Nel giorno in cui il calendario dice che la primavera é arrivata, Roma si trasforma nell’epicentro per irradiare un nuovo paradigma nella coscienza mediterranea partendo da tre direttrici fondamentali: movimento, modernità e condivisione.

Già perché sabato 21 marzo al Teatro Olimpico di Roma é andata in scena la II^ edizione di TEDxRoma, il “Mediterranean Carousel” una giornata di studi, un incrocio e un incontro per indagare sulla vera dimensione del Mediterraneo quale “spazio che lega culture e saperi, tecnologia e tradizioni, arte e identità” attraverso l’alternanza in scena di passioni, esperienze e resoconti di vite, sogni e visioni condivise dai diversi speakers intervenuti e provenienti dai diversi paesi rivieraschi.

Di cosa stiamo parlando?

La stessa domanda me la sono posta anche io e per questo motivo ho voluto testare personalmente di cosa si tratta e a fine giornata, la sensazione é di aver preso parte a un evento che é al contempo comunità, riflessione e azione.

TED (Technology Entertainment Design) é un’organizzazione non-profit votata “alle idee che meritano di essere diffuse” mission che si é assegnata fin dalla prima Conferenza organizzata nel lontano 1984, quando per 4 giorni si riunirono persone provenienti appunto dai tre mondi: Tecnologia, Entertainment e Design.

Nel tempo TED ha ampliato i suoi orizzonti, i suoi temi e le sue iniziative e, i diversi appuntamenti ogni anno raccolgono sempre più successo generando un’eco planetaria grazie anche all’effetto moltiplicatore della rete.

 

Sono moltissime le personalità che hanno preso parte agli eventi TED negli anni generando un “tesoro” di pensieri, idee, azioni, spunti di riflessione a disposizione di tutto il mondo e negli anni sono nati anche i TEDx, eventi locali organizzati in modo indipendente che - seguendo il modello generale TED - in maniera autonoma favoriscono una maggiore capillarità nella diffusione dello spirito e dei valori dell’iniziativa.

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Il TEDxRoma 2015 ha scelto per la sue seconda edizione di focalizzare la propria attenzione sul Mediterraneo, un’area geografica tra le più variegate del mondo, un tema di estrema (e a tratti purtroppo tragica) attualità come dimostrano, da ultimo, i tragici eventi di Tunisi della scorsa settimana.

Le problematiche non mancano e non sono indifferenti (immigrazione, terrorismo, tensioni e disgregazioni in atto) ma nella volontà degli organizzatori é necessaria anche la consapevolezza che da sempre il bacino del Mediterraneo é stato animato dall’incontro e dallo scontro di civiltà e sensibilità diverse e che proprio questo ne rappresenta la peculiarità, il “tesoro” che rappresenta per chi lo abita e per il mondo intero, una ricchezza unica che trova la sua identità proprio nella sua diversità.

La visione di fondo che ha animato il “Mediterranean Carousel” é   proprio quella di vivere un “luogo della storia per eccellenza ma anche bacino da cui far ripartire il futuro dei paesi che lo compongono” e come nel Medio Evo, il fine ultimo del carosello, non é stata la sopraffazione dei rivali ma piuttosto l’esibizione della propria abilità e del proprio ingegno, trasformando l’evento in “un nuovo torneo, quello dell’innovazione continua”, raccontata dai protagonisti ovvero artisti, creatori di start up, ricercatori, imprenditori, scienziati, opinion leader, tutti - a modo loro - innovatori capaci con i loro interventi (incisivi ma contenuti nei tempi) di toccare le motivazioni profonde dei partecipanti.

La giornata e gli interventi si sono susseguiti - continuando il parallelo con il Medio Evo - in tre diverse Carriere, un richiamo agli antichi giri di giostra medievali, per esplorare al meglio e unire le passioni e le esperienze sotto i riflettori e mettendo in chiaro fin dall’inizio come le idee del Mediterraneo sono più forti delle sue contraddizioni.

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Il primo intervento probabilmente “emendando” la scaletta originaria, é stato non a caso quello di Alia Mahmoud, tunisina e direttrice del Microsoft Innovation Center, giovane Innovation Influencer originaria di New York City e tornata in Tunisia per dare il suo contributo dopo la “Rivoluzione dei gelsomini” insanguinata proprio in questi giorni dagli eventi di Tunisi. Alia ha raccontato come nella sua quotidianità sia costantemente impegnata nel far crescere il sistema imprenditoriale del suo paese e ha ricordato come le idee non abbiano frontiere e che il suo obiettivo é fare della Tunisia la nuova Cartagine. Tra gli esempi e i successi del suo lavoro, la giovane ha portato l’esempio virtuoso della Saphon Energy, i cui dispositivi 100% “made in Tunisia”, rappresentano una “rivoluzione” nella cattura del vento che elimina l’utilizzo delle pale per sfruttare un sistema ispirato dalle navi a vela.

La I^ Carriera “dalla Staticità al Movimento” é iniziata con Jean-Pierre Darnis, think thanker di fama internazionale, ha ricordato ai partecipanti come la frontiera - “quel luogo magico dove cambiano lingue e abitudini” - oggi deve essere luogo di cooperazione e come il “Blob” Europa sia inarrestabile e in grado di proiettarsi verso sud e aprire le proprie frontiere.

L’Archistar Gianluca Peluffo nel suo intervento riflettendo sulla “La Rivoluzione dell’Ombra” ha posto l’attenzione sulla contemporaneità e sulla condivisione affermando come “essere contemporanei significa anche percepire il buio del presente” e che “il reale é un enigma che si risolve con il cuore”.

Antonios Vavouliotis - greco, scienziato aerospaziale e co-fondatore di Adamant Composites Ltd che fornisce all’industria internazionale prodotti e servizi per composti nanotecnologici - partendo dalla sua esperienza personale e dal suo sogno infantile di diventare astronauta, ha ricordato ai presenti quanto sia necessario essere pratici per rendere più vicini e realizzabili i propri sogni e quanto bisogna saper prendere decisioni critiche con la consapevolezza che “la conoscenza é necessaria per andare oltre la gravità della staticità” invitando quindi ognuno ad “attualizzare” i propri sogni.

Tra gli interventi più partecipati e in grado di trasportare il pubblico nella prima parte della giornata sicuramente “The New/Old way to better business and life” di Jesus Vega, spagnolo ex Managing Director di Zara-Inditex, il colosso globale del fashion retail e oggi - dopo aver ripensato la propria esistenza e iniziato a viaggiare con uno zaino in spalla in giro per il mondo - “libero” consulente in svariate società del mondo retail, fashion e business strategy oltre che speaker internazionale più importante dell’intera Spagna. Vega partendo dalla constatazione che “noi non siamo felici” ha messo ben in chiaro come solo andando oltre l’essere “solo delle macchine produttive” come il mondo impone e riuscendo ad “essere di nuovo persone” é possibile raggiungere la felicità.

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Khaled Bachari, egiziano tra i massimi esperti di telecomunicazione e tecnologia delle informazioni ha concentrato la sua attenzione sull’illusione della stabilità che rappresenta la staticità mentre il mondo si muove. Il siriano Mouhannad Malek, fondatore del progetto “Syrian Researchers” ha illustrato come dal 2012 il suo progetto sia nato per veicolare in maniera semplice e comprensibile i risultati delle ricerche scientifiche all’interno del mondo arabo, contribuendo innanzitutto ad una maggiore crescita dell’indipendenza delle popolazioni arabe e diventando oggi il primo sito scientifico del mondo arabo con i contributi provenienti dagli oltre 300 colleghi in giro per il mondo.      

Dopo la pausa pranzo con i colorati e innovativi “Mediterranean Box” distribuiti ai partecipanti per far assaporare anche al palato il gusto di sentirsi mediterranei, nel pomeriggio sono riprese le presentazioni con la II^ Carriera “dalla Tradizione alla Modernità” e la III^ Carriera “dalle Differenze alla Ricchezza”.

Ad aprire i lavori del pomeriggio il “nostro” Francesco Vezzoli, artista di fama internazionale che ha raccontato nel suo “Antico non antico” la genesi di un progetto con il quale ha cercato di andare oltre “la visione edulcorata del passato” che abbiamo, recuperando la cromaticità in antiche opere classiche perché di fronte alle paure e alle insicurezze della modernità, la soluzione é stata trovata riconducendosi alla tradizione e ricolorandola per renderla presente.

La stilista israeliana Ilana Efrati nel suo appassionato “Made in Mediterranean” ha raccontato come nella sua opera - ispirata dall’incontro con la campagna umbra - porta la natura nella vita di ogni giorno, mettendo in risalto quella bellezza che tutti i popoli del Mediterraneo condividono e a volte non riescono a vedere o peggio valorizzare. Di tutt’altro tenore l’intervento di Luigi Naldini, genetista di fama mondiale, che in maniera semplice (opera molto difficile) ha fatto comprendere all’uditorio come la terapia genica sposti più in là le frontiere per la medicina nel III^ millennio e ha messo però in guardia anche sui rischi del dominio della tecnica.

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Partendo dalla domanda se “La scienza può essere creativa?” la giovane siciliana Enrica Arena - portavoce del progetto Orange Fiber - ha risposto affermativamente raccontando la sua esperienza e l’idea, la sfida e i valori alla base del progetto, portato avanti insieme alla visionaria conterranea Adriana Santocito che ha avuto l’idea “folle” di interrogare la scienza per riuscire a creare un nuovo tessuto vitaminico e sostenibile ottenuto dalle bucce delle arance. L’obiettivo era creare un prodotto unico e innovativo per la moda e la soluzione trovata rappresenta l’opportunità migliore da cogliere nel Mediterraneo così come scegliere la moda e la sua influenza sulla società, come veicolo migliore per promuovere il cambiamento i valori dell’innovazione e della sostenibilità. Un progetto realmente innovativo che mi sono ripromesso di approfondire in futuro.

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Sempre sul tema “dalla tradizione alla modernità” sono stati gli interventi di Nasma Bouchelika e Saliha Moulfi, algerine fondatrici di SmellNat, startup incentrata sulla produzione di oli e antiossidanti bio naturalmente abbondanti nel loro paese e quello della turca Defne Koryòrek, Slow Food International Councillor impegnata con le sue campagne per la tutela della fauna marina del Bosforo e tra i “guru” in materia di sostenibilità ambientale e alimentare in tutto il Medio Oriente, mentre in conclusione della II^ Carriera é salito sul palco per il suo movimentato intervento, David Munir Nabti, libanese cresciuto tra la California e Beirut che ha ricordato a tutti come é necessario portare avanti “idee folli” che nascono dalla capacità di saper guardare alle stelle, ai sogni e dall’attitudine al visionario.

Sul tema “dalle Differenze alla Ricchezza” sono stati incentrati invece gli interventi dei protagonisti della III^ Carriera che ha chiuso la giornata e i protagonisti anche in questo caso sono stati vari e provenienti da mondi ed esperienze diverse.

Se la cipriota Myriam Soseilos ha raccontato come abbia trasformato la propria vita mentre trasformava il concetto e la funzionalità dei gioielli con le sue creazioni componibili e multifunzionali in linea con le esigenze della donna contemporanea, il visual artist e allenatore di sci, Angelo Bellobono nel suo suggestivo racconto “Moving Boarders” ha illustrato il progetto Atla(s)Now, incentrato sulla contaminazione culturale tra arte e abitanti delle montagne del Marocco sulla catena dell’Atlante, nato per raccontare un’Africa diversa e ha ricordato come i “confini non appartengono alla natura che cerca sempre di creare e mantenere la continuità”.

Chloe Teevan, irlandese e organizzatrice a Il Cairo dal 2012 del Downtown Contemporary Arts Festival, ha raccontato la sua personale esperienza e la sua creatura prima di cedere il palco a Sami Ismail, cultural innvoator siriano che ha incentrato la sua riflessione sul problema dell’esperienza per gli imprenditori e a Olinka Viòtica, visionaria croata, co-fondatrice del Museum of Broken Relationship, il più innovativo di Europa nel 2011, divenendo nel tempo un “culto globale” perché espone gli oggetti lasciati dopo una relazione finita.

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Ultimo intervento prima di chiudere la giornata con l’irruzione in sala di un vero e proprio carosello di suoni e percussioni, é stato quello di Paolo Petrocelli, cultural manager da sempre impegnato ad esplorare come la musica possa determinare cambiamenti positivi nel nostro mondo. Petrocelli, partendo dalla constatazione che l’udito é il primo senso che si attiva nell’uomo, ricorda come proprio la musica rimane l’unica lingua che tutti ed ovunque possono comprendere e quale può essere il potenziale sociale da sfruttare avendo la capacità di creare l’unità dalla diversità proprio perché “non ci può essere musica suonando solo i tasti neri del pianoforte”, un’immagine che rende bene l’idea.

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Dunque una giornata, quella di questo inizio di primavera a Roma in cui tutti gli animatori - sopra e sotto il palco del Teatro Olimpico - hanno innanzitutto accresciuto la coscienza e la consapevolezza di poter contare su “armi diverse, buone, innovative e non nocive” in grado di “creare valore e costruire il futuro” e quindi il messaggio che il TEDxRoma lancia e lascia alla riflessione dei partecipanti e dell’opinione pubblica, in controtendenza rispetto alle paure e alle tensioni che spesso prendono istericamente il sopravvento, é esaltare un Mediterraneo diverso, composto da “realtà che sembrano l’eccezione, ma che - come hanno ribadito prima, durante e dopo l’evento gli organizzatori della manifestazione - faranno la storia dei prossimi decenni della nostra civiltà”

Dunque guardare a sud e ripartire da sud.

 

Il Mediterraneo é il nostro tesoro e oltre alla tradizione ha in se l’innovazione in grado di far nascere, crescere e prosperare nuove idee, nuove economie e nuove sensibilità per tornare ad essere centro propulsore e “culla” della cultura contemporanea.

 

Fonte: a cura di Exportiamo, di Antonio Passarelli, redazione@exportiamo.it

 

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