Le evidenti differenze culturali fra Italia e Svezia, la crescente propensione dei cittadini svedesi a comprare prodotti italiani e le principali difficoltà da affrontare per gli operatori che hanno l’intenzione di fare il loro ingresso nel mercato svedese. Questi sono solo alcuni dei temi trattati con Corrado Cipollini, direttore dell’ufficio ICE di Stoccolma, che ha sottolineato l’importanza di migliorare le politiche di marketing per promuovere con maggiore efficacia il “Brand Italia” su un mercato come quello svedese caratterizzato da un elevato potere d’acquisto e che può quindi regalare grandi soddisfazioni alle nostre imprese esportatrici.
1) Come sono cambiate nel tempo le relazioni economiche bilaterali fra Italia e Svezia?
Sebbene l’interscambio commerciale annuo tra Svezia e Italia sia da alcuni anni pressoché costante, aggirandosi intorno a 6-7 miliardi di euro, nel corso degli ultimi anni è cambiato il suo segno perché, dopo un periodo in cui si è registrato un saldo positivo a favore della Svezia, si è passati ad un saldo positivo a favore dell’Italia. Focalizzando l’attenzione sugli ultimi due anni, nel 2014 l’Italia aveva registrato un saldo commerciale positivo pari a circa 660 milioni di euro che si è poi rafforzato nel 2015 toccando i 700 milioni di euro. Va infine sottolineato che il 2015 è stato un anno positivo nelle relazioni commerciali fra i due Paesi poiché sia le esportazioni che le importazioni sono cresciute di oltre il 7% rispetto all’anno precedente.
2) Qual è la percezione dell’Italia e del “made in Italy” a Stoccolma ed in generale in tutto il Paese?
L’Italia viene sempre vista dagli svedesi come un Paese con un’alta qualità della vita e una indubbia ricchezza storica, artistica e culturale.
Il “Brand Italia” è ampiamente riconosciuto ed apprezzato in Svezia e rimane sempre alta la curiosità e l’attenzione nei confronti di lingua, cucina, moda, musica, design e tutto ciò che riguarda il Made in Italy. Naturalmente Stoccolma è il centro più dinamico del Paese anche perché nella capitale svedese si registra un potere d’acquisto più elevato. I prodotti italiani sono comunque conosciuti in tutta la Svezia, anche grazie alla consolidata abitudine degli svedesi di viaggiare all’estero.
3) Quali sono le difficoltà principali che si riscontrano per chi vuole fare affari in Svezia?
L’approccio con gli operatori locali non è semplice ed è quindi necessario puntare sulle leve del marketing mix per comunicare il valore aggiunto del prodotto/servizio ed “aprire la breccia”. Inoltre anche l’elevato grado di specializzazione degli operatori svedesi (specie se si tratta di soggetti operanti presso grandi aziende) comporta una difficoltà iniziale nel reperire i recapiti della persona di riferimento con la quale si ha interesse a venire in contatto. Infine non bisogna dimenticare l’elevata concentrazione delle attività commerciali nelle mani di pochi soggetti: il mercato svedese è caratterizzato da una situazione di oligopolio in cui, nella maggior parte dei settori, il 20% delle aziende conduce almeno l’80% del giro di affari.
4) Quale sarà il trend economico futuro del Paese?
Le politiche espansive sia fiscali che monetarie stanno stimolando la domanda svedese che dovrebbe registrare un tasso di crescita marcatamente positivo anche nel 2016 (+ 3.8%) dopo quello già ampiamente positivo (+3%) registrato nel 2015. Meno ottimistiche sembrano essere invece le previsioni per il 2017, che rimangono comunque sopra il +2%! Gli altri indicatori economici che caratterizzano l’economia del Paese sono sempre decisamente buoni: il tasso di disoccupazione è al 7,6%, il debito pubblico si attesta intorno al 40% mentre il deficit è pari a circa l’1% del PIL. Nel contempo il tasso di inflazione rimane basso ed aiuta a tenere a freno il valore della corona svedese, favorendo così le esportazioni che costituiscono circa il 45% del PIL. Negli ultimi due anni le vendite oltreconfine hanno infatti registrato un decisa crescita, grazie soprattutto ai servizi, i cui tassi di crescita annui sono stati del 5-6%.
5) Perché un imprenditore italiano dovrebbe scegliere la Svezia per fare affari? Quali sono i punti di forza del sistema Paese svedese?
La Svezia è un mercato maturo ma non saturo, nella grande maggioranza dei comparti merceologici. Un imprenditore italiano con un buon marketing mix ha buone possibilità di trovare sbocchi commerciali per i suoi prodotti se ha perseveranza e lungimiranza. Il processo di ingresso nel mercato richiede in media un periodo di tre anni. Una volta entrati nel mercato si può contare su partnership leali, durature nel tempo e quindi profittevoli. Altri punti di forza del Paese sono: una PA trasparente, una burocrazia snella e l’elevato potere di acquisto della popolazione. Aprire una società in Svezia è semplice e veloce così come è facile trovare validi consulenti locali e affidabili partner commerciali.
6) Quali sono le categorie merceologiche dei prodotti Made in Italy più apprezzate della popolazione svedese?
I principali settori che trainano l´export italiano in Svezia sono:
1) subfornitura meccanica e le macchine utensili (circa 27%);
2) prodotti agroalimentari (circa 15%);
3) mezzi di trasporto (circa 10%);
4) tessili/ abbigliamento e prodotti chimici (circa 5%).
Il settore agroalimentare è in costante crescita e dal 2012 i vini italiani si aggiudicano il record delle vendite, per quanto riguarda i volumi (presidiando il 25% del mercato locale), nonostante l’amplissima offerta internazionale rilevata nei fornitissimi punti vendita del Monopolio pubblico “Systembolaget”, gli unici luoghi dove è possibile acquistare bevande alcoliche al di sopra dei 3,5 gradi.
7) Quali sono secondo Lei le prospettive nel prossimo futuro per gli scambi e la cooperazione fra industrie italiane e svedesi?
Buone e migliorabili se accompagnate da crescenti, articolate e lungimiranti strategie di marketing. Probabilmente non potranno esserci aumenti molto marcati in mancanza di investimenti diretti italiani in Svezia. L’edilizia ed il settore infrastrutturale promettono ampie possibilità di investimento sia come contractor che come subcontractor.
Esistono poi numerose opportunità per le grandi imprese italiane operanti nel settore dei beni strumentali e della subfornitura che si rivelino in grado di instaurare, come hanno fatto in passato, delle buone e durature collaborazione con i grandi gruppi industriali delle infrastrutture svedesi.
Il Made in Italy agroalimentare costituisce ancora una componente robusta delle importazioni svedesi ma quello che va migliorato è la valorizzazione della qualità dei nostri prodotti anche in termini di marketing e branding. Per i prodotti ortofrutticoli vanno migliorati gli aspetti logistici ed i trasporti. Nel settore dolciario invece non siamo molto presenti, fenomeno che si giustifica con le diverse abitudini locali, ma si registra comunque una crescita dell’interesse anche per questo tipo di prodotti grazie all’apertura di numerose caffetterie che hanno valorizzato i mignon ed alcune specialità regionali. Il settore del futuro potrebbe essere quello del biologico: nel 2015 i volumi di vendita sono cresciuti del 39% per un fatturato totale di circa 30 miliardi di euro.
8) Come si muovono gli Investimenti Diretti Esteri da e per la Svezia?
Un’analisi comparata dei due paesi rivela due realtà imprenditoriali molto differenti: l’industria svedese è caratterizzata da grandi aziende, spesso multinazionali a differenza del nostro Paese, dove invece sono le PMI a dominare il mercato. Le multinazionali svedesi sono sempre aperte ed attente alle opportunità presenti nei mercati del mondo e quindi anche eventuali acquisizioni di valide realtà italiane. Molte sono infatti le grandi aziende globali svedesi che hanno insediamenti produttivi o importanti presenze commerciali in Italia nei settori della meccanica, arredamento e interior design, abbigliamento e agroalimentare. Fra queste segnalo ABB (ingegneristica), Astra Zeneca (industria farmaceutica), Alfa Laval (separatori per il settore olivicolo), Electrolux, Ericsson, IKEA, Tetra Pak, Volvo, ecc. Molto più flebile è il flusso di investimenti italiani in Svezia ma sono comunque circa 40 le imprese italiane presenti sul mercato svedese, il 70% delle quali sono però filiali estere con meno di 20 dipendenti, spesso presenti in loco in seguito di acquisizioni aziendali e fusioni.
9) Seconda la Sua esperienza, quali sono le differenze più evidenti fra i cittadini svedesi e quelli italiani?
Se i nostri connazionali hanno un forte legame con i territori di provenienza, che si può talvolta tradurre in una più lenta ricettività delle tendenze degli altri Paesi, i cittadini svedesi sono particolarmente sensibili ai trend provenienti dall’estero. Gli svedesi poi sono molto produttivi anche grazie alla loro propensione ad promuovere il ricorso a nuove tecnologie. In generale direi che gli svedesi si sentono come parte del gruppo, avvertono politicamente il senso di solidarietà ed accettano naturalmente i dettami del “contratto sociale”; sono positivi e guardano al futuro con molta fiducia.
Fonte: a cura di Exportiamo, di Marco Sabatini, redazione@exportiamo.it
© RIPRODUZIONE RISERVATA