Triplica in 10 anni l’Export Biologico Made in Italy

Triplica in 10 anni l’Export Biologico Made in Italy

01 Agosto 2023 Categoria: Food & Beverage

L’export di prodotti biologici italiani, soprattutto agroalimentari, continua a collezionare successi anno dopo anno. Scopriamo come è andato il 2022 in attesa di sapere cosa aspettarci per l’anno in corso.

Nel 2022 le vendite di prodotti agroalimentari italiani bio sui mercati internazionali hanno raggiunto i 3,4 miliardi di euro, con un incremento del 16% rispetto al 2021. A testimoniare il riconoscimento del settore all’estero anche i risultati sul lungo periodo, con un valore, in dieci anni, quasi triplicato (+181%). Questa la lettura sull’andamento del settore oltre lo stivale, elaborata da Nomisma alla luce delle ultime analisi prodotte dall’Osservatorio SANA che, grazie alla partnership con ICE Agenzia, propone, ogni anno, i risultati del monitoraggio sui mercati internazionali realizzato nell’ambito del progetto ITA.BIO, la piattaforma per l’internazionalizzazione del bio made in Italy promossa da ICE Agenzia e FederBio.

I risultati completi del monitoraggio saranno presentati in occasione della quinta edizione di Rivoluzione Bio – manifestazione prevista all’interno di SANA 2023, il 35° Salone Internazionale del biologico e del naturale - in programma a BolognaFiere dal 7 al 9 settembre, ma sono già disponibili le prime anticipazioni sui dati relativi all’export del bio Made in Italy, dalle quali emerge che la gran parte delle esportazioni (81% del totale) riguarda il food per un valore di 2,7 miliardi di euro nel 2022 (anno terminante giugno), +16% rispetto al 2021. Rilevante anche il ruolo del vino che pesa per il restante 19% dell’export bio, ossia una quota ben maggiore di quanto avviene con l’export agroalimentare in generale (in questo caso l’incidenza del wine è del 13%). In termini assoluti parliamo di 626 milioni di euro di vino bio Made in Italy venduto sui mercati internazionali, +18% rispetto al 2021 e una quota sul totale dell’export vitivinicolo italiano dell’8% (il food “si ferma” al 6%). 

Per quanto riguarda, invece, i mercati presidiati, dall’indagine condotta tra luglio e agosto 2022 da Nomisma per ICE Agenzia e FederBio, su un campione di 290 imprese alimentari e vitivinicole italiane, è emerso come le principali destinazioni in Europa per food italiano bio siano la Germania (indicata nel complesso dal 63% delle aziende) e a seguire Francia (46%) e Benelux (34%). Per il vino a guidare è ancora il mercato tedesco (67%), seguito a brevissima distanza dai Paesi Scandinavi (61%), dove, da sempre, l’apprezzamento del vino bio è molto alto, e dal Benelux (59%). Al di fuori dei confini comunitari la fanno da padrone Svizzera, Stati Uniti e Regno Unito sia per il food che per il wine (in quest’ultimo caso risultano strategici anche Canada e Giappone). In futuro, secondo le imprese, i Paesi più promettenti per le esportazioni di prodotti bio nel prossimo triennio saranno Germania (56%), Nordics (32%) e Stati Uniti (25%) per il food, e Nordics (58%), Stati Uniti e Canada (entrambi segnalati da un terzo delle aziende) nel caso del vino.

A decretare il successo del biologico italiano all’estero, resta la qualità dei prodotti e il generale interesse del consumatore straniero per il made in Italy (indicati rispettivamente dal 66% e dal 60% delle imprese). Sono considerati elementi di successo anche l’equivalenza del marchio bio europeo (34%), l’elevata spesa media pro-capite per i prodotti bio (33%) e le garanzie associate ai prodotti agroalimentari bio (24%).

Secondo le aziende italiane, gli aspetti che rappresentano i maggiori ostacoli alla vendita dei propri prodotti bio all’estero sono, invece, i costi legati alle attività di promozione sui mercati internazionali (percepiti come ostacolo dal 42% delle imprese esportatrici bio), le normative/burocrazie locali e la concorrenza di prezzo da parte delle imprese locali (fattori indicati entrambi dal 37%).

Con le indagini periodiche Nomisma, per la piattaforma ITA.BIO, è stato possibile raccogliere anche le opinioni di oltre 7 mila consumatori dei principali mercati target per il bio (Stati Uniti, Cina, Canada, Emirati Arabi, Scandinavia, Giappone e Messico). Se è vero che il biologico è ormai diffuso in tutto il mondo, in particolare, negli Stati Uniti (l’89% della popolazione ha consumato almeno una volta un prodotto biologico nel corso dell’ultimo anno), in Scandinavia (87%) e Canada (76%), il Bio made in Italy rappresenta ancora una nicchia, soprattutto in Messico, Emirati Arabi e Giappone (dove la consumer base non supera l’8% della popolazione).

In tutti i mercati analizzati, si evidenziano enormi opportunità di crescita: l’Italia è top quality nel food & wine nel percepito del consumatore (in media uno su tre posiziona l’Italia al primo posto nella classifica dei Paesi da cui provengono i prodotti alimentari di maggiore qualità) e c’è forse interesse nei confronti del binomio bio e made in Italy (il 68% in media acquisterebbe un nuovo prodotto bio Made in Italy se lo trovasse presso i punti vendita che frequenta abitualmente).

Con queste premesse, per accrescere diffusione, consapevolezza e interesse verso il biologico, è indispensabile che il consumatore internazionale venga informato di più e meglio riguardo le caratteristiche e le garanzie che il bio offre: circa 7 user bio su 10 nei mercati analizzati dichiara, infatti, di non aver informazioni sufficienti e dettagliate sulle caratteristiche e i valori degli alimenti biologici. 

Un’altra leva efficace per avvicinare il bio Made in Italy al consumatore straniero è la possibilità di conoscere i prodotti tramite assaggi o materiali nella grande distribuzione o presso i ristoranti, soprattutto in Messico, Cina e Giappone.

Dal punto di vista delle aziende italiane, invece, le azioni più efficaci a supporto dello sviluppo del Bio nei prossimi anni dovranno mirare a stimolare la domanda e la fiducia dei consumatori, chiarire il contributo dell’agricoltura biologica alla sostenibilità e sostenere l’offerta e quindi la conversione e la produzione.

Rivoluzione Bio 2023 sarà l’occasione per vedere se nel frattempo queste leve sono state attivate e scoprire se il posizionamento del bio italiano sui mercati internazionali è migliorato rispetto al passato.

Fonte: a cura di Aiko Lockmeyer, redazione@exportiamo.it

© RIPRODUZIONE RISERVATA

 

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