Il 24 e 25 gennaio scorsi si è tenuta a New York - con il supporto del Ministero dello Sviluppo Economico e dell’Agenzia ICE - la seconda edizione di Milano Unica.
Milano Unica New York è il primo appuntamento negli Usa del Made in Italy nel settore tessile-accessori strategico in un mercato di grande rilievo, maturo e fortemente consapevole.
I tessuti Made in Italy sono il punto di riferimento internazionale per le produzioni di abbigliamento di gamma e nella “Grande Mela” sono state presentate diverse tipologie di materiali: materiali pregiati per le collezioni uomo e donna, materiali d’avanguardia per il mercato “fashion”, prodotti della camiceria, denim e gli accessori.


L’edizione è stata fortemente condizionata dal maltempo che ha colpito gli Usa ma i risultati sono stati comunque abbastanza soddisfacenti con 530 buyer (80% Usa, 8% Canada, il restante 12% da vari Paesi) che hanno sfidato le condizioni metereologiche pur di visitare le 325 aziende italiane partecipanti.
Fra le novità più interessanti da segnalare il lancio del progetto “The Fabric Program” che coinvolge Council of Fashion Designer of America (CFDA), la Camera della Moda Usa e Milano Unica. Il progetto è pensato appositamente per i giovani stilisti americani ed intende mettere in contatto la principale fiera internazionale Made in Italy interamente dedicata alla presentazione delle collezioni di tessuti e di accessori per abbigliamento con la più prestigiosa fashion community di un mercato strategico promuovendo il tessile italiano tra i designer associati alla più importante istituzione della moda americana.


“Siamo convinti che gli Usa rappresentino uno sbocco molto interessante per il mercato italiano” ha sottolineato Maurizio Forte, direttore ICE New York, che ci tiene a ricordare come “i dati di export italiano verso gli Usa segnano un +17,2% per i primi 9 mesi del 2015 rispetto ai primi tre trimestri del 2014 e ciò conferma la crescita del settore e la validità del mercato”.
L’Italia ha già esportato in USA prodotti (fino a settembre 2015) per circa 143 milioni di euro con tessuti di lana pettinata, tessuti di maglia a trama e tessuti di cotone che hanno fatto la parte del leone.
Il rischio più grande proviene dai mercati asiatici con la Cina pronta ad imitare e sfidare le aziende italiane con prodotti tessili di qualità inferiore ma che provano a richiamare quelli tipici del Belpaese. All’Italia non rimane che tenere duro e puntare forte sulla qualità dal momento che la moda di alta gamma rimane un grande business che solo a New York produce un giro d’affari pari a 98 miliardi di euro ogni anno.

Fonte: a cura di Exportiamo, di Marco Sabatini, redazione@exportiamo.it

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