L’8 maggio 2018 Donald Trump ha annunciato che gli Stati Uniti usciranno dall’accordo sul programma nucleare dell’Iran definendolo come un patto “disastroso e imbarazzante”. Il governo iraniano ha bollato la decisione come “un atto di guerra psicologica” contro l’Iran mentre l’Unione Europea non ha nascosto la propria preoccupazione.

Javad Zarif, Ministro degli Affari Esteri iraniano, dopo aver incontrato i ministri degli esteri di Francia, Germania e Inghilterra ed Ue il 16 maggio a Bruxelles, consapevole dell’impossibilità, per questi ultimi, di compromettere i loro rapporti commerciali con gli Usa e pur riconoscendo la loro difficile situazione – tra incudine e martello- , auspica comunque che si possa giungere ad un compromesso che non penalizzi eccessivamente Teheran.

Che cos’è l’accordo sul nucleare iraniano o Joint Comprehensive Plan of Action (JCPOA)?

L’accordo sul nucleare iraniano è un accordo internazionale raggiunto a Vienna il 14 luglio 2015 tra Iran ed i Paesi del P5+1 (i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite - Cina, Francia, Russia, Regno Unito, Stati Uniti - più la Germania), e l’Unione europea.

Cosa prevedeva?

Siglando l’accordo l’Iran ha accettato di:

  • eliminare le sue riserve di uranio a medio arricchimento;
  • tagliare del 98% le riserve di uranio a basso arricchimento;
  • ridurre di due terzi le sue centrifughe a gas per un periodo di tempo pari a tredici anni;
  • non costruire alcun nuovo reattore nucleare ad acqua pesante per 15 anni;
  • permettere all’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA) di vigilare sul rispetto dell’accordo.

In cambio l’Iran aveva ottenuto la cessazione delle sanzioni economiche imposte dagli Stati Uniti, dall’Unione Europea e dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite a causa del suo programma di sviluppo nucleare.

Cosa è successo dopo l’ eliminazione delle sanzioni contro L’Iran?

  • Le esportazioni di petrolio iraniano sono passate da 1,1 milioni di barili al giorno a 2,6 milioni di barili al giorno;
  • il prezzo del petrolio ha raggiunto il prezzo più alto degli ultimi 3 anni (77 dollari al barile);
  • le banche e le assicurazioni iraniane sono tornate attive sui mercati mondiali uscendo dalla black list;
  • l’inflazione, grazie all’incremento della produzione e dell’export petrolifero, è scesa per la prima volta sotto il 10%;
  • l’Iran ha portato a termine oltre 36 accordi economici con molte nazioni ed investitori esteri fra cui Germania, Francia ed Italia.

JCPOA e Donald Trump

Trump è sempre stato critico nei confronti del JCPOA sostenendo che “l’accordo del 2015 firmato dalla precedente amministrazione permette all’Iran di continuare ad arricchire l’uranio e alla fine arrivare ad avere una bomba nucleare”. Il presidente a stelle e strisce si è spinto oltre dichiarando di avere “le prove che la promessa dell’Iran di non costruire una bomba atomica è una bugia”.

Le conseguenze della decisione di Trump

Le sanzioni statunitensi vigenti prima dell’Implementation day torneranno pertanto in vigore, ma solo a seguito di due periodi di tolleranza che consentiranno la prosecuzione delle attività iniziate in conformità all’accordo e fino alla scadenza del termine.

Due periodi di wind-down:

  1. dopo un periodo di 90 giorni, quindi a partire dal 6 agosto 2018;
  2. dopo un periodo di 180 giorni, quindi a partire dal 4 novembre 2018.

Quali sono le sanzioni principali che saranno reintrodotte nei confronti dell’Iran?

  • sull’acquisto di dollari;
  • sul commercio di oro o metalli preziosi;
  • sulla vendita diretta o indiretta di grafite, metalli semilavorati compresi acciaio e alluminio, carbone e software usati nei processi industriali;
  • su transazioni legate alla compravendita di valuta iraniana o a depositi off-shore;
  • sull’acquisto o sottoscrizione di debito sovrano iraniano;
  • sulle automobili;
  • sulla fornitura di servizi assicurativi e riassicurativi;
  • sul settore energetico;
  • sugli operatori portuali iraniani (shipping e cantieristica).

L’Iran ha rispettato i suoi obblighi?

Dopo la denuncia di Trump, l’Agenzia internazionale dell’energia atomica (AIEA) – responsabile di verificare e monitorare l’attuazione da parte dell’Iran degli impegni sanciti nell’accordo nucleare – ha assicurato che Teheran sta rispettando gli impegni assunti nell’ambito del JCPOA.

L’America ha rispettato i suoi obblighi?

Secondo il governo iraniano, gli USA, pur avendo cancellato le sanzioni contro l’Iran, non hanno però rimosso gli ostacoli che frenano gli investimenti di aziende e banche nel Paese. Inoltre, Teheran ha affermato che il governo Obama rispettava maggiormente i suoi obblighi rispetto al governo Trump.

Cosa dicono le altre parti coinvolte nell’accordo?

Francia, Germania e Gran Bretagna hanno intenzione di proteggere i loro interessi economici in Iran. I Paesi europei stanno cercando soluzioni pratiche per assicurarsi che l’Ue possa continuare a mantenere i propri impegni nel quadro dell’accordo.
Anche Cina e Russia non hanno condiviso la decisione degli Stati Uniti di ritirarsi dall’accordo sul programma nucleare iraniano e vorrebbero ricevere rassicurazioni sulla protezione dei loro interessi in Iran.

Quali sono le opzioni dell’Iran?

  1. La prima opzione è quella di utilizzare il meccanismo di risoluzione delle controversie previsto dall’articolo 36 del JCPOA: l’Iran potrebbe fare un reclamo formale presso la Commissione congiunta che avrebbe 15 giorni di tempo per valutare la questione;
  2. La seconda è quella di sospendere l’applicazione del Protocollo aggiuntivo del Trattato di non proliferazione nucleare (NPT), senza dare più accesso ai siti nucleari all’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA).
  3. L’ultima strada sarebbe quella di ritirarsi dall’NPT perseguendo la strada del nucleare, senza più limitazioni.

Per i Paesi europei, soprattutto per la Germania e l’Italia, che rappresentano i principali partner commerciali di Teheran, uscire dall’accordo significherebbe perdere importanti opportunità di sviluppo; ma d’altro canto, il timore delle sanzioni nei loro confronti minacciate dagli Usa qualora dovessero continuare a intrattenere rapporti con l’Iran dovrebbe fungere da stimolo verso la ricerca di un compromesso che salvaguardi l’accordo, magari in una nuova veste, e al tempo stesso gli interessi di tutte le parti in gioco.

Fonte: a cura di Exportiamo, di Morvarid Mahmoodabadi, redazione@exportiamo.it

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