Con Filippo Covino, direttore di Ice Amman, ufficio che fornisce supporto ed assistenza anche per Palestina ed Iraq, abbiamo parlato delle caratteristiche peculiari di un mercato molto poco reclamizzato (per ovvi motivi) ma che può offrire sorprendenti opportunità.

Quali sono le principali caratteristiche del mercato iracheno?

Il mercato iracheno sta andando ad occupare sempre più una posizione di privilegio tra i Paesi più attrattivi per opportunità di investimento e per sviluppo di progetti: piani governativi indirizzati a migliorare l’ambiente imprenditoriale, a puntare sui grandi progetti: sviluppo delle reti stradali, infrastrutture, edilizia residenziale, espansione della rete elettrica, approccio più sistematico alle energie rinnovabili, approvvigionamento idrico e smaltimento delle acque reflue. Inoltre ricordiamo che l’Iraq è tra i maggiori produttori e detentori di riserve petrolifere e di gas associato del mondo e conta di incrementare la propria produzione ad oltre 12 milioni di barili al giorno nel medio termine. Al momento infatti Baghdad è il quarto produttore di petrolio al mondo (in media, circa 4 milioni di barili al giorno).

Quali sono i rapporti politici e commerciali che intercorrono fra Iraq e Italia?

Il processo di ricostruzione post bellica ed il miglioramento delle condizioni di sicurezza aprono enormi potenzialità di potenziamento dei rapporti fra i due Paesi in numerosi settori dell’economia irachena, primi fra tutti infrastrutture, costruzioni, risorse idriche ed industria manifatturiera. La ripresa dell’agricoltura e, in prospettiva, del settore agro-industriale, aprono inoltre ottime possibilità alle imprese italiane del comparto di accrescere le proprie esportazioni di forniture di macchinari e mezzi. I lenti ma progressivi segnali di stabilità in Iraq sono fondamentali per preparare anche i Paesi dell’area, soprattutto la Giordania, a sfruttare al meglio le opportunità commerciali e di investimento in un mercato tradizionalmente molto importante.

Quale è il quadro normativo per gli investitori esteri?

Il Paese incoraggia gli investimenti esteri con un quadro normativo di riferimento che appare strutturato e tale da assicurare, almeno in teoria, delle forme di salvaguardia dei capitali stranieri (la Legge n.13/2006 emendata nel 2009, insieme al corollario di leggi correlate agli investimenti e che si sono aggiunti alla Legge sulle Imprese, N. 21/1997, emendata ed integrata nel 2004). Nella regione del Kurdistan iracheno, che offre migliori condizioni di sicurezza, gli investimenti sono invece regolati dalla Law N. 4/2006, più avanzata di quella nazionale, con buoni risultati in quella regione.

Quali sono i prodotti italiani più apprezzati in Iraq e quali sono i settori più redditizi e quelli in maggiore espansione?

L’Italia è uno dei principali partner commerciali dell’Iraq. Nel 2017 si è posizionata al 10° posto fra i principali Paesi esportatori in Iraq, vendendo merci per circa 571 milioni di euro, facendo registrare una performance superiore a quella di Francia, Germania e Spagna. Nei primi sei mesi del 2018 si sono registrati incrementi significativi nell’export di macchinari ed apparecchiature elettriche (+11,74%) e di automobili, trattori, velocipedi e motocicli (+61,95%). Macchine e macchinari di impiego generale e speciale insieme a motori, generatori e trasformatori elettrici rappresentano quasi il 46% dell’export totale seguite da prodotti derivanti dalla lavorazione di ghisa, ferro e acciaio insieme a prodotti derivanti dalla lavorazione del petrolio si attestano intorno al 20%. Il Made in Italy riconosciuto come sinonimo di alta qualità, design ed innovazione mantiene una posizione di privilegio nei gusti e nelle scelte di acquisto ed utilizzo. Le maggiori opportunità di business per le aziende italiane, nel breve/medio periodo, sono da cogliere nei settori delle costruzioni, infrastrutture, energie rinnovabili e smaltimento rifiuti, tessile/abbigliamento, alimentari/bevande, farmaceutica ed apparecchi elettrici.

Può fornirci alcune informazioni sulla business etiquette che è bene tenere in considerazione se si opera a Baghdad e dintorni?

Cosa non fare

Preferibilmente evitare di agire da soli, cercando di appoggiarsi alle istituzioni ed alle organizzazioni presenti sul posto come Ambasciata, ICE, SACE, Confindustria, SIMEST, CCIAA al’estero. Inoltre è bene siglare accordi in esclusiva, e per tutto il territorio, solo dopo adeguata esperienza con i partner locali, evitando di arrivare impreparati sulla base di informazioni generiche e non verificate.

Cosa fare

Raccogliere informazioni di base, visitare il paese, ancora meglio se in occasione delle fiere di settore, formarsi una opinione personale sulle potenzialità del proprio prodotto, prestare attenzione ai tempi di consegna e all’assistenza post vendita e cercare, per quanto possibile, di informarsi adeguatamente sulle modalità di distribuzione dei propri prodotti. Un contratto ex works comporta meno rischi, ma potrebbe non consentire all’azienda di sapere come e dove sono venduti i propri prodotti. Infine è bene dedicare attenzione anche agli strumenti di comunicazione e definizione di un articolato programma promozionale aziendale (partecipazione a fiere, missioni B2B, workshop, missioni esplorative) ed instaurare un rapporto umano ma codificato con partner di primo livello, anche grazie ad una presenza sul mercato per quanto possibile continuativa.

Fonte: a cura della redazione di Exportiamo, redazione@exportiamo.it

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