Il padre dell’indipendenza lituana, Vytautas Landsbergis - primo presidente e figura chiave nel processo di affrancamento dall’Unione Sovietica in disfacimento della piccola Repubblica baltica - negli ultimi periodi di fronte al riemergere di echi di guerra fredda ama ricordare come, anche se ai più potrebbe sembrare insolito:

“Qui da noi quando un jet della RAF, o canadese, portoghese o polacco decolla rumorosissimo su allarme e ti sveglia la notte, ti senti contento, non ti arrabbi”.

La piccola repubblica baltica, 3,2 milioni di abitanti, a partire dal 1° gennaio 2015 diverrà il diciannovesimo membro dell’Eurozona e oltre a rappresentare la finalmente tanto agognata promozione da parte di Francoforte, tutto ciò ha un peso rilevante sul piano “metafisico” per il popolo lituano e proprio per questo l’euroscetticismo che raccoglie consensi in giro per il “Vecchio Continente” é misconosciuto sulle rive del Baltico.

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La Lituania tra le ex Repubbliche Socialiste Sovietiche é stata la prima - all’inizio del tramonto dell’impero sovietico con l’avvio della “Glasnost” l’11 marzo 1990 - a proclamare l’indipendenza.

Le truppe sovietiche tentarono di reprimere la ribellione, ma alla fine dovettero cedere e l’ultimo battaglione russo lasciò il Paese solo nel 1993 e la stessa indipendenza lituana non venne ufficialmente riconosciuta sino al settembre 1991.

La “costituzione materiale” che animò e proclamò l’indipendenza lituana si raccolse intorno al partito “Sajudis” - il Movimento Nazionalista Riformatore per la Lituania - fondato il 3 giugno 1988 proprio da Landsbergis, che ebbe un ruolo cruciale nell’affrontare l’Armata Rossa che aveva invaso il Paese e minacciava di abbattere il neo-stato.

La prima rivincita lituana avvenne sul campo della finale di Basket durante le Olimpiadi di Barcellona del 1992, quando lo stesso Landsbergis accompagnò la sua nazionale fino alla conquista della medaglia di bronzo, vincendo contro l’Equipe Unifiée ovvero quel che restava in rappresentanza dell’ex impero sovietico in disfacimento.

La “lepre lituana”

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A partire dal 1992 il passo della Lituania nell’allontanamento dagli invasori vicini e ingombranti di un tempo, fu da “lepre”, come una delle tante che popolano i suoi boschi.        

Naturalmente non si poteva che guardare a Occidente, alla “Vecchia Europa” che liberata dalla “Cortina di Ferro” si avviava verso una nuova soggettività continentale con la firma dei Trattati di Maastricht nel 1992.

A partire dal 12 giugno 1995 con la firma dell’Accordo di Associazione con la Comunità Europea ed i suoi stati membri, la Lituania avvia il processo di avvicinamento e successiva integrazione, arrivando a firmare ad Atene nel 2003 il Trattato di Adesione all’Unione Europea, in vigore dal 1° maggio 2004 dopo il referendum popolare con il quale il 69% dei lituani approvarono il trattato di adesione nel settembre popolare.

La dichiarazione di Atene del 2003 accolse nell’UE anche a Cipro, Repubblica Ceca, Estonia, Ungheria, Lettonia, Malta, Polonia, Repubblica Slovacca e Slovenia, allargando i suoi confini dove fino a quasi un decennio prima vigeva ancora il Patto di Varsavia.

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L’anno successivo, il 29 marzo 2004, la “lepre lituana” insieme a Bulgaria, Estonia, Lettonia, Romania, Slovacchia e Slovenia, perfezionò anche la sua adesione alla NATO - Alleanza del Trattato del Nord che, a “Guerra Fredda” finita e vinta, con l’adozione della Nuova Concezione Strategica nel novembre 1991 durante il Vertice di Roma, riprogrammò la sua mission cercando di unire un più ampio approccio alla sicurezza, basato sul dialogo e sulla cooperazione, con il mantenimento della capacità di difesa collettiva della NATO, nonché di avviare il dialogo con i Paesi dell’Europa centro-orientale e dell’ex Unione Sovietica.

Le tre Repubbliche Baltiche (Estonia, Lettonia e Lituania) non dispongono di eserciti consistenti essendo privi di aviazione e difesa aerea: sono a rotazione i caccia dei paesi membri NATO a difendere lo spazio aereo, da qui l’insolita gioia evocata da Landsbergis.

Va ricordato invece che nel 2004 “l’orso russo” era bastonato e ancora intento a leccarsi le ferite e la consapevolezza dell’avere i nemici di un tempo della NATO nel “cortile di casa”, era già stata negoziata durante il Vertice di Pratica di Mare nel 2002 quando - con la regia di Silvio Berlusconi - si raggiunse forse il massimo punto di vicinanza tra l’Occidente e la Russia post-sovietica.

La recente “Crisi Ucraina” dimostra, al netto di storia, leggende e tradizioni che s’intrecciano con il suo spirito più profondo, come “l’orso russo” oggi non é più disposto a far correre nessuna lepre, anzi spara a vista.

Tra soddisfazioni, conti in regola e rivincite morali

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L’entrata nell’Eurozona per i lituani rappresenta infatti anche una rivincita morale oltre che la conclusione dello sprint avviato per allontanarsi sempre di più e il più in fretta possibile dai legami con la Russia.

Poco dopo l’ingresso nell’UE, già nel marzo 2006, le autorità di Vilnius chiesero di esaminare la posizione del paese in rapporto ai criteri di convergenza per accedere alla moneta unica. Due mesi dopo Banca Centrale Europea e Commissione Europea, bocciarono la richiesta e pur riconoscendo gli sforzi fatti dal paese nel promuovere la transizione verso l’economia di mercato, ritennero principalmente l’alto tasso di inflazione incompatibile con i criteri di Maastricht e del Patto di Stabilità.

Lo scorso 4 giugno invece la Commissione ha finalmente dato il via libera all’ingresso della Lituania nella moneta unica riconoscendo - nel suo “Rapporto di Convergenza” dedicato al paese - come i parametri siano tutti in linea (Deficit, Debito, Inflazione e Stabilità del tasso di cambio) ed é stato lo stesso ex Commissario agli Affari Monetari, Olli Rehn a riconoscere come: “La prontezza della Lituania nell’adeguarsi riflette l’impegno a lungo termine per politiche fiscali prudenti e riforme economiche serie.”

Un giusto riconoscimento agli sforzi compiuti, ai duri sacrifici imposti alla popolazione non senza costi sociali e alle riforme radicali avviate in questi anni che hanno portato nel 2013 il debito al 41,4% del PIL, il deficit al 2,1% e garantendo comunque una crescita economica del 3,7% nel 2012, del 3,3% nel 2013.

Per quanto riguarda le stime per l’anno in corso l’ultimo aggiornamento dell’Economist Intelligence Unit - EIU “si ferma” al 2,5%, stima al ribasso perché secondo le previsioni sarà peggiore la performance del commercio estero, mentre la crescita continuerà ad essere guidata dai consumi interni.

Più in generale però, nel medio-termine l’economia lituana dovrebbe continuare ad essere competitiva e non subire gravi squilibri macro-economici anche se - sempre l’EIU – segnala quali sono le importanti sfide e gli obiettivi da raggiungere per il paese.

La completa indipendenza economica lituana passa dalla necessaria diversificazione dell’approvvigionamento energetico connesso al potenziamento di infrastrutture e trasporti e naturalmente tutto ciò dovrà essere garantito dalla capacità di generare maggiori entrare per lo stato favorendo così anche il consolidamento del debito.

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Una prima risposta é la nave-deposito galleggiante di gas liquido “Indipendence” che ormeggia nel porto di Klaipeda, interessato attualmente da un progetto di allargamento finanziato dalla Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo che, in Lituania, ha realizzato negli anni 76 progetti con un investimento totale netto di 623 milioni di euro, dei quali la quasi totalità (86%) ha interessato progetti dedicati allo sviluppo del settore privato.

La “Indipendence” ha un alto valore simbolico perché rappresenta proprio la garanzia - con i suoi 170.000 metri cubi di capacità d’immagazzinamento – dalla paura costante del ricatto energetico da parte della Russia. La nave é in grado di coprire fino al 90% del fabbisogno di gas delle tre repubbliche baltiche, ha un valore di 145 milioni di euro e saranno i norvegesi della Statoil a fornire il gas liquido, inaugurando la tanto agognata rottura del “monopolio energetico” russo.

Il 23 ottobre la Banca Centrale Europea - BCE ha inaugurato a Vilnius la mostra sulle future banconote lituane, mentre lo scorso 12 novembre é stato concluso con successo il trasferimento fisico delle 118 tonnellate di banconote di euro che “spettano” al paese.  

Sono diverse le iniziative, le feste di piazza, i seminari, i concorsi, tutte esperienze già vissute da noi italiani a cavallo tra i due millenni, forse con meno spiritualità, ma non senza speranza di sorti migliori.

Personalmente ricordo di aver partecipato al sondaggio on-line per scegliere le “facce nazionali” delle diverse monete che riempiono oggi le nostre tasche, ormai quasi vuote, ma non per colpa dell’euro.

Durante la sua recente visita, Mario Draghi, Governatore della BCE, accolto quasi come un garante dell’indipendenza lituana ha affermato: “Eurolandia trae vantaggio almeno in due modi dall’adesione della Lituania: in primo luogo la Lituania ha mostrato che l’adeguamento non é solo necessario, ma anche possibile, anche senza la svalutazione della valuta. In secondo luogo la decisione della Lituania di aderire all’euro dimostra che la nostra valuta comune é attraente, malgrado le difficoltà in alcuni Paesi dell’area Euro”.

Tutto é pronto e la “lepre” non sembra troppo stanca dopo tanta corsa.

 

Fonte: a cura di Exportiamo, di Antonio Passarelli, redazione@exportiamo.it

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