Nata capitale già nel ‘500, con il Gran Ducato dei Farnese. Cresciuta con i Borbone e trasformata da un donna illuminata, come Maria Luigia, moglie di Napoleone. Città di Verdi e Toscanini, delle cupole trionfo del Correggio e del Battistero in marmo rosa, del Teatro Regio e di una delle più antiche Università al mondo. Patria del prosciutto e del Parmigiano, nominata nel 2015 Città creativa Unesco per la Gastronomia. Dopo Mantova 2016, Pistoia 2017, Palermo 2018 (e Matera 2019 in Europa), con un dossier intitolato “La Cultura batte tempo”, è Parma la Capitale italiana della cultura 2020, trionfatrice in finale su Agrigento, Bitonto, Casale Monferrato, Macerata, Merano, Nuoro, Parma, Piacenza, Reggio Emilia e Treviso.

La vittoria rappresenta senz’ombra di dubbio un’enorme opportunità in termini di visibilità e crescita: Parma si mette infatti alla guida di tutta l’Emilia-Romagna come motore di cultura, economia e turismo.

Il riconoscimento del Mibact e il suo contributo economico di un milione di euro, darà una forte scossa alle risorse per la città. Finora sono stati previsti investimenti privati per 2,5 milioni di euro, più altri 1,8 pubblici, ma probabilmente ne arriveranno altri per accelerare ulteriormente il passo della regione dopo un 2017 record non solo per crescita del Pil (+1,8%), ma per flussi di visitatori, come hanno appena certificato i dati dell’Osservatorio turistico regionale: 57 milioni di presenze registrate lo scorso anno (+6,3% sul 2016) e 12,8 milioni di arrivi (+7,1%), performance che riportano la Riviera (con 42 milioni di presenze) agli anni d’oro del boom tedesco, anche se ora sono russi, polacchi e cechi a prediligere i bagni romagnoli.

Le città d’arte come Parma mettono a segno incrementi a due cifre, ma è l’attrattività dei distretti industriali la vera sorpresa, perché tra la motor valley e la Ceramic Land si registrano incrementi di presenze superiori al 16 %.

La “piccola Parigi”, la ricca città di provincia di 2oomila abitanti, cuore mondiale della food valley, ha dunque l’occasione di mettere a sistema il suo patrimonio alimentare, musicale, architettonico e artistico con il mondo del welfare, dell’università, della ricerca nel perseguimento di un modello di sviluppo sostenibile che vede la cultura al centro della crescita sociale, economica e civile del territorio.

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