L’internazionalizzazione fin dalla prima adozione nel 2008 dello “Small Business Act” da parte della Commissione Europea é stata considerata tra i dieci punti necessari a garantire il superamento degli ostacoli al pieno dispiegarsi del potenziale di sviluppo e di creazione di posti di lavoro delle PMI.

Le PMI - escludendo dal conteggio le società finanziarie – rappresentano la quasi totalità delle imprese europee e va da se che il problema del riordino del sostegno pubblico all’internazionalizzazione sia strutturalmente necessario per il nostro tessuto industriale per riuscire ad essere competitivi nello scenario globale in continua evoluzione con strumenti e istituzioni preparate e moderne.

Possiamo tranquillamente affermare che in Italia il processo é in atto da sempre tra vecchi e nuovi attori, tra scellerati sparpagliamenti di fondi e competenze e più saggie visioni di accentramento e coordinamento che pare ultimamente vadano per la maggiore.

Sicuramente a livello istituzionale una data rappresenta lo spartiacque fondamentale, il 6 luglio 2011 data dell’adozione del Decreto Legge 98/2011 del Governo Berlusconi che ha testualmente “soppresso” l’Istituto nazionale per il Commercio Estero poi rinato nel dicembre successivo per volere del Governo Monti e ripartito nella sua piena operatività dal 1° aprile 2013 nella nuova veste di ICE – Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane - mentre l’orizzonte potrebbe essere di grandeur.

Nell’aprile 2012 sul tavolo dell’allora Ministro dello Sviluppo Economico, delle Infrastrutture e dei Trasporti Corrado Passera arrivò il Rapporto “Supportare l’internazionalizzazione delle aziende italiane” commissionato alla società di consulenza McKinsey & Company dall’Associazione Bancaria Italiana – ABI, dall’Associazione Nazionale fra le Imprese Assicuratrici - ANIA, dall’Alleanza delle Cooperative Italiane e da Confindustria ovvero tutti gli stakeholder in rappresentanza dei diversi interessi privati nel comparto dell’internazionalizzazione con l’obiettivo - come si leggeva nell’introduzione - di “dare un contributo fattivo al rilancio del sistema Paese”.

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Lo studio analizzando il supporto operativo alle imprese nei processi di internazionalizzazione lo definiva poco efficace e con notevoli criticità qui di seguito sintetizzate:

- Mancanza strategia integrata a supporto dell’internazionalizzazione come naturale riflesso della frammentazione del sistema economico, della mancanza di coordinamento e sinergia nella programmazione, inadeguata azione di scouting e intelligence sui mercati internazionali.

- Allocazione risorse inefficiente con frammentazione e atomizzazione in iniziative di basso impatto per un’allocazione non ottimale che portava 1/3 delle risorse a disposizione ad essere assorbite dalle spese di funzionamento degli enti.

- Sovrapposizione di ruoli e attività tra i diversi soggetti impegnati nel processo di sostegno alle imprese sul territorio: riflesso della mancanza di coordinamento e programmazione che nasce dalle difficoltà nel definire obiettivi comuni. Tutto ciò crea confusione anche per gli operatori stessi che faticano ad identificare gli interlocutori più adatti alle loro esigenze in Italia e anche all’estero.

- Inadeguato supporto finanziario all’export con un’offerta pubblica limitata sul piano qualitativo e quantitativo ed una frammentazione dei soggetti coinvolti nell’erogazione.

La blasonata società di consulenza smascherava quindi il “Sistema Italia” affermandone piuttosto la frammentarietà nelle strutture e la poca incisività e razionalità nelle spese e nell’operatività.

In questo 2015 la Commissione Europea dovrebbe approvare la revisione dello Small Business Act e proprio a dicembre - come abbiamo già avuto modo di approfondire  - si é conclusa la consultazione pubblica aperta sul portale Eu Survey i cui risultati non sono ancora disponibili.

Le priorità strutturali per tutelare e garantire la crescita costante delle PMIconditio sine qua non per svolgere il ruolo cruciale di cinghia di trasmissione del benessere nella società sono costanti facilmente intuibili e vanno dal facilitare l’accesso a finanziamenti e mercati al promuovere l’imprenditorialità favorendo soprattutto la riduzione di oneri amministrativi e fiscali mentre più recentemente é emersa la necessità di far fronte alla carenza di lavoratori qualificati.

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A che punto siamo invece in Italia?

L’ICE-Agenzia ha mutato pelle rispetto al passato e in questi anni ha ridotto del 33% il personale e i costi sono scesi di oltre un quarto oltre ad essere protagonista di una concertazione decentrata nella definizione del piano promozionale con i rappresentanti delle associazioni di categoria.

Sul piano finanziario invece importanti novità sono in arrivo per la SACE e come si legge nel comunicato stampa del Consiglio dei Ministri dello scorso 20 gennaio:

“Al fine di rafforzare l’attività di SACE. a supporto dell’export e dell’internazionalizzazione dell’economia italiana, SACE potrà essere autorizzata a svolgere l’esercizio del credito diretto (ovvero a costituirsi come banca). Tale attività dovrà essere svolta previa autorizzazione della Banca d’Italia, nel rispetto delle normative internazionali, europee e nazionali in materia.”

La competizione oggi si gioca sui grandi progetti internazionali infrastrutturali – abbiamo visto ad esempio la lotta in atto per la ferrovia nel deserto in Oman – e sui beni di investimento ma anche sulle linee di finanziamento a supporto dell’offerta e ciò che penalizza le nostre imprese e al contempo é stato ad esempio uno dei punti di forza della Germania, é la mancanza di una vera “Exim Bank” capace di offrire tutti i servizi necessari per essere competitivi e “sul pezzo” nel mondo.

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In una recente intervista ad “Affari e Finanza” - la Repubblica il responsabile delle politiche necessarie al rilancio delle esportazioni italiane - il Vice Ministro dello Sviluppo Economico con delega al Commercio Estero - Carlo Calenda ha dichiarato in merito ai prossimi sviluppi del riordino più volte annunciato del comparto dell’internazionalizzazione:

“L’ICE sta portando avanti un lavoro continuo di modernizzazione e di recupero di efficienza. Abbiamo tagliato il 26% di costi, chiuso tutte le sedi in Italia, tranne Milano, e un mese fa abbiamo approvato il piano per il 2015 che prevede un cambiamento completo dei processi di lavoro e, soprattutto, un dipartimento dedicato alla gestione dei clienti. L’ICE deve andare dalle imprese e non aspettare che siano loro a rivolgersi all’Agenzia. Entro un mese finiremo di integrare nell’ICE la parte riguardante l’attrazione degli investimenti oggi dispersa tra diverse agenzie e valuteremo il grado di integrazione con l’ENIT per la promozione turistica.”

Sembra dietro l’angolo quindi l’alba della “Super ICE” com’é stata subito denominata dalla stampa la struttura che dovrebbe appunto vedere la luce entro la primavera dopo che - contrariamente a quanto “girava” tra gli addetti ai lavori – era stata annunciata tra i possibili provvedimenti del cosiddetto “Investment Compact” che Calenda e Renzi si sono portati in tasca a Davos appena approvato dal Consiglio dei Ministri al World Economic Forum, il palcoscenico più importante per il nostro Paese in questo primo scorcio del 2015, in attesa di aprirsi al mondo dal 1° maggio con EXPO Milano 2015.

L’idea é far ruotare intorno all’attuale Agenzia guidata da Riccardo Maria Monti, gli altri organismi che si occupano di materie analoghe come ENIT e le due aree di attività di Invitalia che si occupano di attrazione turistica e di investimenti esteri.?

L’Italia é la quinta manifattura al mondo e la seconda in Europa ma secondo una recente analisi SACE su dati Eurostat, nel nostro Paese la propensione allo sviluppo sui mercati internazionali riguarda il 54% delle aziende con più di 250 dipendenti; il 49% di quelle con 50-249 addetti mentre per le imprese con 10-49 dipendenti il dato “crolla” al 29% rispetto al 47% registrato tra le imprese tedesche e il 48% tra le spagnole.

La legge di stabilità del 2015 ha stanziato nuove risorse, 130 milioni di euro per il 2015 (previsti ulteriori 50 milioni per il 2016 e 40 milioni per il 2017) ai quali vanno sommate tutte le risorse recuperate dai diversi fondi e quindi per l’anno in corso si arriva a una cifra importante, come ribadisce Calenda infatti:

“Per la prima volta nella storia del paese siamo al livello dei nostri competitor: 261 milioni di euro contro una media di 45 milioni negli ultimi 5 anni. Ora la sfida é spenderli bene. Con due principi cardine: le imprese decidono cosa serve loro per esportare e le iniziative vengono testate su scala ridotta prima di investire in modo massiccio”.   

La ripresa arriverà dalla domanda internazionale ed é obiettivo del Governo intervenire sulla capacità di affrontare i mercati internazionali da parte delle nostre imprese riuscendo a far raddoppiare il numero delle aziende stabilmente esportatrici arrivando a 40-50.000 riuscendo poi a coinvolgere tutte le 70.000 potenzialmente orientate all’export.

Il lavoro naturalmente va fatto sia a livello nazionale che internazionale.

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Per quanto riguarda le iniziative intraprese in Italia nel 2014 sono state realizzate 12 tappe del “Roadshow per l’internazionalizzazione” promosse dall’ICE con la regia del Ministero dello Sviluppo Economico. Il Roadshow rappresenta un’inversione di tendenza nel mettere il “sistema” per l’export italiano a disposizione delle nostre PMI, spesso in possesso di produzioni di eccellenza e qualità ma altrettanto incapaci di valorizzarle in mercati lontani e difficili dove invece l’apprezzamento sarebbe elevato per i più svariati motivi (dimensionale, organizzativo e in alcuni casi culturale e soprattutto di approccio).

Nell’anno in corso le tappe dovrebbero essere 15 con uno stanziamento complessivo di circa 5 milioni di euro e un format arricchito da un percorso formativo ad hoc per fornire i primissimi strumenti e preparare le imprese ad affacciarsi sui mercati esteri

Nella stessa direzione va una tra le misure più innovative previste dal “Piano Straordinario per il Rilancio Internazionale dell’Italia” con la previsione di uno stanziamento che dovrebbe aggirarsi intorno ai 20 milioni di euro per l’erogazione dei “Voucher Export Temporary Manager”, un contributo complessivo di 10.000 euro ad azienda per integrare - a tempo determinato - nella propria organizzazione specialisti in grado di rinnovare approccio e visione in merito al potenziale da sfruttare nei mercati internazionali. Il rovescio della medaglia dovrebbe invece essere un ulteriore investimento di oltre 2 milioni di euro nella formazione di 400 nuovi manager per colmare la mancanza di specialisti nel settore con un ruolo centrale nel coordinamento affidato all’ICE.

Appare strategico inoltre favorire il potenziamento degli strumenti a disposizione della digitalizzazione delle PMI per favorire l’accesso alle piattaforme digitali tramite attività di web marketing nei principali Paesi Europei ed Extra europei così come quello della piattaforma “Italydock”, messa a punto da Poste Italiane e ICE. La piattaforma é finalizzata a fornire alle PMI, all’interno di un Marketplace internazionale, l’occasione di promuovere i loro prodotti utilizzando il canale e-commerce e la disponibilità di questo nuovo strumento é stata già comunicata alle aziende utenti dell’Agenzia.

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Sempre a livello nazionale sembrerebbe confermato l’impegno - con un investimento complessivo di oltre 40 milioni di euro - a favore del potenziamento dei grandi eventi fieristici italiani allo scopo di rafforzare in maniera diretta la presenza sui mercati esteri delle singole aziende, con ricadute positive anche sui livelli occupazionali attraverso ad esempio piani di comunicazione sui media nazionali e internazionali e organizzazione di piani di ospitalità per selezionati buyers stranieri così come per giornalisti di prestigiose testate specializzate e non oltre all’organizzazione di eventi “tailor made” in grado di coinvolgere anche i territori e i marchi più noti e prestigiosi del “Made in Italy”. 

Assodato che uno dei maggiori ostacoli alla penetrazione sistematica dei mercati esteri per le nostre produzioni di qualità é rappresentato dalla limitata e difficoltosa presenza nella Grande Distribuzione Organizzata, storica parte mancante della filiera nel nostro Paese, é considerato strategico fornire un supporto alle nostre aziende attraverso la stipula di Accordi con le più importanti catene globali attraverso l’organizzazione di campagne promozionali  “in store” e aiutando gli Uffici acquisti delle catene ad entrare in contatto con i nuovi fornitori  attraverso visite aziendali e organizzazione di incontri. Le iniziative dovrebbero interessare mercati vecchi e nuovi e lo stanziamento importante e credibile dovrebbe essere superiore ai 20-25 milioni di euro.

Abbiamo più volte posto l’accento su come il monda cambia e la crescita e il benessere si spostano ed emergono sempre nuovi consumatori pronti ad essere affascinati dal “Made in Italy”.

Per consentire alle aziende italiane di sfruttare le opportunità che si presentano nelle nuove aree di crescita é intenzione prevedere dei piani speciali sia per il potenziamento della promozione commerciale (accordi con i principali canali distributivi, rafforzamento della presenza di nostre aziende in loco attraverso l’organizzazione di incontri B2B e la presenza in occasione dei principali eventi espositivi) che per l’organizzazione di missioni settoriali a necessaria guida politica per rendere credibile l’azione soprattutto in alcuni contesti.

Lo stanziamento totale dovrebbe superare i 30 milioni di euro e si cercherà di valorizzare innanzitutto il lavoro già svolto negli anni in alcuni contesti importanti e tradizionali come Canada, Cina e Giappone ma anche in importanti nuovi mercati del sudamerica (Messico, Colombia, Peru’ e Cile), dell’Africa Subsahariana e dell’area ASEAN. Dovrebbero essere previste anche azioni in paesi “particolari” come Cuba e Iran, dove certamente la guida politica avrà il suo peso, visto il momento storico, ma gli interessi da portare avanti non mancano.

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Altro intervento necessario e in linea con le esigenze delle nostre aziende é la previsione di una concreta campagna (lo stanziamento dovrebbe superare i 15 milioni di euro) contro il fenomeno “Italian Sounding” con la realizzazione di un’intensa campagna di sensibilizzazione e di advertising non solo tramite i tradizionali mezzi di comunicazione ma anche con un forte coinvolgimento di social network e blog e puntando a far arrivare al consumatore le qualità, le caratteristiche e l’essenza del prodotto originale italiano per riconoscerlo rispetto al “bombardamento” di contraffazioni che interessa i nostri prodotti in mercati importanti (Stati Uniti, Canada, Brasile, Messico, Australia e Nuova Zelanda). Dovrebbe avere seguito anche l’adozione di un “bollino” distintivo per le produzioni agricole e agroalimentari italiane.

Naturalmente nell’anno di EXPO Milano 2015 non poteva mancare il contributo ICE con un’iniziativa dedicata a valorizzare al massimo l’importante appuntamento per il nostro Paese che si sostanzierà nel progetto “Expo is Now” che verrà gestito in collaborazione con il Padiglione Italia.

L’idea é quella di prevedere l’organizzazione di incoming a Milano per oltre 150 top manager, noti giornalisti e imprenditori stranieri (provenienti in larga misura da Brasile, Cina, Russia, Paesi del Golfo, Giappone e Stati Uniti) presso le strutture dell’EXPO e le aziende di loro interesse nel territorio italiano, realizzando visite ai Distretti Produttivi in collaborazione con le associazioni imprenditoriali territoriali. La presenza dei diversi delegati straniera sarà in funzione delle tematiche che mensilmente animano le attività di Padiglione Italia e l’investimento complessivo per le attività promozionali legate all’EXPO dovrebbe aggirarsi introno ai 5 milioni di euro.

Per quanto riguarda invece le azioni necessarie a favorire le opportunità di investimento in Italia per i potenziali investitori stranieri dovrebbero concretizzarsi in un Roadshow globale nelle 20 più importanti piazze finanziarie del mondo con un format che prevede organizzazione di workshop per presentare specifiche opportunità di investimento, organizzazione di 2b mirati in base alle peculiarità delle singole piazze finanziarie e ulteriori attività collaterali che spaziano dalla partecipazione alle principali fiere degli investimenti e dei settori focus di interesse per gli investitori globali alla realizzazione di piattaforma di condivisione delle informazioni sulle opportunità  di investimento in Italia. Anche per questa misura le risorse a disposizione dovrebbero superare i 5 milioni di euro.

Il programma é ricco e strutturato e bisogna riconoscere come rispetto al passato sembra esserci una visione d’insieme strategica che riesce a guardare con intelligenza ai nuovi mercati, rinnovando strumenti di azione e modus operandi e mettendo da parte protagonismi e aspirazioni a volte eccessive da parte dei diversi protagonisti del comparto dell’internazionalizzazione.

Qualche ultima considerazione.

Come ha recentemente riportato il Sole 24 Ore per rendere efficaci le manovre degli ultimi tre governi sul fronte economico restano ancora da varare 585 decreti attuativi, oltre la metà del totale. L’esecutivo Renzi ha accelerato sullo smaltimento delle misure previste dai predecessori Monti e Letta ma le nuove riforme hanno anche portato nuovi decreti attuativi e solo l’ultima legge di Stabilità necessiterà di 119 interventi attuativi mentre rispetto a due mesi fa il tasso di attuazione registra un leggero arretramento dal 52,7 al 46,9%.

Un altro dato significativo é che - a distanza di un anno e mezzo - dei cinquanta punti programmatici del “Piano Destinazione Italia” varato dal governo Letta nel 2013 per favorire a trecentosessanta gradi l’arrivo dei capitali stranieri nel nostro paese, meno della metà delle iniziative, 19 per l’esattezza, sono state realizzare.

E’ evidente come la distanza tra l’annuncio e la realtà spesso sia incolmabile ma va notato come oggi rispetto a ieri si noti maggiore competenza e consapevolezza rispetto a infauste stagioni passate e come anche le scelte sciagurate di questi anni sembrano oggi alle spalle.

 

Non rimane che aspettare l’alba.

Fonte: elaborazione a cura di Exportiamo, di Antonio Passarelli, redazione@exportiamo.it

 

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