Ormai da decenni la Germania rappresenta il primo partner commerciale dell’Italia, sia come cliente che come fornitore, e l’interscambio registra continui record anno dopo anno. Le due economie, infatti, sono fortemente integrate e dipendono l’una dall’altra in molti settori.

I rapporti economici bilaterali tra Roma e Berlino non sono mai stati così floridi: nel 2022 l’interscambio tra i due paesi ha raggiunto il valore record di 168,5 miliardi di euro, registrando un incremento del 16,7% rispetto all’anno precedente. Si tratta di numeri che rappresentano un nuovo massimo rispetto al precedente record di 144,4 miliardi di euro raggiunto nel 2021.

Secondo i dati elaborati dall’Osservatorio Economico del Ministero degli Affar Esteri e della Cooperazione Internazionale, la Germania rappresenta il primo mercato di destinazione dell’export dell’Italia, che nel 2022 si è conquistata una quota di mercato del 12,4% esportandovi merci per oltre 77,5 miliardi di euro (+15% rispetto al 2021). La Germania è anche il nostro primo fornitore: nel 2022 abbiamo importato dal paese teutonico quasi 91 miliardi di euro di merci (+18,2% rispetto all’anno precedente).

Sebbene dunque la bilancia commerciale non sorrida a Roma, che sconta un deficit di oltre 13 miliardi di euro, la Germania si conferma comunque un partner imprescindibile per la nostra economia, visto che l’Italia rappresenta la quarta destinazione dell’export tedesco, che nel 2022 è cresciuto verso il Belpaese del 15,7%, a 87 miliardi di euro, mentre l’import ha segnato un progresso del 10,6%, intorno ai 72 miliardi, posizionando l’Italia come ottavo paese fornitore, con una quota di mercato del 4,7%.

I sistemi di produzione italiano e tedesco sono fortemente integrati tra di loro nelle catene globali del valore, in quanto l’Italia è un importante fornitore di prodotti intermedi e beni capitali delle imprese tedesche: ad esempio, senza la componentistica automotive italiana, l’industria automobilistica tedesca non sarebbe in grado di sostenere buona parte della produzione. 

Proprio automotive, meccanica, pharma sono i settori più rilevanti per entrambe le economie, che non possono esistere se non insieme. I settori chiave dell’interscambio si confermano infatti quelli industriali (siderurgia, chimico-farmaceutico e macchinari), seguiti da agroalimentare ed elettrotecnica-elettronica.

La categoria merceologica più esportata dall’Italia in Germania è quella dei metalli di base e prodotti in metallo (esclusi macchine e impianti), che ha generato 15,2 miliardi di euro (19,6% sull’export totale in Germania), seguita da macchinari e apparecchi n.c.a. (9,9 miliardi euro - 12,9% delle esportazioni), mezzi di trasporto (8,8 miliardi di euro - 11,4%), prodotti alimentari, bevande e tabacco (7,4 miliardi di euro - 9,6%), prodotti tessili, abbigliamento, pelli e accessori (5,7 miliardi di euro - 7,4%) sostanze e prodotti chimici (5,6 miliardi euro - 7,2%).

I principali prodotti della Germania importati in Italia sono stati, invece: mezzi di trasporto (13 miliardi di euro - 14,4% sull’import totale dell’Italia dalla Germania), sostanze e prodotti chimici (11,2 miliardi di euro - 12,4% delle importazioni), macchinari e apparecchi n.c.a. (10,8 miliardi di euro - 11,9%) articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici (10,5 miliardi di euro - 11,6%), metalli di base e prodotti in metallo, esclusi macchine e impianti (9,6 miliardi di euro - 10,6%), apparecchi elettrici (6,4 miliardi di euro - 7%).

Non sempre tuttavia, secondo l’ISTAT, l’aumento del valore è coinciso con un aumento dei volumi dei prodotti esportati: il maggiore valore è infatti in parte dovuto all’inflazione. Tuttavia, settori come quello dei macchinari, l’agroalimentare per l’export italiano e il settore della gomma e dell’elettrotecnica-elettronica per l’export tedesco, hanno visto un aumento anche a livello quantitativo. L’export del comparto siderurgico ha invece visto una contrazione nei volumi: in Germania sono infatti diminuiti i livelli di produzione, con un conseguente aumento dei prezzi.

Gli ultimi sviluppi politici ed economici, come la guerra tra Russia e Ucraina, hanno rafforzato ulteriormente il commercio bilaterale tra le regioni tedesche e italiane. Le regioni trainanti sono state, per l’Italia, quelle settentrionali: al primo posto la Lombardia (in cui il valore complessivo dell’interscambio si è attestato a 56,2 milioni di euro), seguita da Veneto (24,1 milioni di euro), Emilia-Romagna (19 milioni di euro) e Piemonte (14,8 milioni di euro); al quinto posto il Lazio con un valore generato di 11,4 milioni di euro. In Germania, invece, il Baden-Württemberg ha raggiunto livelli record, generando tra import e export un valore di 34,2 milioni di euro e superando la Baviera (che si è aggiudicata il secondo posto, con 27,8 milioni di euro); a seguire, la Renania Settentrionale-Vestfalia (27,4 milioni di euro), la Bassa Sassonia (10,2 milioni di euro) e l’Assia (9,8 milioni di euro).

Uno dei driver di questa crescita è la trasformazione digitale, che rende più competitiva l’economia e quindi l’industria interna ma abilita anche le esportazioni. I piani 4.0 varati da entrambi i governi hanno svolto senza dubbio un ruolo fondamentale, e ora un’altra grande occasione è rappresentata dai rispettivi PNRR, che introducono la transizione ecologica e quella digitale come punti chiave nei modelli di business, nei processi, e nella produzione.

Toccherà alle imprese di entrambi i paesi saper cogliere queste opportunità per crescere, competere e vincere nei mercati internazionali.

Fonte: a cura della Redazione di Exportiamo, redazione@exportiamo.it

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