La via del disgelo tra Stati Uniti e Cuba segna una nuova tappa. Dal prossimo 20 luglio – come dichiarato da Barack Obama e Raul Castro – riapriranno le reciproche ambasciate a Washington, come a l’Avana.

Abbiamo avuto già modo di approfondire lo spettacolare e repentino evolversi degli eventi, a partire dallo scorso mese di dicembre con il lancio della “Revoluciòn Americana” di Obama e seguendo le evoluzioni conseguenti.

E’ nostro interesse naturalmente - in questo momento di apertura ai capitali internazionali - provare a porre l’attenzione sulle reali opportunità da cogliere per il nostro Paese.

Il “Foro Econòmico Italia - Cuba” é certamente un buon punto di partenza per testare il terreno e capire l’effettivo potenziale da dispiegare sul piano bilaterale.

L’evento organizzato in occasione della missione imprenditoriale “a doppia guida” - il Vice Ministro per lo Sviluppo Economico, Carlo Calenda e il Sottosegretario agli Affari Esteri, Mario Giro - appena conclusa a l’Havana (6-8 luglio 2015), ha visto la partecipazione di 71 imprese, 9 associazioni imprenditoriali, 5 gruppi bancari, per un totale di oltre 140 delegati.

Obiettivo, identificare e approfondire le reali prospettive di cooperazione che il nuovo coinvolgimento di Cuba nella comunità internazionale potrà offrire al nostro sistema industriale.

L’organizzazione della missione - coinvolti “comme d’habitude” l’ICE-Agenzia nel suo ruolo di coordinamento oltre a Confindustria, ABI, Alleanza delle Cooperative e Unioncamere -  é stata focalizzata sulle filiere che si prevede potranno contribuire maggiormente alla crescita di Cuba nei prossimi anni ovvero Turismo, Meccanica Agricola e Trasformazione alimentare, Ambiente ed Energie Rinnovabili, Costruzioni (incluso il Restauro) e Biomedicale.

Proprio durante la missione, Intesa Sanpaolo e Sace hanno annunciato la firma di un accordo di collaborazione destinato a facilitare l’export di beni e servizi italiani a Cuba, mettendo a disposizione un plafond rotativo di 80 milioni di euro, dedicato a conferme di crediti documentari emessi da istituti bancari cubani per il pagamento di singoli contratti commerciali del valore massimo di 5 milioni di euro.

L’accordo consentirà agli esportatori italiani di vendere i propri prodotti o servizi con dilazioni fino a 18 mesi, garantendone i pagamenti.

Secondo le stime dell’ufficio studi Sace, grazie alle recenti aperture economiche di Cuba le imprese italiane potrebbero mettere a segno un guadagno di nuovo export pari a ben 220 milioni nei prossimi quattro anni, se si dispiega appieno e senza intoppi il programma di riforme che le autorità cubane stanno mettendo in atto pieno e se le imprese si sapranno dotare di strumenti giusti per crescere in sicurezza in un contesto che si annuncia complesso e ancora relativamente inesplorato.

Secondo la stima Abi sui dati dei gruppi bancari più attivi sui mercati internazionali invece, sono 473 milioni di euro stanziati dalle banche per le imprese italiane che scelgono di operare a Cuba, nell’ottica di favorire la compartecipazione al processo di sviluppo e ammodernamento produttivo del paese.

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La missione é stata l’occasione anche per visitare la Zona Economica Speciale di Mariel, un’area che si estende per oltre 400 chilometri, appena fuori l’Avana e che grazie ad appositi incentivi fiscali e doganali é destinata ad attrarre investimenti esteri sia nel settore petrolifero che in quello dell’industria manifatturiera.

L’impegno concreto sul campo é stato rafforzato certamente dall’annuncio da parte dell’ICE-Agenzia di aver terminato il processo di selezione per dare incarico di aprire entro l’anno un nuovo ufficio a l’Avana, mentre già dall’indomani della ripartenza della delegazione é stato potenziato il punto di corrispondenza, ormai pronto a un’evoluzione funzionale che risponde all’esigenza e alla volontà di essere a fianco delle imprese oltre a rappresentare un chiaro segnale alle autorità locali di volontà di investire, cooperare e crescere insieme.

Naturalmente anche i competitor saranno molti e agguerriti, soprattutto in questa fase iniziale, per capire fin dove la piccola isola caraibica - per decenni simbolo di resistenza e resilienza alle “insegne luminose” - possa diventare un nuovo eldorado per le multinazionali occidentali, una prospettiva che nella sua sterile visione di profitto rappresenterebbe certamente una sconfitta per tutti.

Il Vice Ministro Calenda in merito alla ratio e ai risultati raggiunti con la missione, ha affermato come il tutto rientra in una strategia più ampia perché, ha dichiarato: “Stiamo preparando il terreno per chiudere i progetti di investimento quando arrivera’ il premier Renzi” che si recherà in visita a settembre, mentre il prossimo mese di novembre é confermata la partecipazione – sempre coordinata dall’ICE-Agenzia – alla XXXIII^ Edizione della Fiera Internazionale di l’Avana (FIHAV).

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Molto interessante da questo punto di vista, il contributo sulla rivista “fDi” del gruppo Financial Times, di Michael Deibert che si interroga sul clamore legato a Cuba e di conseguenza sulle reali potenzialità dell’economia.

Deibert mette in risalto il ruolo importante delle giovani generazioni oggi e quello ancora maggiore che avranno domani, mentre segnala come compagnie importanti e di rilievo nei rispettivi campi di attività - tra le altre Pernod Ricard, Carrefour, Total, Alstom, Mazda, Toyota – di pari passo con le evoluzioni degli ultimi mesi, si sono lanciate in strategie aggressive per creare teste di ponte in un mercato che si preannuncia promettente 

Lo stesso Deibert però, non riesce a non sottolineare al lettore come: “l’Avana rimane una delle città più belle al mondo, anche se in uno stato decrepito”.

La speranza é che la bellezza non venga deturpata e stravolta, solo per rispondere a contingenze di profitto perché forse - a maggior ragione in tempi di rigore e “dio denaro” comunque imperante - come diceva qualcuno, solo Lei davvero potrà salvare il mondo.

Fonte: a cura di Exportiamo, di Antonio Passarelli, redazione@exportiamo.it

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