Negli ultimi 20 anni la Mongolia si è trasformata in una democrazia multipartitica con uno sviluppo economico guidato principalmente dal settore minerario. Attualmente il Paese si trova ad un punto cruciale rappresentato dalle minacce derivanti dagli squilibri locali, internazionali economici e finanziari e necessita quindi un cambiamento di rotta ed una maggiore apertura agli investitori stranieri in settori chiave come quello dell’agribusiness, dell’Information Technologies e dei servizi.

Con una economia guidata dall’estrazione ed esportazione delle risorse minerali che rappresenta il 20 per cento del Prodotto Interno Lordo (PIL) nazionale, valore raddoppiato rispetto ad una decade fa, la crisi economica e finanziaria internazionale ha avuto effetti anche in Mongolia che ha registrato un calo della crescita nel 2015 ed una riduzione delle esportazioni dipendenti da un partner fondamentale come la Repubblica Popolare Cinese.

I problemi economici hanno avuto conseguenze significative anche a livello politico con la vittoria schiacciante del Partito del Popolo Mongolo (MPP) alle elezioni dello scorso 29 giugno 2016 che hanno sancito un netto calo di popolarità del Partito Democratico.

Quello che viene richiesto al MPP è l’attuazione di politiche e riforme che possano garantire una crescita inclusiva e sostenibile in modo da rafforzare la capacità istituzionale mongola nel gestire i proventi pubblici efficacemente e limitare il fenomeno del “Male olandese”. Fondamentale è la riduzione della povertà, il cui valore nel 2014 era pari al 21,6 per cento, ed una offerta di opportunità lavorative equa e bilanciata sia nelle aree urbane che in quelle rurali.

Dal precedente governo la Mongolia ha ereditato la ripresa della fiducia degli investitori stranieri ed una nuova vitalità economica anche se l’eccessiva dipendenza dagli investimenti diretti stranieri (FDI) ha reso l’economia mongola soggiogata agli attori privati internazionali. Con l’intento di aumentare la fiducia degli investitori esteri il precedente governo ha infatti stipulato nel maggio 2015 un accordo con la compagnia Rio Tinto per riprendere l’attività estrattiva presso la miniera Oyu Tulgoi a cui ha fatto seguito il pacchetto di misure finanziarie adottato nel dicembre dello scorso anno che prevedeva un fondo di 4,4 miliardi di dollari volti a ridurre la pressione economica e fiscale.

Obiettivo condiviso dal governo di Ulaanbaatar insieme alla Banca Mondiale è quello di incrementare e diversificare le esportazioni nazionali concentrando maggiore attenzione sul mondo della piccola e media imprenditoria (PMI) che opera nel settore non minerario. L’Agenzia dello Sviluppo Internazionale (IDA) ha recentemente approvato il finanziamento di questo progetto di apertura delle esportazioni con un fondo di 20 milioni di dollari.

L’importanza del settore minerario è tale che lo scorso hanno questo ha rappresentato l’87 per cento delle esportazioni seguito poi dalla vendita dei prodotti di cashmere (5 per cento); tali dati evidenziano come sia fondamentale la diversificazione economica mongola che dovrà orientarsi, come ribadito anche dalla Banca Mondiale, verso il settore agricolo e l’attrazione di nuovi attori all’interno del mercato nazionale.

In conclusione è possibile affermare che la Mongolia si trova ad un bivio sia politico che economico: il sostegno della Banca Mondiale ed in generale della comunità internazionale permettono al paese di aprirsi sempre maggiormente agli investitori stranieri i quali dovranno orientare i loro fondi sui progetti di sviluppo in settori chiave come quello dell’agricoltura e dei servizi.

La posizione geografica della Mongolia ed i collegamenti con la Repubblica Popolare Cinese, la Federazione Russa e l’Asia Centrale permettono al mercato mongolo di avere accesso ad un mercato ancora più ampio come quello dell’Unione Economica Euroasiatica oppure quello legato alla strategia di Pechino della Nuova Via della Seta 2.0 (anche conosciuta come One Belt, One Road). Investire sul territorio mongolo ed avviare un business, garantito dalla Legge per gli Investimenti del 2013, permette ad una compagnia di usufruire di significativi vantaggi logistici e commerciali, fattori che non possono essere tralasciati quando si analizzano le opportunità di un paese.

Se la Mongolia dovesse riuscire a stabilizzare la sua situazione politica, diminuire la dipendenza dalle risorse minerarie e diversificare la propria economica, il Paese diverrebbe un mercato molto vantaggioso ed appetibile per le compagnie straniere; sfruttare ora gli incentivi forniti dallo Stato mongolo per gli investitori stranieri permetterebbe alle imprese italiane di usufruire di importanti benefici e guadagnare terreno a livello regionale sui competitor stranieri.

Fonte: a cura di Exportiamo, di Giuliano Bifolchi, redazione@exportiamo.it

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