C’é chi sale e c’é chi scende. Potenze come Stati Uniti e Regno Unito si liberano degli ultimi spettri della crisi grazie ai dinamici consumi delle famiglie e al tasso di disoccupazione sempre più basso. Mentre la crescita dei BRICS risente di tensioni politiche, sociali e finanziarie che fanno scappare i capitali stranieri. Queste le principali novità che emergono dalla lettura della nuova guida “Rischio Paese 2014” di Coface, la società francese che grazie a coperture assicurative e altri strumenti tutela le imprese dal rischio di mancato pagamento dei propri clienti.

Nell’economia statunitense i consumi privati sono vivaci e legati a un tasso di disoccupazione in costante diminuzione, gli investimenti sono nettamente aumentati grazie al ritorno della redditività delle imprese al loro livello pre-crisi e il mercato immobiliare si sta via via riprendendo. L’export registra un trend positivo: in aumento costante le vendite di prodotti in Cina e in forte accelerazione in Canada, Messico e Germania. Inoltre, la Federal Reserve ha deciso di mantenere una politica economica ultra espansiva almeno fino al 2015 per evitare qualsiasi possibile rallentamento. Tale situazione é tanto incoraggiante da garantire agli USA, in questo 2014, una valutazione di Rischio Paese pari ad A1 e di Contesto Imprenditoriale pari a A1, in parole povere il più alto punteggio in assoluto.  

Niente male anche per il Regno Unito che totalizza un A3 per quanto riguarda il Rischio Paese e un A1 per il Contesto Imprenditoriale in netto miglioramento. Ad aver giovato, la maggior fiducia delle imprese e i dinamici consumi delle famiglie favoriti da condizioni di credito agevolato, calo della disoccupazione e aumento dei prezzi degli immobili. 

Per quanto riguarda poi in particolare il Contesto Imprenditoriale molto bene per gli Emirati Arabi Uniti, grazie all’introduzione di una legge sulle imprese più vicina agli standard europei, per Algeria, Indonesia e Ruanda, Paese che ha applicato una serie di riforme volte a favorire in maniera significativa la creazione di imprese. 

Mentre tra i Paesi che registrano un peggioramento, c’é il Brasile con lieve flessione da A3 a A4 per quanto riguarda il Rischio Paese ed il Sud Africa che scende anch’esso da A3 a A4 per quanto riguarda il Contesto Imprenditoriale. In generale tutti i non più “nuovi emergenti” BRICS hanno rallentato la crescita, la loro corsa ha iniziato ad essere meno brillante nel 2010 per rallentare distintamente nel 2013. Si prevede per loro in generale un tasso di crescita inferiore a quello registrato nell’ultimo decennio a causa di quella che viene definita comunemente la “trappola del reddito medio” (un aumento del reddito del Paese porta ad un aumento del salario medio ovvero all’incremento del costo del lavoro con conseguente perdita di competitività).

E allora chi saranno i prossimi emergenti?

Seguendo l’esempio dei BRICS molti economisti si sono ingegnati nel formulare sigle e acronimi. Jim O’Neill, l’economista inglese presidente di Goldman Sachs Asset Management che coniò il termine BRICS, ora parla di NEXT 11 (Bangladesh, Egitto, Indonesia, Iran, Corea del Sud, Messico, Nigeria, Pakistan, Filippine, Tirchia e Vietnam) e MINT (Messico, Indonesia, Nigeria e Turchia). Robert Ward, direttore del Global Forecasting Team of the Economist Intelligence Unit, parla di CIVETES – le civette  ovvero Colombia, Indonesia, Vietnam, Egitto, Turchia e Sudafrica e la banca spagnola BBVA di EAGLES – aquile – l’acronimo di Emerging and Growth Leading Economies e si riferisce a Brasile, Cina, Corea del Sud, India, Indonesia, Messico, Russia, Taiwan e Turchia. 

Secondo gli esperti di Coface, invece: “Sono dieci i Paesi che dispongono di un potenziale di crescita elevato e capacità sufficienti a finanziare questa crescita in accelerazione é più esattamente Colombia, Indonesia, Perù, Filippine e Sri Lanka in cui il contesto imprenditoriale é più favorevole ma anche Kenya, Tanzania, Zambia, Bangladesh e Etiopia”.

Fonte: elaborazioni dati da “Conferenza Rischio Paese 2014″ , 20 maggio 2014.

 

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