Il Vietnam non è semplicemente un Paese affascinante da prendere in considerazione per un viaggio di piacere ma anche un mercato emergente da ben 90 milioni di consumatori che ha ormai definitivamente abbandonato lo status di Paese sottosviluppato. Delle opportunità e delle prospettive di Hanoi ci ha parlato, in una lunga e dettagliata intervista, Paolo Lemma, Direttore ICE di Ho Chi Minh City.

Quali sono le condizioni attuali e le prospettive di sviluppo dell’economia del Vietnam?

Nel 2016 il PIL del Vietnam è cresciuto del 6,21%, meno del 6,68% registrato nel 2015 e del 6,7% programmato. Considerata tutta una serie di difficoltà interne e la situazione di incertezza globale, l’economia del Vietnam sta comunque dimostrando una certa capacità di tenuta, aiutata da una robusta domanda interna e da una produzione manufatturiera export-oriented. A parte la magra performance dell’agricoltura, penalizzata dalle calamità naturali che hanno colpito le principali aree produttive del Paese, gli altri settori dell’economia hanno fatto registrare buoni risultati a cominciare dalla sostanziosa crescita del 7,6% del comparto industriale e construzioni. Un forte contributo al PIL è venuto anche dal turismo (+6,6%) che, grazie all’introduzione dell’ingresso turistico senza visto entro i 15 giorni per i cittadini di alcune nazioni, tra cui l’Italia, ha fatto registrare il record di oltre 10 milioni di visitatori esteri. Gli investitori stranieri continuano a puntare sul Vietnam, anche se in misura minore in termini di capitale investito. Secondo i dati della locale Foreign Investment Agency (FIA), gli IDE 2016 sono stati pari a circa 15,2 miliardi di USD (-6,7% rispetto al 2015) con 2.556 nuovi progetti approvati (+553). La Corea e’ il maggiore investitore con un valore di 5,5 miliardi di USD (36,4%) seguita da Singapore (10,5%), Cina (8,3%), Hong Kong (7,2%), Giappone (5,7%) e Taiwan (5,5%). L’Italia è al 31o posto con 11 nuovi progetti approvati per un valore complessivo di 18,21 milioni di USD. Il valore cumulato degli IDE in Vietnam è pari a circa 293,25 miliardi di USD con 22.509 progetti, e i primi quattro Paesi investitori sono Corea, Giappone, Singapore e Taiwan. L’Italia è sempre al 31o posto con un valore cumulato di 356,64 milioni di USD e 77 progetti. La prestazione commerciale del Vietnam è sempre piu’ affidata alle aziende a capitale straniero, mentre molte aziende locali, specialmente quelle a conduzione statale, non si sono ancora pienamente riprese dalla bolla immobiliare del 2011, e non hanno risolto i problemi dovuti alla cattiva gestione e ai crediti deteriorati. Peraltro, gli sforzi del governo di privatizzare le aziende statali non hanno riscontrato la risposta attesa da parte degli investitori stranieri. Le autorità sono riuscite a vendere solo una piccola quota di azioni delle società controllate, il cui ricavato potrebbe essere destinato alla riduzione dell’ampio deficit fiscale del Vietnam. Nel 2016, in base ai dati del locale General Statistics Office (GSO), il Vietnam ha registrato un avanzo commerciale con l’estero di 2,9 miliardi di USD, annullando il deficit di 3,5 miliardi di USD contabilizzato nel 2015 (in larga parte verso la Cina). Ma tale risultato positivo è dovuto prevalentemente al surplus di 21,65 miliardi di USD delle esportazioni del settore IDE. Senza il risultato commerciale delle aziende a capitale straniero, la bilancia commerciale del Vietnam sarebbe ancora negativa. Il disavanzo commerciale registrato nel 2016 dalle aziende a capitale vietnamita è stato pari a 19,13 miliardi di USD, peggiore dei 16,87 miliardi di USD nel 2015.
Il valore totale delle esportazioni è stato pari a 176,63 miliardi di USD (+9% rispetto al 2015) di cui il 70,16% è il contributo proveniente dalle aziende a capitale straniero. Le voci più importanti dell’export vietnamita continuano a essere i prodotti labour-intensive e quelli agroalimentari (apparecchi telefonici, tessili-abbigliamento, computer e prodotti elettronici, calzature, altri macchinari e apparecchiature, prodotti ittici, legno e prodotti in legno, veicoli e parti, caffè, borse e valigeria accessori, apparecchi fotografici, riso, nocciole d’anacardio, prodotti ortofrutticoli, acciaio e prodotti in acciaio, prodotti in plastica, gomma, ecc.). Peraltro, nel 2016 il Vietnam è diventato il secondo esportatore mondiale di calzature e scarpe sportive ed il terzo di calzature in pelle. I principali mercati di destinazione in ordine di grandezza sono: USA, UE, Cina, ASEAN, Giappone e Corea. Il valore totale delle importazioni vietnamite è stato pari a 174,1 miliardi di USD (+4,6% rispetto al 2015). Il 58,8% delle importazioni è derivato dalla spesa delle aziende a capitale straniero. I principali prodotti importati dal Vietnam sono macchinari, elettronica, computer, telefoni, tessuti, acciaio, materiali plastici, materiali per tessile e calzaturiero, petrolio, prodotti ferrosi, prodotti in plastica, chimici, veicoli e parti, ecc. I principali mercati fornitori: Cina, Corea, ASEAN, Giappone, UE e USA.
La crescita export-oriented del Vietnam è accompagnata da una intensa attività di promozione all’estero.

Quanto può incidere l’eventuale fallimento del TPP sulle relazioni commerciali UE–Vietnam?

Avendo concluso diversi importanti FTAs che elimineranno barriere tariffarie con 55 Paesi partner, il Vietnam appare abbastanza fiducioso, anche dopo il ritiro degli Stati Uniti dal Trans-Pacific Partnership (TPP). Oltre al TPP, nei recenti anni il Vietnam ha infatti firmato accordi di libero scambio non solo con l’Unione Europea, ma anche con l’Unione Economica Eurasiatica, con la Corea del Sud e con il blocco dei Paesi ASEAN. Il ritiro degli Stati Uniti dal TPP non credo avrà nell’immediato significativi effetti sul Vietnam e neanche, come molti s’aspettano, implicherà un automatico rafforzamento delle relazioni commerciali con l’Unione Europea. Secondo gli analisti, la potenza che guadagnerà di più dal colpo assestato da Trump al TPP sarà la Cina, che dall’accordo era rimasta esclusa. E’ prevedibile che nel frattempo, gli USA, secondo la nuova linea politica annunciata dal presidente Trump, troveranno un accordo bilaterale con il Vietnam.

A quanto ammonta l’interscambio commerciale Italia-Vietnam e quali sono le categorie merceologiche Made in Italy maggiormente apprezzate dalla popolazione locale?

L’Italia, tra i Paesi europei, è uno dei principali partner commerciali del Vietnam. In base ai dati dell’ufficio statistico locale GSO, nel 2016 l’Italia è stata il quarto partner europeo per valore di interscambio, circa 4,7 miliardi di USD (4,1 nel 2015), dopo Germania, Olanda e UK ed il secondo Paese per valore delle esportazioni, circa 1,42 miliardi di USD, dopo la Germania. I principali prodotti esportati dal nostro Paese sono le macchine di impiego generale e speciale, il cuoio conciato e lavorato, valigeria, borse, pelletteria. Seguono, ma con valori più contenuti, i tessuti, prodotti chimici di base, fertilizzanti, medicinali e preparati farmaceutici, ecc. Inoltre, segnali promettenti si hanno per quanto riguarda le forniture di mobili, articoli di abbigliamento, carni lavorate, alimentari e vino che, sebbene ancora in fase incipiente, registrano una progressiva crescita.

A quale fascia di popolazione interessano le nostre produzioni ed in quale aree del Paese si trovano?

La reputazione dell’Italia e dei marchi italiani in Vietnam è alta, anche se il livello di presenza italiana sul mercato non è paragonabile ad altri Paesi occidentali come Stati Uniti, Francia o Australia. Tuttavia, a parte pochissime eccezioni (come ad esempio Piaggio per gli scooter e Ariston per gli scaldacqua, molto popolari per via del forte presidio industriale e commerciale sul territorio), non c’e’ una conoscenza specifica dei prodotti italiani. In generale, anche se sono tanti i vietnamiti a cui interessano i prodotti italiani, sono ancora pochi quelli disposti ad acquistarli, perché li considerano troppo costosi o fuori dalla loro portata a causa del fatto che il marchio è anche collegato a concetti come ‘lusso’ e ‘prestigio’. Chi acquista brand italiani si trova prevalentemente nella fascia di popolazione a reddito medio-alto, con elevata capacità di spesa, che vive nei grandi centri urbani, soprattutto a Ho Chi Minh City e Hanoi.

In quali settori in questo momento vede le maggiori opportunità commerciali per fare business per le nostre PMI?

La vendita di macchinari e di attrezzature, tecnologie e servizi di consulenza e di gestione collegati al rinnovamento del parco macchine e alla crescita dei settori industriali export-oriented del Vietnam e alla realizzazione di importanti progetti infrastrutturali continuano ad essere una fonte importante di attività commerciali di sicuro interesse per le PMI italiane. Oltre ai settori del conciario-calzaturiero, tessile-abbigliamento, lavorazione della plastica e gomma, lavorazione legno e dei mobili, e della trasformazione alimentare, nei quali l’Italia già vanta una storica presenza in Vietnam con forniture di macchinari e tecnologie industriali di altissimo livello, promettenti opportunità per le nostre PMI sono offerte anche nei settori infrastrutture dei trasporti, aviazione, automotive e meccanizzazione agricola; nelle IT&C con tutte le sue applicazioni nei trasporti pubblici e smart city plan, nella pubblica amministrazione, e-government, e-commerce; anche nei settori oil&gas, produzione e distribuzione energia, rinnovabili e tecnologia per la protezione ambientale. Opportunità anche nel comparto medicale, biomediacale e farmaceutico dove è elevata la domanda di attrezzature, apparecchiature e strumentazioni a tutti i livelli. Sul fronte dei beni di consumo il mercato vietnamita continua ad ampliarsi, seguendo le dinamiche di crescita di una classe ricca e con elevatissimo potere d’acquisto. In particolare aumenta la richiesta dei beni di lusso, tra i quali uno spazio rilevante è occupato dai prodotti “Made in Italy”. Nei migliori centri commerciali di Ho Chi Minh City e Hanoi sono stati aperti diversi negozi di noti top brand italiani della moda, come pure showroom di altissimo livello dell’arredo e design di lusso italiano. Per il settore food&beverage, l’Ufficio ICE-Agenzia di Hochiminh City realizza periodicamente iniziative di promozione del vino italiano, in collaborazione con gruppi organizzati di aziende. Lo scorso novembre abbiamo organizzato una collettiva di 30 aziende, di cui 11 vitivinicole, provenienti da 20 regioni italiane, alla fiera Vietnam FoodExpo, alla quale l’Italia è stata invitata come Paese d’Onore dal Ministero vietnamita dell’Industria e Commercio. La partecipazione alla fiera ha riscosso un notevole successo e sarà ripetuta anche quest’anno.

Quali sono quelle che ritiene essere le maggiori criticità per chi pensa di investire nel Paese?

A fronte degli indiscutibili vantaggi offerti dal mercato vietnamita come i bassi costi di produzione, le politiche di incentivo agli investimenti stranieri, l’ampiezza della potenziale domanda interna di oltre 94 milioni di abitanti prevaletemente giovani, il progressivo aumento del reddito disponibile e della capacità di spesa, e non ultime la stabilità politica e l’assenza di fenomeni terroristici, sono ancora diverse le criticità per chi intende investire in Vietnam. La continua evoluzione della normativa fiscale e commerciale, in combinazione con la sovrapposizione delle competenze tra ministeri, si traduce spesso in una mancanza di trasparenza, uniformità e coerenza nelle politiche di governo e decisionale sui progetti. Ecco che le tempistiche molto spesso superano le proiezioni iniziali. A cui si aggiunge che sovente gli investitori trovano infrastrutture ancora poco sviluppate, alti costi di avviamento e carenza di personale qualificato. Inoltre, molte aziende operanti in Vietnam, sia estere che nazionali, trovano ancora inefficace la protezione della proprietà intellettuale. Per le imprese estere che intendono presentare offerte per progetti di infrastrutture in Vietnam, una sfida significativa continua ad essere la pratica dell’Aiuto Pubblico allo Sviluppo (APS) “legato” (tied aid). Sono poche le aziende che riescono a collaborare con successo con le aziende dei Paesi finanziatori, in questo settore prevalentemente Giappone e Corea, al fine di essere ammesse a fare un’offerta per i progetti.

Ci descrive il consumatore tipo vietnamita: da quali elementi sono influenzate le sue decisioni d’acquisto?

Il consumatore vietnamita sta evolvendo in maniera correlata alla rapida crescita economica del Paese. Secondo recenti indagini di mercato, sembrerebbe che il prezzo non sia più il fattore di influenza principale sulle decisioni di acquisto dei consumatori vietnamiti. Con l’aumentare della capacità di spesa, sta crescendo la propensione per qualità, lusso e prodotti di marca superiori, mentre diminuisce la sensibilità al prezzo. Per quanto riguarda la selezione del prodotto, i due principali elementi di influenza di scelta sono il ‘gusto’ per i generi alimentari e la ‘marca’ per i non alimentari. In particolare, la salute e il benessere sono emerse tra le priorità dei consumatori vietnamiti. Ora sono più cauti nella scelta di prodotti, alla ricerca di buona qualità e ingredienti sani. Quindi, i rivenditori che possono fornire garanzia di qualità e sicurezza potranno godere di un vantaggio competitivo nel mercato vietnamita.

Fonte: a cura di Exportiamo, di Marco Sabatini, redazione@exportiamo.it

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