Umberto Marino: da Bolzano agli USA con il Sogno di Fare l’Ambassador del Food & Wine Italiano

Umberto Marino: da Bolzano agli USA con il Sogno di Fare l’Ambassador del Food & Wine Italiano

15 Febbraio 2023 Categoria: Un'Italia da Export Paese:  USA

La nostra redazione ha avuto il piacere di intervistare Umberto Marino, Strategic Brands Manager per Freixenet Mionetto USA. Nato e cresciuto a Bolzano ma di origini campane, Umberto vive da sei anni negli Stati Uniti dove è diventato un vero e proprio Ambasciatore delle eccellenze enogastronomiche del Made in Italy.

Benvenuto Umberto! Da quanti anni operi sul mercato americano? Come mai hai deciso di trasferirti in questo immenso paese?

Vivo in America ormai da sei anni, che per certi versi sembrano qualche mese e per altri almeno un decennio. Succedono talmente tante cose in una maniera così repentina che il tempo sembra volare, ma mi sento anche così radicato nella società e nel network che mi sembra di vivere qui da sempre.

L’America, per me come immagino per tanti altri, è stata per molto tempo oltre che un sogno anche un progetto e una sfida personale da intraprendere, uno di quei momenti in cui senti la necessità di metterti in discussione personalmente e professionalmente. Penso che questo aspetto sia di fondamentale importanza per poter crescere e capire i propri punti di forza ed allo stesso tempo rendersi conto dei propri limiti. Nel 2017 operavo già nel mondo del food dal momento che lavoravo per Loacker a Bolzano, città dove sono nato e cresciuto. L’azienda aveva aperto un ufficio a New York ma non c’era spazio per sponsorizzare un visto e quindi ho deciso di andare a “prendermi” questa opportunità. Ho prenotato un volo per la Grande Mela e il destino ci ha messo la zampino: mentre ero in coda ll gate 10 di Milano Malpensa incontro Giulia, una ragazza italiana che, ironia della sorte, operava nel settore food in America. Così ho iniziato a collaborare con lei e la sua azienda nella gestione di alcuni brands premium italiani. Persone come Giulia hanno avuto un ruolo fondamentale nel percorso che avrei intrapreso di lì a poco.


Sei anni in America, che cosa è successo in questi anni, come ti sei ambientato?

Sicuramente c’è un primo aspetto da considerare nella gestione di questi primi sei anni trascorsi in America: essere legati ad un visto di sponsorizzazione è un aspetto cruciale che condiziona la tua visione e pianificazione perché per lavorare e vivere qui alla base ci deve essere un’azienda che ti sponsorizza il visto. Fortunatamente il nostro paese vanta un’ottima presenza negli Usa, sia a livello di business avviati che di quelli emergenti. Io ho avuto la possibilità di lavorare su progetti di sviluppo commerciale wholesale e retail (aperture negozi diretti) per aziende di diversi settori, dai salumi e formaggi, al cioccolato fino all’olio di oliva.

Le aziende più lungimiranti, per fortuna, sono in grado di capire quanto sia importante una risorsa a cui si decide di sponsorizzare un visto: avere un brand ambassador è un plus enorme per lo sviluppo del brand e del business perché una persona che opera direttamente sul territorio è la più grande fonte di informazione che l’azienda possa avere, che vale probabilmente più di tanti grafici e indicatori di mercato. Vivendo in quell’ambiente e conoscendo il brand, infatti, sa meglio di chiunque altro quali strategie e modus operandi funzionano, e quali invece no.

Grazie a queste aziende, che sono in grado di portarci qui per contribuire al loro successo e per farci imparare, molti italiani possono intraprendere questo percorso per poi capire se restare o tornare in Italia. Io penso che qualunque sia la scelta finale, fare questa esperienza sia comunque un successo. Il fatto di mettersi alla prova tutti i giorni, imparare una nuova lingua, assorbire una nuova cultura, vedere la propria famiglia solo pochi giorni all’anno, è un successo personale ed un grande sacrificio al di là di quanti mesi o anni duri.

Come sei entrato nel mondo del prosecco?

Dopo aver lavorato alcuni anni nel mondo del food, dove ho imparato molto e stretto relazioni in tanti ambienti quali retail, food service, cruise line etc, avevo voglia di mettermi nuovamente in gioco e così mi sono lanciato nel wine business.

Avevo sentito parlare di Mionetto, azienda che per me è un grande esempio di perseveranza e dedizione per lo sviluppo di un progetto vincente. Vivendo vicino a White Plains, dove si trova la sede operativa di Freixenet Mionetto, ho deciso di iniziare a fare dei colloqui e dopo alcuni mesi abbiamo trovato il modo di poter iniziare a collaborare. Ne sono molto felice, non solo perché faccio parte di una delle aziende più rilevanti del mondo sparkling & wine, ma anche perché posso lavorare con un vero esperto del settore: Enore Ceola. Penso che ognuno di noi, per crescere ed arricchire il proprio bagaglio di conoscenze, debba avere un punto di riferimento, una di quelle persone che ha sempre qualcosa di importante da trasmetterti. Enore è un pioniere, è la persona che ha portato il prosecco in America, uno di quelli che ci ha creduto assieme all’azienda e che ora raccoglie i frutti dati dal grande lavoro svolto in più di vent’anni. Ed è il mio mentore.

Come descrivi il mercato a stelle e strisce? C’è ancora spazio per il vino italiano?

Questo mercato va visto fin da subito in maniera realistica: ci sono molte opportunità ma costruire quel network di relazioni che sono necessarie per fare prosperare un business non è semplice, richiede impegno, costanza e tempo.

Fortunatamente i prodotti italiani godono di ottima fama, sia presso i buyers che i consumatori. Le grandi catene hanno addirittura degli interi scaffali dedicati allo specialty food esclusivamente “Italian”.

Non solo il cibo, ma anche il vino italiano è molto apprezzato ovviamente, ed un aspetto molto interessante è che i buyers sono alla ricerca costante di nuovi prodotti che non conoscono. E noi abbiamo ancora, in tantissime categorie, una vasta selezione di prodotti da poter far scoprire al consumatore.

Io quotidianamente vivo un focus group: mia moglie è Americana e fin dal primo giorno che ci siamo conosciuti è sempre stata interessata a conoscere e provare tutte le eccellenze che noi italiani portiamo qui in America. Nel mondo del prosecco non è diversa la situazione, è ormai un prodotto che il consumatore Americano apprezza e cerca.

La più grande vittoria è constatare che per il consumatore, sparkling wine non è solo sinonimo di Champagne, ma anche di Prosecco, e nel nostro caso anche Cava.
Facendo parte del Gruppo Henkell Freixenet riusciamo a portare un portfolio interessante che va dal Prosecco, al Cava, al Sekt e molto ancora. Questo ci rende un buon partner per il cliente garantendo vini di ottima qualità oltre che regolarità nella supply chain, attualmente aspetto estremamente critico nello stabilire una partnership.


Un consiglio per chi si sta affacciando sul mercato americano

Alle aziende che intendono portare in America le loro eccellenze consiglio prima di tutto di viaggiare nel paese, ascoltare, guardare cosa c’è nei supermercati e farne tesoro. È importante capire e vedere cosa realmente succede nelle varie zona perché’ l’America è un paese talmente grande che le dinamiche nel NorthEast, nel South, nel Midwest e nella West Coast possono essere molto molto diverse.

Ai giovani che vogliono lanciarsi in progetti di questo tipo, e anche alle aziende che vogliono intraprendere una nuova avventura sul suolo americano, voglio dire invece di armarsi di spirito di sacrificio, pazienza e soprattutto, perseveranza. Come dicono qui, “never give up” e io aggiungo “keep going”… Non ci si deve fermare mai.

Fonte: a cura della Redazione di Exportiamo, redazione@exportiamo.it

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