativi rilevanti sulla capacità di costruire una leadership alternativa evitando tensioni e scontri tra le diverse fazioni in campo.

Are you ready?

Brindiamo al nuovo anno con una maggiore consapevolezza.

Fonte: elaborazioni a cura di Exportiamo su “Dossier Speciale - di ISPI”, di Antonio Passarelli, redazione@exportiamo.it

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