La progressiva interconnessione favorita dalla Belt and Road Initiative (BRI), dalla Unione Euroasiatica Economica (EAEU) e dalla Shanghai Cooperation Organization (SCO) è ben nota nel mondo del commercio e della logistica internazionale. Ma ci sono alcune iniziative relativamente trascurate, che vanno dal Caucaso meridionale all’Asia centrale. Una di queste iniziative è il Consiglio di cooperazione degli Stati di lingua turca (Consiglio turco), istituito nel 2009 come organizzazione intergovernativa internazionale, che ha l’obiettivo di promuovere una cooperazione globale tra gli Stati di lingua e cultura turca. Scopriamo insieme di cosa si tratta.

I membri del Consiglio sono Azerbaigian, Kazakistan, Kirghizistan, Turchia e Uzbekistan, mentre Turkmenistan e Ungheria hanno lo status di osservatori. Coprendo un’area di oltre 4,5 milioni di chilometri quadrati, i paesi-membri hanno un mercato di circa 160 milioni e un PIL totale oltre 1,2 trilioni di dollari. Il loro potenziale collettivo è quindi significativo e in questo articolo approfondiremo meglio questa iniziativa tra paesi turcofoni.

Il mondo turcofono ha gradualmente ricevuto un’attenzione sempre maggiore nel quadro politico regionale e internazionale degli ultimi anni. Oltre alla naturale influenza di un grande player come la Turchia, anche il Kazakistan e l’Uzbekistan svolgono un ruolo fondamentale nella politica regionale, l’uno grazie alla potenza economica derivante dalle sue riserve di idrocarburi e l’altro in continua ascesa grazie al notevole incremento demografico ed economico. Il legame tra Paesi turcofoni si è ulteriormente rafforzato con il conflitto in Nagorno-Karabakh nella seconda metà del 2020, a seguito del quale l’Azerbaigian si è riappropriato dei suoi territori cambiando così gli equilibri nella regione del Sud Caucaso.

Questo legame non è solo di carattere politico, ma ha un grande impatto anche in termini infrastrutturali: la Trans-Caspian International Transport Route (TITR) è destinata a far crescere il traffico merci dalla Cina alla Turchia ed ai Paesi dell’Unione europea, mentre la linea ferroviaria Baku-Tbilisi-Kars sta diventando un importante collegamento strategico tra gli Stati membri del Consiglio turco; entrambi rappresentano un importante fattore di sviluppo per gli scambi commerciali eurasiatici via terra.

L’organizzazione del Consiglio di cooperazione degli Stati di lingua turca ha l’obiettivo di creare migliori condizioni per facilitare le relazioni commerciali ed economiche tra i Paesi membri abbassando le tasse doganali, armonizzando le procedure doganali, costruendo infrastrutture di trasporto e attuando un coordinamento tra le politiche economiche. Ha anche creato un fondo di investimento comune, attirando l’attenzione di Ungheria e Ucraina.

Il Joint Business Council del Consiglio ha il compito di avviare e presidiare le azioni multilaterali di cooperazione basate sul principio di assistenza e sostegno reciproci. L’ultima iniziativa del Consiglio turco, ad esempio, mira a creare un portale online che elimini le barriere fisiche, burocratiche e linguistiche negli scambi tra le piccole e medie imprese dei suoi Stati membri. Attualmente il Consiglio turco può essere paragonato alla Lega degli Stati arabi e non è da escludere che l’organizzazione possa evolversi fino all’integrazione dei Paesi membri in una zona economica comune.

Nonostante l’integrazione economica sia già in corso, occorre comunque tenere in considerazione alcuni significativi ostacoli: il Kazakistan e Kirghizistan sono già membri della EAEU sponsorizzata dalla Russia, l’Azerbaigian, l’Uzbekistan e il Turkmenistan non sono ancora membri dell’Organizzazione Mondiale del Commercio, l’Ungheria fa parte dell’Unione Europea e la Turchia fa la parte di un’Unione Doganale con l’Unione Europea dal 1996. La creazione di una nuova zona di integrazione economica altererebbe questi equilibri, rendendo ulteriormente complessa l’evoluzione del quadro relativo agli scenari geopolitici ed economici dell’area.

L’ottavo summit del Consiglio turco ad Istanbul

Il 12 novembre 2021 si è svolto ad Istanbul l’ottavo Summit dei capi di Stato del Consiglio turco incentrato sul tema Green Technologies e Smart Cities nell’era digitale. Al Summit hanno partecipato il Presidente della Repubblica dell’Azerbaigian Ilham Aliyev, il Presidente della Repubblica del Kazakistan Kasım-Jomart Tokayev, il Presidente della Repubblica del Kirghizistan Sadyr Japarov ed il Presidente della Repubblica dell’Uzbekistan Shavkat Mirziyoyev. Al summit si sono uniti anche i rappresentanti degli Stati osservatori: il primo ministro ungherese Viktor Orban ed il presidente turkmeno Gurbangulu Berdimuhamedov.

In tale occasione, oltre all’aver cambiato il nome del Consiglio Turco in Organizzazione degli Stati Turchii leader hanno sottolineato l’importanza di un’azione comune sui temi più urgenti dell’agenda globale ed hanno preso alcune decisioni su una serie di questioni riguardanti il futuro dell’Organizzazione.

I temi principali sono stati la determinazione di nuove modalità di cooperazione con terze parti ed istituzioni, l’istituzione del Turkic Investment Fund e l’approvazione della Turkic World Vision-2040; quest’ultimo, in particolare, definisce gli obiettivi ed i compiti a medio e lungo termine dell’Organizzazione, tra cui un più forte coordinamento in ambito di politica estera, cooperazione in materia di sicurezza, la firma di accordi di libero scambio e l’apertura delle frontiere ai trasporti attraverso l’eliminazione delle quota di trasporto.

In occasione del Summit, i capi di Stato dell’Azerbaigian e della Turchia hanno promosso la loro visione del “Corridoio Zangezur” come mezzo per “unire il mondo turco” attraverso il Mar Caspio; Presidente dell’Azerbaigian, in particolare, ha dichiarato l’impegno del suo Paese, insieme alla Turchia, a prendere parte ad importanti opere di restauro e alla costruzione di infrastrutture strategiche nella regione del Karabakh come ponti, tunnel, strade, ferrovie, centrali elettriche ed aeroporti.

Il presidente dell’Uzbekistan, invece, ha rimarcato alcune aree prioritarie di cooperazione, tra cui lo sviluppo della rete dei trasporti; ciò contribuirà ad un’ulteriore espansione del commercio e alla creazione di nuovi corridoi transcontinentali tra Cina ed Europa che passeranno necessariamente attraverso i territori dei Paesi turcofoni. In tal senso, si colloca anche la proposta di dialogo del presidente Uzbeko con il nuovo governo afghano, tramite l’adozione di un approccio concordato e di solidarietà.

Implicazioni commerciali per l’Italia

Il rafforzamento dell’Organizzazione degli Stati turchi ha delle chiare implicazioni economiche e politiche anche per Italia ed Europa: i risvolti geopolitici sono complessi nei già delicati equilibri dell’area, ma i benefici per il commercio internazionale da e verso l’Italia e l’Europa sarebbero tuttavia tangibili.

Essi non si limiterebbero alla possibilità per gli esportatori italiani di operare più facilmente e simultaneamente in questi Paesi, rilevanti sia per dimensione che per positive prospettive di crescita dovute ad una probabile maggiore uniformità nelle procedure doganali; i Paesi del Consiglio turco hanno anche un’importanza geografica chiave per le relazioni commerciali europee con la Cina e gli altri Paesi dell’Estremo Oriente.

L’attuale stato delle relazioni commerciali tra Italia e Paesi del Consiglio turco può definirsi ottimo: il Belpaese è il primo partner commerciale dell’Azerbaigian, il terzo del Kazakistan ed il sesto della Turchia. Le relazioni diplomatiche sono eccellenti con l’Uzbekistan e la quota di interscambio è ormai da qualche anno in crescita a doppia cifra.

I macchinari e le apparecchiature meccaniche sono il principale settore dell’export italiano verso questi Paesi, ma le opportunità sono numerose anche in altri settori di punta del nostro sistema produttivo, quali ad esempio l’abbigliamento ed il farmaceutico. Continuare ad investire nelle relazioni commerciali verso questi Paesi, diversificando l’offerta dei prodotti, rappresenta oggi una delle nuove direttrici di espansione dell’export italiano.

Le opportunità commerciali, tuttavia, non si limitano alle potenzialità dei mercati domestici di questi Paesi; il ruolo di crocevia di questi Paesi nei trasporti terrestri verso l’Asia e Cina offre all’Italia la possibilità di riposizionarsi come punto di accesso e transito delle merci dirette o in arrivo in quell’area, che sempre di più rappresenterà il mercato con la maggiore capacità di spesa.

Attualmente le rotte commerciali marittime vedono i grandi porti del Nord Europa (Rotterdam, Amburgo, Anversa) come principale punto di interconnessione tra i due continenti. Il trasferimento di una parte del commercio via terra, che potrebbe accorciare i tempi di approvvigionamento e ridurne l’impatto ambientale, potrebbe vedere l’Italia tra i principali beneficiari, ovviamente solo se tale processo sarà adeguatamente supportato da una lungimirante ed efficace programmazione logistica, rendendo meno utopistica l’ambizione di riottenere il suo antico ruolo di collettore delle rotte tra Oriente ed Occidente lungo la Via della Seta.

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Fonte: a cura di Exportiamo, di Narmin Rahimova, redazione@exportiamo.it

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