CBAM: Il nuovo scenario per il commercio globale

CBAM: Il nuovo scenario per il commercio globale

01 Aprile 2025 Categoria: Energia & Ambiente

Con l’adozione del Carbon Border Adjustment Mechanism (CBAM), l’Unione Europea ha dato il via a una svolta storica nel commercio internazionale. Il nuovo meccanismo introduce una forma di “tassa sul carbonio alle frontiere”, obbligando gli importatori a rendicontare – e, dal 2026, a compensare – le emissioni di CO₂ incorporate nei beni provenienti da Paesi extra-UE.

L’obiettivo è duplice: da un lato, tutelare le imprese europee dalla concorrenza estera meno attenta alle tematiche ambientali; dall’altro, incentivare a livello globale la transizione verso una produzione più sostenibile. In questo modo, il CBAM punta a contrastare il fenomeno del carbon leakage, cioè la delocalizzazione della produzione in Paesi con normative ambientali più permissive.

 

Come funziona il CBAM?

Il meccanismo prevede un’implementazione graduale in due fasi principali.

Fase transitoria (1° ottobre 2023 – 31 dicembre 2025)

Durante questa fase, gli importatori sono tenuti a:

  • presentare una dichiarazione trimestrale relativa alle emissioni di CO₂ incorporate nei prodotti importati;
  • fornire informazioni sul Paese di origine, il processo produttivo e le quantità importate;
  • non sostenere costi diretti legati al meccanismo, ma adeguarsi gradualmente agli obblighi richiesti.

L’obiettivo è preparare il mercato e le imprese al passaggio definitivo senza impatti economici immediati, promuovendo al contempo la trasparenza.

Fase operativa (dal 1° gennaio 2026)

A partire da questa data:

  • gli importatori dovranno acquistare certificati CBAM in base alle emissioni incorporate nei beni;
  • il prezzo dei certificati sarà allineato a quello del sistema ETS europeo (European Emissions Trading System);
  • sarà obbligatoria la dichiarazione annuale delle emissioni;
  • verrà istituito un registro CBAM, in cui le aziende dovranno registrarsi e ottenere l’autorizzazione all’importazione di prodotti coperti dal meccanismo.

Il sistema mira così a creare una concorrenza leale tra le imprese europee e quelle extra-UE, promuovendo standard ambientali condivisi a livello globale.

 

Quali settori sono coinvolti?

In questa prima fase, il CBAM si applica a un numero ristretto ma strategico di settori, elencati nell’Allegato I del Regolamento UE 2023/956. I prodotti soggetti includono:

  • Cemento
  • Energia elettrica
  • Fertilizzanti
  • Ghisa, ferro e acciaio
  • Alluminio
  • Idrogeno

Il meccanismo si applica sia ai prodotti finiti che ai semilavorati e derivati importati da Paesi terzi nel territorio doganale dell’Unione.

È importante sottolineare che, pur non essendo ancora esteso ad altri settori, la Commissione Europea ha già annunciato l’intenzione di ampliare l’ambito di applicazione del CBAM, sempre in relazione alle stesse tipologie merceologiche.

 

Le conseguenze per le imprese: rischi e opportunità

Sanzioni per chi non si adegua

L’importazione di merci soggette al CBAM senza il rispetto degli obblighi di rendicontazione può portare a sanzioni fino a 100 euro per tonnellata di CO₂ non dichiarata. La mancanza di conformità espone le aziende a rischi economici e reputazionali rilevanti, oltre che a possibili blocchi doganali.

Opportunità per chi si muove per tempo

Le imprese che affrontano in anticipo il tema CBAM possono:

  • ottimizzare i costi legati alla gestione delle emissioni;
  • migliorare la trasparenza della propria supply chain;
  • rafforzare il proprio posizionamento competitivo nel mercato europeo.

Inoltre, l’adeguamento al CBAM può rappresentare un’opportunità per rivedere i processi produttivi in chiave sostenibile, contribuendo a obiettivi ESG (Environmental, Social and Governance) sempre più centrali per clienti e investitori.

 

CBAM e strategia aziendale: un nuovo approccio

Il CBAM non è solo un vincolo normativo, ma un vero e proprio cambio di paradigma nella gestione della catena di approvvigionamento. Le imprese sono chiamate a integrare la sostenibilità nella strategia operativa, attraverso azioni come:

  • Mappatura della supply chain: individuare fornitori in grado di garantire elevati standard ambientali e calcolare con precisione le emissioni incorporate;
  • Digitalizzazione dei processi: adottare strumenti digitali per il monitoraggio e la rendicontazione delle emissioni;
  • Integrazione della sostenibilità nel modello di business: valorizzare le scelte responsabili anche in ottica commerciale e finanziaria.

 

Tecno VAT: un partner strategico per affrontare il CBAM

Navigare le complessità normative del CBAM richiede competenze specifiche e un approccio integrato. In questo contesto, Tecno VAT si propone come partner qualificato per supportare le imprese nella gestione di tutti gli aspetti legati alla fiscalità internazionale e alla compliance ambientale.

Con sedi a Napoli, Milano, Bolzano e Arezzo, e una rete di consulenti attivi in tutta Europa, Tecno VAT offre servizi ad alto valore aggiunto, tra cui:

  • Analisi dell’impatto CBAM sulla supply chain e sui costi aziendali;
  • Calcolo delle emissioni incorporate e gestione dei certificati CBAM;
  • Assistenza nella rendicontazione e nei controlli di conformità;
  • Ottimizzazione fiscale e supporto nella digitalizzazione dei processi.

Oltre al CBAM, Tecno VAT affianca le imprese nella gestione dell’IVA estera, nel recupero dei rimborsi IVA, nella fiscalità per l’e-commerce, nella conformità EPR (Responsabilità Estesa del Produttore) e nella gestione delle accise e del distacco degli autisti nel settore dei trasporti.

 

Conclusione: dalla compliance alla competitività

Il CBAM rappresenta una sfida significativa, ma anche una concreta opportunità per le imprese che vogliono affermarsi in un contesto globale sempre più orientato alla sostenibilità. Con il giusto approccio e il supporto di un partner esperto come Tecno VAT, le aziende possono trasformare l’adeguamento normativo in un fattore strategico di crescita e posizionamento competitivo

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